10 artisti in Triennale per ricucire le ferite di Milano

A Milano prende forma la seconda tappa di un progetto nato a Roma nel dicembre 2023 in cui dieci artisti hanno rielaborato “le Ferite di Roma”. In continuità con questo progetto la Triennale di Milano raccoglie dieci avvenimenti tragici della storia della città, affidandoli a dieci artisti per una nuova esposizione. Le opere diventano non solo testimonianze, ma anche strumenti di riflessione, capaci di unire passato e presente e di suggerire nuove letture della memoria sociale.

Le Ferite di Milano, progetto a cura di Spazio Taverna (Marco Bassan e Ludovico Pratesi), mostra come l’arte può ricucire la storia attraverso un percorso che affronta i grandi traumi avvenuti dalla metà dell’Ottocento fino agli inizi del XXI secolo e che hanno coinvolto, sconvolto, turbato e cambiato la città di Milano. 

Liliana Moro
MI CHIAMO AMATORE 2025 Carta Amatruda stampa su lucido timbro a inchiostro nero
Foto Gianluca Di Ioia

Il percorso parte da un evento del 1851, l’esecuzione di Amatore Sciesa rielaborata nell’opera di Liliana Moro, “Mi chiamo Amatore”, che ripristina il vero nome sulla targa commemorativa di via Cantù, restituendo la giusta memoria e verità alla sua storia. Si prosegue con Luca Vitone che attraverso carta e garza dà forma a “Un’ennesima ferita”, rimando ai Moti di Milano del 6-9 maggio del 1898, una delle più gravi rivolte popolari dell’Italia post-unitaria. Segue un evento del marzo del 1921, la strage al Kursaal Diana, uno dei luoghi più prestigiosi della Milano dell’epoca, frequentato dalla borghesia cittadina, finito nel mirino di un gruppo anarco-individualista. Camilla Alberti con l’opera “la Porta Blu” restituisce attraverso la materia la facciata del Teatro colpita dall’esplosione, suddividendola in tre parti, in riferimento all’operetta in tre atti di Lehman rappresentata proprio quella notte.

Marcello Maloberti
SOPRAVVISUTO
2025 In collaborazione con Fortunato Zinni
Courtesy lartista e Galleria Raffaella Cortese Milano

Albisola Pastello a olio nero su foglio bianco
Foto Gianluca Di Ioia

All’artista Stefano Arienti viene affidato invece l’attentato al re d’Italia Vittorio Emanuele III, avvenuto in Piazza Giulio Cesare nel 1928 durante una parata dedicata al decennale della vittoria nella Prima Guerra Mondiale, evento simbolo della propaganda fascista. Arienti utilizza la copertina di un libro di Carlo Gioacchin, invitando il pubblico ad avvicinarsi ai documenti che testimoniano i fatti per prenderne realmente coscienza, così come ha fatto l’autore. Troviamo poi “Sopravvissuto”, opera della serie Martellate di Marcello Maloberti, realizzata a pastello a olio nero su carta, che ricalca la grafia di Fortunato Zinni, superstite della strage di Piazza Fontana del 1969. Questo evento, centrale nella storia italiana, è diventato emblema di un periodo segnato da violenza e depistaggi: inizialmente le indagini si orientarono verso gli ambienti anarchici ma col tempo emersero piste che conducevano a terroristi di estrema destra. 

Diego Perrone
MORTE DI WALTER TOBAGI 2025 Adesivi su carta Amatruda
Foto Gianluca Di Ioia

Francesco Arena affronta l’omicidio di Luigi Calabresi, Commissario Capo di Pubblica Sicurezza e addetto all’Ufficio politico della Questura di Milano, assassinato nel 1972 da un commando di militanti di Lotta Continua. L’artista ripiegando un foglio fino a suo limite imprime la scritta “19.266 giorni di possibili interpretazioni”, indicando i giorni dall’omicidio all’esecuzione dell’opera, simbolo della mutevolezza della storia, la sua ciclica riapertura mai conclusa. La morte nel 1980 di Walter Tobagi, giornalista e scrittore italiano, noto per le sue analisi sul terrorismo degli Anni di Piombo, viene rielaborata da Diego Perrone, il quale allude in maniera tanto ironica quanto violenta ai libri di Tobagi, con immagini estrapolate da Tom & Jerry.

Paola Pivi, SENZA TITOLO (CONTRO LA MAFIA PER L’ATTENTATO DI VIA PALESTRO), 2025, Carta Amatruda, sporco, metallo, palloncini Foto: Gianluca Di Ioia

In modo originale Valentina Furian riprende lo scandalo politico e giudiziario noto come “Tangentopoli” con l’opera “R”, rimando al nome Raffaello con cui venivano chiamate le banconote da 500.000 lire prodotte tra il 1997 e il 2002. Il disegno fluorescente si svela sotto la superficie grazie alla luce UV, richiamando la natura nascosta della corruzione. Palloncini colorati esplosi compongono invece l’opera di Paola Pivi che ricorda l’attentato di Via Palestro (1993), uno degli attacchi organizzati da Cosa Nostra per colpire lo Stato in seguito alle condanne del maxiprocesso a seguito degli attentati di Falcone e Borsellino. Infine Ruth Beraha rappresenta uno stormo di uccellini intorno ad un aeroplanino di carta richiamando il disastro aereo di Linate dell’ottobre 2001, tragico incidente causato da nebbia, errori burocratici e guasti tecnici.

Ogni opera restituisce le profonde cicatrici indelebili che questi eventi hanno lasciato. Una violenza silenziosa si manifesta attraverso le immagini, scritte e rielaborazioni, evocando il dolore e tentando di restituire la ferocia e la brutalità che hanno investito la città. Sono tutti traumi, eventi storici che hanno ridefinito l’identità collettiva e che gli artisti non si limitano a rappresentare ma ne ampliano il significato, trasformando la memoria in esperienza tangibile. Le opere restituiscono la tensione e l’impatto visivo di quei momenti, costringendo lo spettatore a confrontarsi con la fragilità, la durezza della storia e la persistenza delle sue ferite.

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