“I colori del male: Rosso” (2024), diretto da Adrian Panek, è un thriller polacco che ci porta nella suggestiva Tripla Città (Danzica, Sopot, Gdynia), dove il brutale omicidio della giovane Monika fa scattare un’indagine intricata. Il procuratore Leopold Bliski e Helena, la madre disperata, si immergono in una rete di omicidi e corruzione, cercando disperatamente di svelare la verità. Disponibile su Netflix e già tra i più visti in Italia, il film è tratto dal romanzo di Małgorzata Oliwia Sobczak, parte della trilogia “I colori del male”.
Sobczak utilizza i colori per esplorare tematiche profonde all’interno di questa trilogia: il Nero rappresenta l’oscurità e la corruzione nascosta, mentre il Bianco, solitamente simbolo di purezza, riflette l’ambiguità morale e l’inganno. Questo dualismo cromatico aggiunge strati di tensione e complessità morale alle sue opere, creando un’atmosfera densa di mistero.
Nel film di Panek, il rosso assume un significato potente e multilivello. Simbolo di sangue e violenza, il rosso permea la narrazione dal momento della scoperta del corpo mutilato di Monika, introducendo lo spettatore alla cruda brutalità dei crimini. Esso incarna anche le emozioni intense e la determinazione feroce di Helena nella sua ricerca di giustizia. Associato al pericolo, il rosso sottolinea le situazioni fisicamente ed emotivamente rischiose che i personaggi affrontano.
Il titolo, “I colori del male: Rosso”, suggerisce inoltre la corruzione e il male radicato nella società. La rete di omicidi e corruzione che emerge durante l’indagine collega il rosso non solo alla violenza fisica, ma anche alla degenerazione morale.
Le labbra rosse di Monika, ricorrenti nel film, evocano sia sensualità che violenza, richiamando l’attenzione sulla sua figura e sulla tragica fine che ha subito. La discoteca in cui Monika trascorre le sue ultime ore è illuminata da luci rosse pulsanti, creando un’atmosfera di pericolo e tensione. Le scene del crimine sono segnate dal rosso del sangue che contrasta brutalmente con l’ambientazione, rafforzando l’impatto visivo della violenza.
In varie scene, i personaggi chiave indossano abiti o accessori rossi, aggiungendo una dimensione simbolica che li collega ai temi della passione, della rabbia e del pericolo. L’illuminazione rossa, soprattutto nelle sequenze notturne, crea un’atmosfera di tensione e pericolo, avvolgendo i personaggi e suggerendo la presenza costante della minaccia e della corruzione. Nei flashback, il rosso segnala momenti chiave della narrazione, collegando eventi passati con il presente e sottolineando l’importanza di certe scoperte e rivelazioni.
La regia di Adrian Panek è caratterizzata da una narrazione non lineare, ricca di flashback che gradualmente rivelano i dettagli della trama, mantenendo alta la suspense. Tuttavia, alcune scene in campo aperto mancano di profondità, risultando semplici sfondi per i personaggi. Nonostante alcune dinamiche prevedibili e una rappresentazione a tratti gratuita della violenza, il film riesce a catturare l’attenzione degli appassionati del genere grazie all’intensità emotiva e al solido cast.
“I colori del male: Rosso” offre un’esperienza avvincente e coinvolgente, pur senza innovare il genere. La narrazione intrecciata tra presente e passato e la regia di Panek, seppur con qualche difetto, costruiscono una struttura complessa e intrigante che saprà conquistare gli amanti del thriller e del crime.