Ghali a Sanremo, da “ragazzo di strada” a star nazionale. Che non le manda a dire

E fu così, che grazie a “San Scemo”, specchio della società italiana di oggi, seguito ormai più di una finale al mondiale di Calcio, che la nostra assopita penisola accendeva i riflettori su una star-pop, neanche più trap, come Ghali, capace di portare al grande pubblico i messaggi delle generazioni multietniche g2 e g3 dalle periferie milanesi al centro dell’Impero.

L’ex ragazzo di strada, ormai diventato star internazionale riconosciuta, con hype altissimi ovunque, dall’Italia alla Tunisia, noto anche nell’ambiente fashion visto lo stile inconfondibile che lo contraddistingue, partendo da Baggio è approdato alla scena trap (oggi diventata mainstream), varcando i confini tra arte, musica, cultura e politica; e oggi arriva alla ribalta nazionale finendo sulla bocca di tutti, anche di quelli che fino a ieri erano comopletamente ignari della sua esistenza, dicendo semplicemente tre parole dal palco: “Stop al Genocidio”, ovvero chiamando le cose con il proprio nome, dicendo quello che dice l’alto commissario Josep Borrell o dicono i vicari di Papa Francesco, ma in modo più diretto e più semplice. 

Aggirandosi per giorni tra i social e Sanremo, con un improbabile pupazzo mostro-scrondo, sotto le spoglie del quale un noto ironico “satirista” di instagram, Eman-Rus, suppone che si nasconda Salvini (considerato anche il fatto che suo figlio è grande fan di Ghali e che tifano la stessa squadra), Ghali dunque, durante la finale del Festival, in pochi secondi ha gettato di colpo al centro della scena massmediatica italiana una questione spinosa, una tragedia agghiacciante che in ogni modo si cercava di smorzare e di tenere low profile, che ora viene invece scagliata dalla vetrina di Sanremo con un gesto di fionda, lanciando un grido che non si può più evitare di ascoltare.

“Stop al Genocidio”: le tre parole lanciate da Ghali durante lo show hanno dato vita e scatenato polemiche a non finire, svegliato l’immaginario collettivo confuso e ipnotizzato, al quale mancava forse un’analisi semplice ma lucida di quanto sta accadendo a Gaza. Ed ecco che la questione di una guerra spaventosa, che ha già causato decine di migliaia di morti innocenti, torna alla ribalta, assieme al tema intorno a cui ha girato un po’ tutta l’esibizione di Ghali a Sanremo, la questione dell’identità italiana e dell’incontro con altre culture, con dibattiti ancora aperti e scottanti, a cominciare dallo Ius soli, del poter essere “italiani veri”, e con un cuore grande, anche se si hanno origini straniere nell’Italia del 2024.

E proprio questo tema, non a caso, ha destato scalpore, assieme alla questione della denuncia del genocidio in atto a Gaza: un Italiano con il cuore grande ma tunisino di origine, paladino dell’attenzione alle comunità multietniche e ai soggetti più fragili, che non teme di parlare di ciò che accade nel mondo, facendo anche da megafono per i ragazzi cresciuti in mezzo a degrado, discriminazione e vita di strada nelle periferie urbane (quelli “nati nelle banlieu“), che però, grazie all’esempio di ragazzi “che ce l’hanno fatta” come Ghali, ritrovano appartenenza e consapevolezza: succede qui da noi a Milano, da piazza Selinunte, a Baggio, a via Padova, in Barona e Gratosoglio, da queste zone si alza un messaggio valoriale comprensibile a tutti, a favore dei popoli e delle persone, dei ragazzi oppressi in ogni luogo del mondo, da qui parte e si diffonde una solidarietà dal basso di cui oggi la trap e la drill possono farsi portatrici, così come può farlo la street art spontanea della quale sono pieni e tappezzati muri, ponti e cavalcavia che costellano e caratterizzano queste zone periferiche. 

Il murale di TvBoy per Ghali

E proprio dalla street art arriva, proprio in queste ore, un assist alle dichiarazioni “scandalose” di Ghali: ecco infatti prontamente farsi vivo Tv Boy, il nostro più illustre “cronista in strada”, sempre prontissimo a commentare, coi suoi poster riconoscibilissimi affissi illegalmente per le strade delle città d’Italia, ogni avvenimento politico e culturale e a prendere posizione anche con durezza su ciò che ritiene giusto. E ora, sempre utilizzando la tecnica del poster, lo street artist raffigura il cantante come l'”italiano vero, un nuovo Toto Cutugno“, con la chitarra in mano… “sono un italiano vero!”, cantava Toto Cutugno e oggi canta (e cita) Ghali a Sanremo, e con un colpo di teatro ribalta l’immagine diffusa di “italiano vero” in qualcosa di più fluido, di ben meno granitico e più attento alle diversità e alle tradizioni culturali delle famiglie d’origine… anche un italiano di seconda generazione, ci dice in sostanza Ghali, può essere un “italiano vero”: semplice, no?

Ed ecco che, incredibilmente, anche una parte sonnacchiosa, poco attenta alle novità e magari anche un po’ reazionaria d’Italia scopre improvvisamente Ghali e il suo pensiero, e anche quello che vi sta dietro in quanto a background multiculturale: da trapper fondamentalmente mezzo sconosciuto a metà della popolazione (quella più anziana), Ghali diventa così una vera star nazionale, pop-star e trend setter, non solo, com’è stato in passato, testimonial di McDonald’s e di molti altri brand, in grado di vantare milioni di ascolti sulle piattaforme digitali (una volta avrebbe venduto milioni di dischi), ma anche opinionista, che con una sola frase, e una performance in cui si traveste da cantante nazional-popolare alla Toto Cutugno, diviene un oggetto degno d’attenzione non solo per i magazine di settore e per i giornalisti più attenti, ma per tutti.

Le comunità di cui è formata la “nuova Italia”, che Gahli racconta nelle sue canzoni, dai maranza ai millenials fino alla buona borghesia, hanno ascoltato, recepito il messaggio espresso dall’uso della parola-tabù “genocidio” , l’hanno sentito con le loro orecchie oggi, non sui libri di storia, l’hanno fatto proprio e recepito, in massa: dai ragazzi alle mamme fino agli insegnanti, Ghali è uscito allo scoperto proponendosi, ancora una volta, come il ragazzo italiano che ce l’ha fatta, e che non vuole rinunciare a dire la sua dal palco più ascoltato di tutta Italia. In un’Italia dove molti viaggiano ancora con le fette di salame sugli occhi pensando che “gli italiani veri” siano ancora gli stessi di cinquant’anni fa, e che basti controllare o censurare i mass media per tenere e lavare in casa i panni sporchi, Ghali ha aperto gli occhi, ha steso al sole i panni da lavare, ha posto questioni spinose e dolenti sotto i riflettori.

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