Andare a Dama è un po’ come essere invitati a una festa nella casa di un danaroso amico, collezionista d’arte contemporanea, residente in uno dei più prestigiosi palazzi del centro di Torino.
Cos’è Dama? Se anche solo marginalmente appassionati d’arte contemporanea, in questi giorni ne avrete sentito parlare. Perché Dama, con grande merito e grande velocità (si è appena conclusa la terza edizione) si è conquistata un ruolo tutt’altro che marginale nel panorama dell’Art Week torinese di Novembre. Quindi Dama è una fiera d’arte? Non proprio. Gli elementi ci sarebbero tutti: gallerie internazionali, tra l’altro estremamente interessanti, che presentano e vendono uno o alcuni dei propri artisti, tutte sotto lo stesso tetto. Ma è proprio “il tetto” scelto per ospitare Dama a darle un connotato diverso da quello di fiera collaterale ad Artissima. Dama è un progetto indipendente, che nasce con l’obiettivo di riportare l’attenzione sul centro e sulle dimore storiche della città sabauda, creando un forte dialogo tra le sale di un antico palazzo settecentesco e un allestimento fatto da opere d’arte contemporanea selezionate attentamente da mezza Europa e non solo. Dialogo che si spinge oltre, trasformando le sale barocche di un palazzo tanto meraviglioso quanto abitualmente distante, in un appartamento intimo, accogliente. Andare a Dama è un po’ come essere invitati ad una festa nella casa di un danaroso amico, collezionista d’arte, residente in uno dei più prestigiosi palazzi del centro di Torino.
Ma associare arte contemporanea a location antiche non è certo una novità! Vero, ma Dama ragazzi lo fa davvero al massimo della potenza. Innanzitutto il progetto non occupa semplicemente un palazzo settecentesco torinese (da queste parti ce ne sono a volontà), ma Palazzo Saluzzo di Paesana. Uno dei più prestigiosi palazzi storici del cuore di Torino, dimora che occupa prepotentemente un intero isolato del cuore cittadino. Insomma, la location fa tanto. Poche storie. In questo splendido contesto barocco, 14 gallerie internazionali e 2 progetti indipendenti selezionati con occhio attento dalla scena internazionale hanno proposto una selezione di artisti, provenienti da mezzo mondo, con opere site specific studiate per l’appunto per dialogare con gli ambienti pomposi che le hanno ospitate. E il risultato è stato davvero coinvolgente. Date un’occhiata.
2 chicche dell’edizione 2018. Corte, la sezione inaugurata quest’anno e dedicata alle opere all’aperto. Il cortile del palazzo ha ospitato un’opera dell’artista Nick Oberthaler, nome che vi consigliamo di segnare e di seguire, presentata dalla galleria di Monte Carlo Furiosa. Il Live Program, che si è tenuto nell’antico teatro del palazzo, con performance di Tobias Spichtig e Theresa Patzschke (Songs for Torino) e di Alex Baczynski-Jenkins (Federico) e una proiezione di Meriem Bennani, è stato curato da Martha Kirszenbaum, che curerà il padiglione francese per la Biennale di Venezia del 2019.
La differenziazione. Giorgio Galotti, gallerista torinese e fondatore di Dama, ha il grande merito di essersi approcciato all’organizzazione di un progetto d’arte contemporanea quasi come uno startupper californiano. Ha scelto una differenziazione vincente rispetto agli altri protagonisti dell’Art Week, il dialogo tra antico e contemporaneo, e ne ha fatto il fulcro della sua iniziativa. Ha trovato collaboratori giovani e di belle speranze, primo tra tutti il curatore indipendente Domenico de Chirico, che ha saputo dare quel taglio fresco e internazionale al progetto. E finanziatori e partner per spingere il tutto. Insomma, da Dama ci aspettiamo sempre di più. Se ve la siete persi quest’anno, l’anno prossimo tenetevi pronti.
Le gallerie e gli artisti partecipanti.
Arcade, London / Caroline Achaintre. Berthold Pott, Cologne / Johanna Von Monkiewitsch. Bonny Poon, Paris / Marie Karlberg. Cassina projects, New York / Yves Scherer. Edel Assanti, London / Marcin Dudek. Fiebach-Minninger, Cologne / Lisa Tiemann. Giorgio Galotti, Torino / Renata De Bonis. Hubert Winter, Vienna / Tina Lechner. Leto, Warsaw / Konrad Smolenski. Osnova, Moscow / Nika Neelova. Piktogram, Warsaw / Florian Auer • Svit, Prague / Habima Fuchs. The Goma, Madrid / Cristina Garrido