“La Nuova Opera di Sarah Lewis Rivela Come la Fotografia Abbia Insegnato agli Americani a ‘Vedere’ la Razza”

Nel suo epilogo alla straordinaria opera “The Unseen Truth: When Race Changed Sight in America”, Sarah Lewis disegna le basi della gerarchia razziale come “una fotografia senza un vero negativo”. È un’immagine senza un indice. Utilizza un esempio illuminante in precedenza nel libro, descrivendo una fotografia del 1890 che mostra il pittore bianco Frank Duveneck e la sua classe nel Cincinnati Art Museum. La fotografia dipinge Duveneck circondato da un gruppo idiosincratico di uomini e donne per lo più bianchi, pochi dei quali guardano la macchina fotografica.

É l’immagine che dimostra una discrepanza, un falso negativo, tra ciò che il dipinto ritraeva – un uomo orgoglioso e fiero – e ciò che la fotografia mostrava del suo corpo stanco. Lewis prosegue poi per analizzare la ricezione dei dipinti di Duventeck nel tardo XIX e inizio XX secolo. Tra i suoi lavori più contestati vi è “A Circassian” del 1870, un quadro che descrive un uomo della regione del Caucaso in modi inaspettati per il suo pubblico prevalentemente bianco.

Lewis usa il termine “adjudicazione razziale” per descrivere la vista nel periodo successivo al Fugitive Slave Act, trasformando l’ “adjudicazione in un requisito per la navigazione della vita civica”. Questa esplorazione ci mostra come l’instabile fondamento di una “patria caucasica” abbia sostenuto la narrazione della superiorità razziale, creando un processo di “inedito”.

Il potere della fotografia veniva utilizzato per normalizzare atti e situazioni allarmanti agli occhi del pubblico bianco. Lewis sottolinea come l’ “ignoranza avesse desensibilizzato così tanto la nazione al terrore e alla violenza che gli annunci di linciaggi potevano apparire casualmente sui principali giornali cittadini”.

Lewis corre attraverso un arco temporale ben definito – dalla Guerra di Secessione Americana, che lei chiama la “Seconda Fondazione degli Stati Uniti”, al periodo di segregazione che ne seguì. Durante questo periodo di tempo, sostiene Lewis, la razza ha cambiato la vista.

Lewis osserva come questo periodo di guerra coincidesse con la popolarizzazione della fotografia, ponendo le basi per la creazione di immagini che hanno condizionato la “vista razziale”. Il fotografo dell’epoca della guerra civile Charles Eisenmann scattò fotografie di performere conosciute come Bellezze Circassiane, donne presumibilmente del Caucaso, esibendole come esemplificazioni della pura bianchezza. Ma erano in realtà discendenti dall’Africa.

Pionieri del pensiero nero come Frederick Douglass, comprendevano l’artificio nella fotografia. Scrisse sull’importanza delle foto nel realizzare la promessa di democrazia, capiva che il potere delle fotografie poteva essere sfruttato per “realizzare la giustizia nella vita americana”.

Lewis conclude affermando “Uno dei doni del campo di studi sui neri è un insieme di metodi per vedere la forma dell’assenza, delle omissioni, del silenzio”. Questa è la lezione che dovremmo tutti trarre dalla sua analisi profonda del ruolo che la fotografia ha avuto nel modellare la nostra percezione della razza.

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