Pokémon, 28 anni fa nasceva un mito. Oggi celebrato anche dall’arte

Una delle serie di videogiochi più famosa al mondo è di sicuro Pokémon, creata nel lontano 1996 dal genio indiscusso Satoshi Tajiri, e oggi, 27 febbraio, la serie festeggia il 28esimo anniversario dalla prima pubblicazione dei due videogiochi per Game Boy, Pocket Monsters Rosso e Pocket Monsters Verde.

Moltissime persone hanno sognato di catturarne uno, che fosse un Pikachu (Pokémon sempre alle spalle di Ash Ketchum e indiscutibilmente il più famoso) o Blastois, oppure di conquistare quelli leggendari come Mewtwo. E dal 2016, quando la società Niantic sviluppò Pokémon Go, il sogno di milioni di persone si è potuto avverare. Infatti, il gioco free to play è diventato un successo a livello globale a tal punto da incassare 10 milioni di dollari i primi giorni solo negli Stati Uniti. Catturare un Pokémon non è mai stato così semplice! Ma prima del colosso Niantic, le carte Pokémon sono state al centro dell’attenzione da parte di piccini e soprattutto dai collezionisti più accaniti. Acquistare carte e scambiare doppioni era all’ordine del giorno. Un vero e proprio business, un po’ come avviene nel sistema dell’arte, con i “pezzi” più importanti che raggiungono cifre ragguardevoli: basti pensare che un set raro di carte Pokémon può arrivare a valere più di 100mila dollari. McDonald’s ha anche recentemente collaborato con The Pokémon Company offrendo, a coloro che vogliono ordinare un bel Happy Meal, delle carte firmate Pokémon.

Anche però nel mondo dell’arte, i piccoli mostriciattoli dai grandi poteri si sono fatti strada e hanno invaso quadri, gallerie e musei…

L’esempio perfetto è stata la cooperazione tra il gigante giapponese e il Van Gogh Museum di Amsterdam. Infatti, per festeggiare il 50esimo anniversario, il museo aveva annunciato che il 28 settembre dell’anno scorso sarebbe partita la collaborazione tra i due inserendo, all’interno delle sale, dei quadri rivisitati del celebre pittore olandese con protagonisti i pokémon come Sunflora nascosto nel quadro Girasoli o Snorlax e Munchlax nel quadro ispirato alla Camera da letto. Aveva anche commentato con entusiasmo il direttore della The Pokémon Company Mathieu Galante: “Siamo sempre alla ricerca di partner fantastici con cui creare esclusive e gioiose esperienze per i fan di Pokémon”, aveva detto in un’intervista, “e questo è esattamente ciò che abbiamo trovato lavorando con il Museo Van Gogh. C’è un profondo legame tra l’ispirazione che ha portato alla creazione di Pokémon e quella che si cela dietro alcune delle opere più famose di Van Gogh. Con questa collaborazione, speriamo sinceramente di vedere dei bambini che scoprono il mondo dell’arte e vi si immergono attraverso le incredibili opere di Van Gogh e i Pokémon”.

Non sono mancate anche le edizioni limitate di souvenir presenti al bookshop, che troviamo solitamente alla fine del percorso di musei, che comprendono borse, matite ma anche statuette ma soprattutto l’esclusiva carta di Pikachu nelle vesti dell’Autoritratto con cappello di feltro grigio di Van Gogh che il museo regalava ai visitatori. Una mostra anche divertente: senonché, dopo l’annuncio di questa insolita collaborazione, migliaia di fans della serie si sono recati davanti al negozio per reclamare la propria carta, creando scompiglio all’esterno del museo. Evento insolito per museo d’arte, dove le file di persone in attesa di entrare sono di solito causate dalle grandi mostre, e non certo dai personaggi dei fumetti, ma in linea con molti fenomeni di vendita on line: a cominciare dai biglietti dei concerti delle rockstar internazionali accaparrate da qualcuno in stock, e poi rivendute in piattaforme come ebay, con conseguente aumento esponenziale del prezzo originario. La stessa cosa è avvenuta con le carte Pokemon-Van Gogh, tanto che la Pokemon Company si è dovuto scusare con i fans, promettendo di trovare modi alternativi per distribuire le carte del “furetto” giallo.

E non sono mancati anche i singoli artisti che hanno lavorato sul tema: come lo scultore americano Daniel Arsham, noto soprattutto per i suoi progetti dettagliati di oggetti in decomposizione, inclusi oggetti di uso quotidiano come automobili e palloni da basket e icone della cultura pop come Topolino e Winnie the Pooh, che di recente ha omaggiato anche lui i Pokémon.

Amante sin da giovane del mondo Pokémon, l’artista ha collaborato in diverse occasioni con il colosso: nel 2022 era stato pubblicato un video sul canale ufficiale di Pokémon intitolato A Ripple in Time che annunciava la mostra d’arte “Pokémon” dell’artista a Tokyo e il progetto Pokédex, una collezione che comprende 91 opere che appaiono come reperti archeologici di Pokémon tra disegni, sculture e dipinti.

Successivamente, dopo il successo della mostra, venne annunciata la collezione in edizione limitata di Tiffany: le sculture firmate Arsham di Pikachu, Squirtle, Charmander e molti altri erano state proposte come serie di gioielli.

E non ci scordiamo poi del pittore italiano Giuseppe Veneziano, campione del neopop nostrano e, tra l’altro, fresco vincitore del concorso “Artist of the Year” indetto dalla nostra rivista per il 2023, che, dieci anni fa, dipinse L’enigma di Pikachu: un quadro giocoso e divertente che vedeva il grande pittore Salvador Dalì con in mano Pikachu. Un quadro premonitore che annunciava, tre anni prima, l’uscita di Pokémon Go? Chi lo sa.

Ricordiamo infine anche la serie di madonnine dell’artista francese Soasig Chamaillard: un lavoro che, benché provocatorio, non ha in realtà volontà polemiche e men che meno blasfeme nei confronti della religione. Recuperando, infatti, vecchie statuette danneggiate dal tempo della Vergine, l’artista le trasforma in icone pop: una di queste è appunto la Madonna con un Pikachu al posto del Gesù bambino.

I Pokémon, dunque, sono riusciti a diventare, un po’ come il Pop, un fenomeno mainstream in grado di raggiungere e attirare un pubblico vastissimo, dai bambini ai ragazzini fino addirittura ai più grandi. Ma, cosa ancora più curiosa, riuscendo anche ad entrare nell’immaginario artistico contemporaneo.

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