L’anima dei remoti popoli nativi racchiusa nelle immagini del fotografo olandese.
Jimmy Nelson è un fotografo olandese che da anni viaggia in tutto il mondo per immortalare le civiltà indigene, raccontandone le tradizioni e mostrandone la loro anima.
Ciò che lo ha spinto a intraprendere questa strada è la consapevolezza della fragilità di numerose remote comunità, a rischio estinzione a causa del continuo progresso: “Non credo che ci sia nessun altro al mondo che ci assomigli o faccia le cose come facciamo noi“, afferma Mucathalepa Tchombo, una donna Muchimba di 32 anni dell’Africa sudoccidentale che ha posato per Nelson. “Sono molto orgogliosa della mia cultura, ma il mondo sta cambiando rapidamente e anche noi ne facciamo parte“.
Nelson, prima di scattare, sente la necessità di entrare in contatto con le persone del luogo per imparare cosa significa vivere come loro: “In alcuni casi, non sono la prima persona ad averli fotografati“, afferma, “Ma, nella maggior parte dei casi, sono il primo a tornare e mostrare loro le immagini“.
Recentemente il fotografo ha pubblicato un libro intitolato Jimmy Nelson: Homage to Humanity, raccolta di scatti che sottolineano la forza e la resilienza delle persone che ha incontrato. Il volume è disponibile anche in formato digitale per smartphone, e consente di accedere a immagini e video a 360 gradi, per vivere ancora di più la realtà di quei popoli.
Tra le civiltà immortalate da Nelson ci sono gli Huli, un popolo che si ritiene abbia messo radici in Papua Nuova Guinea circa 45.000 anni fa. Riconoscibili sono le loro colorate parrucche composte da capelli e dalle piume di 700 specie differenti di uccelli dell’isola.
Altro popolo è quello dei Ngalop – letteralmente ‘il primo risorto’ – conosciuti per avere portato il buddismo tibetano in Bhutan nel IX secolo. Nei suoi scatti sono immortalati un gruppo di ballerini con maschere che simboleggiano diverse divinità, demoni e animali, utilizzate per recitare storie spirituali del loro passato collettivo.
Interessante è anche Il popolo semi-nomade Muchimba, che vive tra l’Angola e la Namibia. Per questa civiltà il fiume Cunene è una dellel risorse più importanti, perché riesce a sfamare e dissetare le loro mandrie di bovini e capre. L’acqua però è molto scarsa, così i Muchimba la riservano al bestiame; per mantenersi pulite “le donne coprono la pelle e i capelli con una miscela di grasso di burro e pigmento ocra noto come otjize, che le protegge anche dal sole“.
Cover Photo Credits: Courtesy the artist, Jimmy Nelson