Nel cuore di Oleggio (NO) sorge Palazzo Bellini, un edificio di epoca medievale già oggetto di ristrutturazione prima Settecentesca e poi tardo Ottocentesca, che grazie all’iniziativa personale dei coniugi collezionisti Luigi e Laura Giordano, ha aperto le proprie sale al pubblico a partire da novembre 2023. I piani superiori del complesso che costituivano l’antica zona residenziale, infatti, sono stati adibiti a SPA | Spazio Per Arte che, come suggerisce felicemente la denominazione, è nato con l’obiettivo di essere “un centro per il benessere dell’arte contemporanea” e quindi della comunità novarese e non solo.
L’intento dei due visionari mecenati è nobile: fare in modo che la collezione privata di arte contemporanea, di circa 200 opere, possa trovare modo di essere scoperta dal pubblico. Per questo motivo, ogni anno, SPA propone una grande mostra tematica curata da un/una curatore/curatrice in stretto dialogo con i padroni di casa e il dipartimento curatoriale diretto da Rischa Paterlini. Ulteriore occasione di dibattito e approfondimento sui temi è costituita in seconda battuta dai progetti speciali e dal public program, pensati annualmente per i diversi utenti del Palazzo, con attività in collaborazione con esponenti in vista della comunità locale, ma anche del panorama nazionale e internazionale dell’arte. L’attività educational, inoltre, pone l’accento sull’attenzione al sociale dell’ETS.
Il 2023 è stato l’anno dell’inaspettato successo. La mostra BIANCO ha reso chiaro fin dalla sua inaugurazione l’intento di restituire al pubblico non solo il massiccio, ma raffinato lavoro di restauro di Palazzo Bellini, ma anche di svelare per la prima volta alcune opere della collezione Giordano in un allestimento reciprocamente rispettoso ed essenziale. Il bianco era sì reminiscenza del passato familiare, ma anche testimonianza della ricerca di riflessione individuale e della qualità del tempo. “Mi piacerebbe trasmettere questa idea di arte anche a chi visiterà Palazzo Bellini, a chi vorrà prendersi del tempo per scoprire quali emozioni può rivelare un’opera”, continua ad augurarsi Luigi.
Ecco che allora la presenza delle opere di grandi maestri contemporanei come David Finn, Anselm Kiefer, Vanessa Beecroft, Philippe Parreno e Robin Rhode (che è stato anche ospite oleggiese a inizio 2024), chiarivano perfettamente l’intenzione di solleticare i sensi attraverso la mescolazione di linguaggi per incoraggiare domande.
La mostra FIGURE inaugurata lo scorso 12 ottobre – in corso fino al 5 luglio 2025 – è a cura della storica di arte antica Federica Mingozzi e propone un progetto espositivo all’apparenza in controtendenza rispetto all’attualità: perché puntare sul ritratto in un’epoca in cui la tecnologia informatica la fa da padrona nel campo? Non solo il ritratto, inteso come interpretazione figurativa più o meno realistica di sé, è tra le forme più primitive dell’esperienza artistica della maggior parte degli approcci al disegno, ma è anche astrazione dell’esperienza di vita dell’artista stesso. Dai segni fisici del passaggio del tempo alle interpretazioni delle riflessioni psicologiche umane, figurare è plasmare, forgiare allo scopo di tramandare memoria.
La mostra mette in luce, attraverso 26 esemplari altamente ricercati, un confronto serrato tra le diverse modalità interpretative di questa tecnica che esistono nella contemporaneità. Accolgono il visitatore una Masked Figure di David Finn, la donna-rana guardiana e due giovani donne di Hermann Albert dipinte intente a pettinarsi i capelli, che producono una sensazione di lentezza nell’attesa della manifestazione di un evento di non specificata natura. Dopo aver percorso due rampe di scale, troviamo poi una riflessione tutta al femminile sui volti di alcune figure ambivalenti (tra cui anche Kate Moss!) che raccontano di storie personali di emancipazione, ma anche di lotta. Tra queste spicca il tappeto screziato d’oro di Zehra Dogan, una delle gemme più preziose della collezione.
Due ritratti di uomini perplessi e inquietanti duellano metaforicamente nella sala seguente, mentre le donne colosso di Sofia Mitsola all’ombra del sicomoro ci introducono allo spazio più raccolto della Biblioteca di Palazzo Bellini. Qui, intorno al tavolo da lavoro, si presentano 3 autoritratti fotografici di Cindy Sherman in cui posa nel suo studio d’artista mentre inscena diversi passeggeri in attesa alla fermata di un autobus. La grande attenzione dei Giordano nei confronti delle giovani promesse dell’arte contemporanea è testimoniata invece dalla presenza in collezione di opere di Giulia Cenci, Alice Visentin e del collettivo Gelitin, in cui le figure protagoniste si fanno interpreti di punti di vista inusuali e stranianti.
Per concludere il percorso, si deve ritornare al piano inferiore dove ci accoglie il calco del teschio di Kiki Smith recante il monito oraziano “vis consili expers mole ruit sua”. A seguire, il monumentale arazzo di William Kentridge è una rappresentazione al contempo poetica e politica della mappa di Johannesburg dove si stagliano “attrezzi da lavoro” d’ufficio. E infine, il girasole di Anselm Kiefer, opera permanente, conclude l’intera riflessione, auspicando un senso di rinascita per lo spettatore.
FIGURE è una mostra plurivalente che dimostra in maniera più che egregia che SPA è il nuovo indirizzo in Italia in cui avviene l’incontro con il presente dell’arte.