“Non mi resta molto da vivere e devo dedicare tutto il mio tempo alla pittura”, scriveva Claude Monet in una lettera del 1918 al mercante d’arte parigino Georges Bernheim. “Non voglio credere che sarei mai costretto a lasciare Giverny; Preferirei morire qui nel bel mezzo di quello che ho fatto.”
Monet sopravvivrà per altri 8 anni, ma queste struggenti parole riflettono il suo stato d’animo precario durante l’estate, mentre lavorava ossessivamente alla serie “Le bassin aux nymphéas”.
Il maestro francese era anche un appassionato giardiniere e trascorreva gran parte del tempo a Giverny nel suo ampio giardino fiorenti di peonie e gerani rossi. La sua impresa orticola più famosa, però, fu la creazione di un giardino acquatico, completo di uno stagno coperto di ninfee, che, nel corso dei decenni, avrebbe dipinto circa 250 volte, in rappresentazioni “murali” in cui il colore gestuale e vigoroso parte dalla realtà per rincorrere l’astrazione. Energia e azione, che furono la base per lo sviluppo di avanguardie e nuovi movimenti artistici, come quello dell’espressionismo astratto.
E oggi, una delle sue tele più monumentali di questa serie, dalle dimensioni di un metro per due, che si trovava nella sua tenuta alla sua morte 1926, è riemerso dopo 50 anni in cui era stato custodito gelosamente nella stessa collezione privata.
Stiamo parlando di un altro dei capolavori di “Le bassin aux nymphéas (1917-1919)”, stimato oggi ben 65 milioni di dollari, che sarà sicuramente il pezzo forte della “20th Century Evening Sale” di Christie’s New York il 9 novembre.
L’ultima Ninfea simile che era stata venduta all’asta, dalla Collezione di Peggy e David Rockefeller raggiunse gli 84,7 milioni di dollari nel 2018, mentre il record d’asta di Monet è stato stabilito l’ultima volta nel maggio 2019, quando Sotheby’s ha venduto il paesaggio Meules (Mucchi di fieno) del 1890 per 110,7 milioni di dollari.
Christie’s ha riferito che svelerà il dipinto in pubblico il prossimo 4 Ottobre ad Hong Kong.