Allestimento, prestiti, trasporti, restauri sono alcuni aspetti che lo spettatore non considera quando visita una mostra.
Che cosa succede nel dietro le quinte di “Shine” di Jeff Koons a Palazzo Strozzi? Il racconto di una futura professionista del mondo dell’arte.
Per due mesi ho avuto l’opportunità di lavorare all’interno del Dipartimento Attività Espositive della Fondazione Palazzo Strozzi di Firenze, uno dei maggiori centri espositivi per l’arte in Italia e punto di riferimento nel panorama artistico nazionale e internazionale. Ho avuto modo di affiancare le registrar della Fondazione, sia nella manutenzione della mostra attualmente in corso – “Jeff Koons. Shine” – sia nella pianificazione delle successive – tra cui “Donatello, il Rinascimento” e “Olafur Eliasson” – previste fino al 2023.
Quella dell’Art Registrar è una figura estremamente versatile e trasversale, che fa da collante tra le diverse professionalità coinvolte nel prestito e nella movimentazione di opere d’arte, in vista di mostre ed eventi culturali. I compiti del registrar variano a seconda delle dimensioni dell’istituzione in cui opera e dell’organizzazione interna di quest’ultima. Ciò significa non solo avere a che fare ogni giorno con professionisti provenienti da ambiti estremamente eterogenei – dall’artista all’assicuratore, dal restauratore all’impiegato della ditta di trasporti, dall’editore all’allestitore – ma anche dover modulare il proprio lavoro in base alle esigenze di ciascuna mostra.
La giornata inizia con la manutenzione e la pulizia delle opere esposte, operazione particolarmente importante per una mostra come “Jeff Koons. Shine” che ha visto fino a 2.500 visitatori al giorno. Le opere sono delicatissime, con superfici che devono mantenere la lucentezza impeccabile, e realizzate con materiali molto diversi, dal metallo alla plastica gonfiabile. Per questo gli interventi di pulizia e manutenzione si basano in gran parte sulle direttive degli enti prestatori – prevalentemente il Jeff Koons Studio – che spesso forniscono veri e propri protocolli e strumenti specifici per la pulizia.
Per interventi particolarmente delicati, come nel caso di “One Ball Total Equilibrium Tank (Spalding Dr. JK 241 Series)” (1985) – opera composta da una tanica in vetro e acciaio, un pallone da basket, cloruro di sodio e acqua distillata – la Fondazione Palazzo Strozzi si affida invece al personale esperto dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, eccellenza italiana nell’ambito del restauro con la quale collabora da tempo. In “Bluebird Planter” (2010-2016), invece – l’enorme fioriera in acciaio inossidabile lucidato a specchio con verniciatura trasparente e piante in fiore – organico e inorganico si trovano a convivere e ciò comporta esigenze di conservazione diverse rispetto ad altre opere. Una volta a settimana, infatti, il personale di un vivaio fiorentino si occupa, assieme alle registrar, di sostituire le piante fiorite non più fresche e dell’innaffiatura, sempre rispettando lo schema compositivo scelto dal Jeff Koons Studio.
Alle 10.00 le porte di Palazzo Strozzi si aprono ai visitatori e tutte le operazioni si concludono per quell’ora. Ci si sposta quindi negli uffici della Fondazione, dove viene portato avanti – con mesi o addirittura anni di anticipo – il lavoro relativo all’organizzazione delle mostre programmate per gli anni successivi, comprese quelle delle quali non è ancora stato fatto un annuncio ufficiale. Mentre al piano nobile decine di visitatori iniziano a muoversi tra le superfici specchianti e colorate di Jeff Koons, negli uffici delle registrar – e non solo – si pensa invece a Donatello e al Rinascimento.
Le operazioni che ruotano attorno all’organizzazione di una mostra sono molteplici. In primo luogo, è necessario predisporre la documentazione per il prestito, seguirà poi la gestione della parte relativa alla movimentazione (ovvero assicurazione, imballaggio e trasporto) e, infine, il coordinamento delle diverse professionalità coinvolte al momento dell’accoglienza e dell’allestimento.
I contratti di prestito, che ciascun ente – sia pubblico che privato – prepara per l’insieme delle opere che intende concedere, contengono già al loro interno tutte le condizioni che la Fondazione Palazzo Strozzi è tenuta a rispettare per esporle in mostra.
Ci sono specifiche che riguardano la cura e la manutenzione dell’opera nel corso dell’esposizione, le condizioni dell’opera al momento del prestito fino alla relativa assicurazione (generalmente si utilizza la polizza all risks detta “da chiodo a chiodo” o “nail to nail insurance”).
Non mancano le modalità di trasporto, la condizione giuridica dell’opera da esporre, insieme alle modalità di riconsegna e agli obblighi della Fondazione in caso di cancellazione della mostra.
Anche il budget è un punto cardine di tutto il processo.
Le spese per una mostra di alto profilo arrivano a coprire non solo trasporti ed eventuali restauri, ma anche viaggio, vitto, alloggio e compenso giornaliero dei courier, ovvero i corrieri – solitamente registrar e/o conservatori – inviati dagli enti prestatori per accompagnare le opere dalla propria sede a quella dell’esposizione.
Infine, in ciascun contratto di prestito si specificano le condizioni ambientali necessarie per l’esposizione delle opere – grado di umidità dell’aria, temperatura e illuminazione – mentre non mancano le predisposizioni in materia di sorveglianza e sicurezza.
Quella dell’Art Registrar è una professione dinamica e stimolante, dai compiti e attività trasversali. La mia breve esperienza a Palazzo Strozzi ha segnato l’importanza del coordinamento tra le varie parti, all’interno di una macchina dove ogni ingranaggio è essenziale per la riuscita del progetto.
Il fascino di questa professione? La relazione “a tu per tu” con l’opera d’arte, un’esperienza diretta e privilegiata.
Cover Photo Credits: Veduta della mostra Jeff Koons. Shine, 02 ottobre 2021-30 gennaio 2022. Courtesy Fondazione Palazzo Strozzi. Photo Ela Bialkowska, OKNOstudio