Trascendere il domestico. Le installazioni “inglobanti” di Joana Vasconcelos al MICAS di Malta

A gennaio, Malta ti accoglie con un’atmosfera insolita, quella calma apparente che sa già preoccupantemente di primavera e una calca turistica mai doma, neanche in questo periodo dell’anno. Ad un tiro di schioppo da La Valletta, si trova il quartiere Floriana, con le sue fortificazioni in pietra tipica calcarea locale, nota come globigerina limestone, diventata ormai compendio naturale di tutta l’isola. Sotto questi arcigni e robusti bastioni, fatte erigere dall’ingegnere militare italiano Pietro Paolo Floriani, nel XVI secolo, troviamo il Malta International Contemporary Art Space, also known as MICAS, il nuovo polo culturale contemporaneo dell’isola. Aperto ufficialmente il 27 ottobre 2024, il museo offre stanze luminose, alte decine di metri con linee pulite che sembrano amplificare lo spazio. Un contesto più che perfetto per gli ultimi lavori site-specific della portoghese Joana Vasconcelos.

Transcending the Domestic, questo il titolo della mostra, che potrebbe essere scritto a grandi caratteri ed erigersi, già di per sé, a status di opera d’arte. “Trascendere il domestico” significa infatti impugnare un oggetto appartenente alla dom-casa, e incastonarlo in un qualcosa che possa erigerlo a dimensione universale, oltre i limiti del percepito istantaneo. Il medium per creare questa trascendenza è uno solo: la stoffa, e quindi il ricamo. Avevamo già parlato di come, anche alla Biennale di Pedrosa (leggi qua), il potenziale della fiber art sia stato esplorato, specialmente come gesto salvifico di alcune popolazioni, come quella cilena, braziliana e non solo.

Photos © MICAS Malta International Contemporary Art Space

Ora, in Vasconcelos (che anche a partecipato alla Biennale del 2013 “ammorbidendo” l’interno di una nave ancorata ai Giardini dell’Arsenale), la stoffa assume una forza centripeta propria per inglobare tutto quello che c’è nel domestico e trasformarsi in un’invasione monumentale nelle sale del museo. Le opere sono concettualmente diverse, eppure è lo stesso tentacolo gigantesco di stoffa che si trasforma nei vari ambienti e e dà vita a creazioni diverse. Valchiria Mumbet è l’incipit di questo corpo fluido, con l’energia incontenibile della Valchiria in quasi 20 metri di altezza, un Kraken dai colori sgargianti e dai materiali più disparati che abbraccia e inquieta allo stesso tempo. Forse qualcuno ha arrestato il suo sviluppo minaccioso e pop, dato che avrebbe potenzialmente inglobato ogni oggetto circostante.

“Inglobare” è anche la keyword di Loft, un’opera che è forse la più intima. Un miscuglio di pareti domestiche – ma anche lampade, cuscini, un grande pupazzo prigioniero del “tentacolo” – si assemblano in una composizione caotica e al tempo stesso ordinata, come se ogni pezzo avesse trovato il suo posto in un equilibrio impossibile. È familiare, eppure alienante. Loft ti fa pensare alla casa non come un luogo fisico, ma come un’idea, un luogo mentale dove tutto ciò che possiedi e hai posseduto diventa parte della tua identità. Ed è forse in questo che risiede la forza straripante di questo lavoro: la rappresentazione (fisica) di un concetto “il domestico”.

Photos © MICAS Malta International Contemporary Art Space

Il fulcro della mostra però è forse The Tree of Life, un’enorme albero di 12 metri che sembra avere una vita propria, non biologica, ma creativa. La sua struttura si innalza verso l’alto, una rete intricata di rami fatti di materiali industriali e artigianali in un processo di continua ricreazione e rigenerazione.

Infine, troviamo Il Giardino dell’Eden, un’installazione che è un mondo a parte, un reflusso rispetto a quello che troviamo nelle altre sale. Il Paradiso proposto da Vasconcelos infatti è composto da fiori di plastica che si illuminano flebilmente in un contesto buio di deprivazione sensoriale. Forse, la soluzione, dopo tutto questo frastuono lisergico, è semplicemente spegnere la percezione, lasciandoci cullare da una serie di luci soffuse e poco dettagliate in uno stato di dormiveglia.

Cosa vuol dire dunque “Trascendere il domestico”? É forse un modo per ridisegnare i confini tra arte e vita quotidiana, tra privato e pubblico? Non credo. Penso piuttosto che Vasconcelos sia in grado di usare un gesto quasi sacro, religioso e ripetitivo, come quello del tessere, per creare un tipo di scultura che sia in grado di contenere tutti i possibili pensieri relativi ad uno specifico argomento, appunto, in questo caso, il domestico. Il potenziale è insito nel concetto stesso che in-forma l’oggetto, il quale agisce come dispositivo percettivo contenuto nel tutto.

Pochi artisti hanno un potere davvero trasformativo (termine abusato e ormai inserito come un segno di interpunzione nei testi pseudo-critici di mezzo mondo), ma Joana Vasconcelos è, senz’altro, tra questi. Transcending the Domestic è una tappa obbligata per chiunque si trovi nelle vicinanze. Fino a Marzo 2025.

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