Immaginate lo spioncino del portone di casa, il buco del nottolo della serratura, il foro del peep show: lo sguardo come mezzo per conoscere l’altro di nascosto, senza lasciarsi scoprire. Così la vita di Italo Cremona (1905-1979) è raccontata, da lui stesso, nella mostra che la Galleria Civica d’Arte Moderna di Torino gli dedica questa estate.
Pittore, scrittore, critico e storico dell’arte, scenografo e cineasta. La storia di un artista e di un uomo dalla personalità esuberante e generosa discorre nelle sale, attraverso un racconto fatto di specchi, trofei, spoglie, metamorfosi, follie, corpi e apparizioni. Potremmo dire che si tratta di una rilettura biografica dalle note dark, visto il principale interesse per le atmosfere notturne, cupe, scabrose a cui l’artista era particolarmente affezionato e che reinterpretava a suo piacimento, su fondali cittadini squisitamente torinesi.
Non solo fantasticherie intellettuali, ma anche storie di (con Carlo Mollino) e passione (per la moglie Dalila Dellacasa), sono alcune delle storie che animano le opere riproposte in questa retrospettiva. E lo studio dei giochi di luce e buio è accompagnato dall’estrosità delle creature che fanno capolino nei dipinti: il manichino, una testa di cavallo in gesso, un “demone” alato, il corpo nudo di una modella. Cremona erge oggetti di studio e di uso quotidiano a strumenti di espressione di inquietudine, in atmosfere al limite del surreale.
“Nei miei quadri c’è sempre qualcosa che tappa. Un tappo che chiude” disse in un’intervista al giornalista Enzo Siciliano nel 1973. Nei dipinti risiede il punto d’incontro tra interno ed esterno, notte e giorno, io e altro da sé. In questo modo Cremona riuscì a mostrare il suo essere visionario, perturbante e ironico, nonostante fu una figura profondamente indecifrabile: così “nudo e crudo” nelle sue opere che conducono lo spettatore in atmosfere personali di torpore, oniriche e luttuose, anche se tinteggiate di eros e macabro.
La mostra si pone l’obiettivo di riscoprire e attualizzare un intellettuale impegnato – vista la poliedricità di attività a cui si dedicò – che seppe interpretare il Novecento insolitamente, come solo un “outsider” avrebbe potuto fare.
La seconda parte della mostra sarà dal 18 ottobre 2024 al Mart di Rovereto.