Il Museo Giuseppe Scalvini presso Villa Tittoni a Desio, ha ospitato la personale dell’artista Afran, Smarriti in una selva luminosa.
Parallelamente alla collezione permanente del Museo, composta dalle donazioni dello scultore Giuseppe Scalvini, durante il mese di aprile la Villa ha ospitato parte della produzione artistica di Afran.
Artista poliedrico, si cimenta nella pittura tanto quanto nella scultura e le opere in mostra ne sono l’esempio. Nelle quattro sale a lui dedicate vengono toccati temi di grande attualità,denunciando le contraddizioni del nostro tempo. Da un lato la velocità dell’informazione, l’iper-connessione, la possibilità di avere tutto e subito. Dall’altro la necessità dell’accumulo sfrenato, il problema dei migranti, la nuova droga dei social network.
CHI È AFRAN?
Classe 1987, Francis Nathan Abiamba o comunemente noto come Afran, inizia il suo percorso artistico diplomandosi in ceramica. Nato a Bidjap in Camerun e residente dal 2009 in Italia, nella provincia di Lecco, si avvicina all’arte contemporanea dal 2006 grazie a Salvatore Falci, professore di arti visive all’Accademia di Belle Arti di Carrara. Dopo la sua prima personale nel 2008, inizia a esporre i suoi lavori in Guinea Equatoriale, Camerun, Spagna e Italia.
LA MOSTRA
Con un chiaro riferimento alla Divina Commedia, nella mostra ad ingresso gratuito troviamo un nuovo Dante, rivisitato in chiave contemporanea. La scultura in denim e cerniere che lo rappresenta, viene realizzata dall’artista su una base in polistirolo. Il jeans è infatti uno dei materiali prediletti da Afran, simbolo della modernità e divenuto famoso negli anni 80 come abito da lavoro. Nella sala del busto dantesco troviamo anche le tre sculture realizzate tra il 2020 e il 2023 dai titoli: “David”, “Il Dannato”, “Street Imperator”. In queste sue opere in cui è chiaro il legame tra contemporaneo, miti e classicità, non possiamo che restare a bocca aperta.
Proseguendo ci imbattiamo nei suoi famosi “Funghi allucinogeni”, una cui versione venne esposta l’anno scorso alla Biennale di Venezia. L’artista espose in rappresentanza del suo paese d’origine, che per la prima volta in assoluto partecipò alla Biennale. Ispirandosi al saggio di Baudelaire, “I Paradisi Artificiali” nel quale l’autore descrive gli effetti delle droghe sui suoi consumatori, Afran trova un parallelismo con l’attuale mondo dei social. Questi vengono visti dall’artista come la nuova droga dell’era moderna.
Altra opera in mostra è l’installazione “Cavallo di Troia o Vitello d’oro” in cui una montagna di pacchi Amazon prende vita, affrontando la questione del consumismo di massa. Sta all’osservatore domandarsi se quei pacchi sono vitelli d’oro da idolatrare o prodotti di un finto benessere come dei moderni cavalli di troia.