I 40 anni del Castello di Rivoli attraverso gli occhi di Paolo Pellion di Persano

Il Museo d’Arte Contemporanea festeggerà l’importante anniversario nel dicembre 2024, ma i preparativi sono già iniziati

Come dimostra la retrospettiva “Paolo Pellion di Persano. La semplice storia di un fotografo”, curata da Marcella Beccaria, Vice Direttore del Museo nonché Responsabile del CRRI, e Andrea Viliani, visitabile fino al 22 settembre nella Sala 18 dell’istituzione. Dopo la prematura scomparsa di Pellion, avvenuta nel 2017, gli eredi del fotografo hanno donato ben 44.000 negativi proprio al CRRI – Centro di Ricerca del Castello di Rivoli, molti dei quali documentano proprio le attività del Museo, a partire dalla mostra intitolata “Ouverture”. Era il 1984 e per la prima volta tra le mura del Castello venivano esposte delle opere d’arte contemporanea. L’allora direttore Rudi Fuchs aveva conosciuto Paolo Pellion a teatro e da subito il suo contributo si era rivelato prezioso vista la novità del progetto: un occhio avvezzo ad allestimenti scenografici era più che d’aiuto. 

Nella mostra attualmente in corso si è data prevalenza all’esposizione di stampe vintage seguendo un posizionamento dei singoli scatti che ricorda la disposizione delle sale del Museo. Si riconoscono tantissimi artisti che hanno fatto la storia dell’istituzione come Giulio Paolini, Mario e Marisa Merz, Gilbert e Georg, Joseph Beuys, Gino De Dominicis, Sol Lewitt, Enzo Cucchi. A volte i loro lavori sono entrati nella collezione permanente.

<br>1978 Afghanistan<br>Paolo Pellion di Persano <em>Militari allesterno di una banca a Kandahar<em> Afghanistan 1978<br>Courtesy Castello di Rivoli Museo dArte Contemporanea Rivoli Torino<br>CRRI Centro di Ricerca Castello di Rivoli<br>Donazione eredi Paolo Pellion

Fino al 2012 per realizzare i suoi celebri scatti Pellion ha utilizzato il banco ottico: una tecnica di lavoro fisicamente pesante, che non permetteva errori visto l’utilizzo di lastre e che consentiva di produrre pochi scatti al giorno. Insomma una metodologia ben diversa dal digitale. Calzando i suoi inseparabili sabot neri, una sorta di simbolo per un uomo che ha pochi autoritratti di cui alcuni esposti, il fotografo si aggirava per il Castello diventando una sorta di memoria storica dello stesso. 

Ritroviamo così i diversi allestimenti del celebre Salotto Cinese, dal suo primo utilizzo nel 1984 fino ad arrivare a mostre temporanee ben più vicine ai giorni nostri: un’archeologia allestitiva portata alla luce grazie alle foto. 

Ma degli artisti non si evidenziano solo le opere ed il loro rapporto con gli spazi che le ospitano: nel corso della sua carriera Paolo Pellion di Persano ha stretto profondi legami professionali ed umani con molti di loro. Come testimoniano i numerosi ritratti ed i progetti portati avanti a quattro mani con, tra gli altri, Salvo, Pier Paolo Calzolari, Gilberto Zorio e Giuseppe Penone. Per la loro riproposizione nel percorso espositivo i curatori hanno lavorato fianco a fianco con gli archivi e gli eredi dei singoli creativi. Dalle fotografie alle opere e dalle opere alle fotografie: vi è una finissima relazione intellettuale in questo tipo di lavoro. 

1985 Daniel Buren<br>Paolo Pellion di Persano <em>Daniel Buren La Cabane éclatée n 3 travail situé 1984<em> <em>in Ouverture<em> Castello di Rivoli Museo dArte Contemporanea 1985<br>Courtesy Castello di Rivoli Museo dArte Contemporanea Rivoli Torino<br>CRRI Centro di Ricerca Castello di Rivoli<br>Donazione eredi Paolo Pellion

Tra un’idea ed un’altra capitava di scattare dei ritratti agli artisti sia all’interno del Castello che in altri luoghi, come testimoniato nella parte espositiva intitolata non a caso: “Paolo Pellion e gli artisti. I ritratti”.

Ciò che però emerge da una visione complessiva della sala è come la stessa città di Torino nel corso dei decenni abbia manifestato un’energia artistica e intellettuale fortissima che l’hanno resa una sorta di capitale dell’industria e dell’arte. La serie di scatti di Pellion, realizzata tra il 1974 e il 1981, ad alcuni creativi con le loro automobili è emblematica in questo senso e verrà acquisita dal Castello stesso.

1973_Marisa Merz Paolo Pellion di Persano, Marisa Merz, 1973 Courtesy Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino CRRI – Centro di Ricerca Castello di Rivoli Donazione eredi Paolo Pellion

In particolare colpiscono le sequenze relative a Mario Merz che spesso trasformava le stesse autovetture in opere d’arte. 

Un po’ come i suoi amici, che diventeranno celebri maestri dell’Arte Povera, anche il fotografo amava profondamente il contatto con l’ambiente che lo circondava. Per essere sicuro di avere sempre il necessario per il suo lavoro Pellion si era inventato una curiosa valigia: similmente a Marcel Duchamp con il “museo portatile” aveva ideato una sorta di mini laboratorio fotografico esposto in sala. 

Una ricerca così sfaccettata non può certo concludersi con una sola esposizione: “Paolo Pellion di Persano. La semplice storia di un fotografo”, incluso nel programma di EXPOSED Torino Foro Festival e sostenuto da Strategia Fotografia 2023, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura, è il primo capitolo di uno studio che porterà anche alla pubblicazione di un libro bilingue a cura di Raffaella Perna.

Insomma è solo l’inizio di una grande storia.

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