Dal titolo “Venne all’esistenza lo Spazio beante”, la mostra di Andrea Francolino è composta di paradossi e di gioco tra macro e micro
Nella prima mostra personale di Andrea Francolino alla Galleria Mazzoleni di Torino l’elemento centrale è la sequenza di paradossi.
Da una parte, l’indagine per mappare i viaggi che attraversano interi territori, dall’altra la registrazione di piccoli segni del terreno con un’attenzione millimetrica.
In questa mostra Francolino prosegue e amplia le sperimentazioni sullo spazio espositivo già avviate in passato attraverso la crepa d’oro: è presente infatti un ambiente in cui viene esemplificata la preziosità sia fisica che simbolica della crepa realizzata in terra sul pavimento, in oro sulla parete e in lapislazzuli sul soffitto.
Caso x caos x infinite variabili di Andrea Francolino
Nella serie di opere di vetro Caso x caos x infinite variabili Francolino indaga sulla casualità attraverso il ragionamento per paradossi.
«Il contrario di un vetro rotto casualmente qual è? Un vetro sano di cui io ricostruisco la rottura, – afferma Andrea Francolino spiegando il lavoro – ricalcando con il diamante la rottura casuale e controllando così la casualità».
Ogni crepa è una forma a sé stante, un itinerario unico e irriproducibile. La ricerca della riproducibilità diventa l’elemento che unisce tutte le indagini.
«Il titolo dell’opera è una vera e propria teoria, dettata dal mio interessamento per la fisica teorica e per la cosmologia e sta a indicare la rottura che genera delle variabili» afferma Francolino.
Lo stesso principio viene mostrato nella serie di video Minuto, in cui immagini di crepe che variano a ogni secondo, sono proiettate su segni casuali presenti nell’ambiente e su supporti, nel tentativo di sovrapporli.
«É la crepa che decide dove posizionare il video, nessuna casualità è identica all’altra, ma nella sovrapposizione ci si può accorgere della loro somiglianza» spiega l’artista.
Percorsi
Percorsi è l’inizio dei lavori sulla crepa di Francolino, il quale cerca di esaminare le tracce cartografando sette solchi, sulle superfici della carta.
In questo ricalco emerge la temporalità e la spazialità di questi percorsi. Questo segno mostra il movimento della materia in precise e differenti tappe di un tragitto.
Lo spostamento compiuto dall’artista, da uno stesso punto di partenza alla sua conclusione, se disegnato genera una forma equivalente che ricorda una crepa.
Le opere sono intitolate in modo minuzioso e strettamente collegato allo spazio e al tempo, ad esempio 45.480609, 12.583739. 30/10/2019, 12:34:18.
Le crepe d’acqua
In mostra sono presenti le nuove opere del ciclo delle crepe d’acqua. Il luogo e il tempo sono impressi su carta utilizzando solo questo elemento inorganico che definisce immagini in grado di aprirsi a riferimenti dal macro al micro.
Nell’utilizzare solo l’acqua la sequenza è allo stesso tempo effimera e ferma nel tempo e nello spazio.
«Quando l’acqua evapora non rimane niente, se non la sua traccia sulla carta. Per me è la sintesi» afferma Francolino.
Rispetto al cemento e alla polvere di terra, rispettivamente la prima e la seconda fase della ricerca artistica di Percorsi, i quali definivano le crepe impresse sulla carta, nelle crepe d’acqua il supporto assorbe la tridimensionalità creando un positivo scultoreo dei solchi del suolo.
Sono presenti in mostra l’installazione Dalla terra al cemento alla terra al cemento, la quale genera un dialogo tra i due materiali costruendo un lento dissolvimento da una sostanza all’altra attraverso una scala cromatica fatta dalle due materie che costituiscono gran parte dei paesaggi attorno a noi.
Il percorso tra naturale e artificiale avviene anche in A-Biotic, opera in cui la rappresentazione antropica della natura cerca un continuo rapporto le forme vegetali, creando il paradosso di competere con essa cercando o di imitarla oppure di sostituirla.
L’esposizione è accompagnata da un catalogo biligue con testo critico di Lorenzo Benedetti.