C’è tanto di cui parlare ma poco su cui scherzare.
Il mercato dell’arte soffre attualmente di un grave caso di nervosismo geopolitico. Tra i timori che una nuova guerra possa minacciare l’economia mondiale, questa stagione di aste ha sancito de facto che il giro d’affari da 60 miliardi di dollari annuali sia diretto verso un ciclo discendente. Le principali case d’asta stanno proteggendo le loro scommesse offrendo grosse garanzie pur di convincere clienti a mettere in asta i propri tesori, spesso facendo stime più conservative per i top lots. Tutto questo dopo che la stagione primaverile ha mostrato il momento di fragilità del settore.
Stiamo vivendo una ricalibrazione del mercato dopo che la ripresa vista nel 2021 ha raggiunto il suo picco con la vendita di Christie’s da 1,6 miliardi di dollari della Collezione Paul G. Allen, co-fondatore di Microsoft. Il fatto che sempre più opere, anche tra i capolavori, fatichino a raggiungere la stima bassa, unito al numero crescente di lotti ritirati prima dell’inizio delle aste, segnala una mancanza di fiducia nel mercato stesso. Magari anche la sensazione che le società gonfino le stime, di conseguenza anche le loro commissioni, non aiuta in tal senso. Le case d’asta più importanti ricorrono sempre più spesso alle garanzie di terzi, che rappresentano un importante segnale di fiducia per i venditori e dà ai potenziali acquirenti qualcosa contro cui fare offerte.
Di certo ci sono stati inizi più favorevoli per la settimana londinese delle aste estive, quest’ultima iniziata il 25 giugno, con l’asta serale di arte moderna e contemporanea di Sotheby’s, e conclusasi giovedì 28 giugno con l’asta equivalente di Phillips. La decisione di Christie’s di astenersi dalle sessioni di aste serali di inizio estate (solamente per quanto riguarda il contemporaneo) sottolinea la crescente fragilità della stagione nel calendario globale delle aste, poiché l‘estate è sempre più messa in ombra dalle più ricche vendite di marzo e ottobre, così come dalle ben più luculliane aste primaverili (maggio) newyorkesi.
Il momento di crisi che stiamo vivendo, soprattutto per la fascia alta del mercato, è testimoniato anche dalla notizia di imminenti licenziamenti sia da Sotheby’s che da Christie’s.
La quattro giorni di aste si è conclusa con risultati, in termini di numeri, assai fiacchi. La serata inaugurale da Sotheby’s ha ottenuto un totale di £ 71,8 milioni (£ 83,6 milioni con commissioni), contro una stima pre-vendita compresa tra £ 76,4 milioni e £ 108,1 milioni (calcolata senza commissioni). La vendita equivalente dello scorso anno ha fruttato ben 190,3 milioni di sterline (comprese le commissioni), anche se quasi la metà di questo totale proveniva dall’aggiudicazione record di 85,3 milioni di sterline del ritratto di Gustav Klimt del 1917 Dame mit Fächer (Signora con ventaglio).
Sono stati ritirati tre lotti, tutti di artiste: uno ciascuno da Loie Hollowell, Emily Kame Kngwarreye e Tamara de Lempicka, l’ultimo dei quali aveva una stima compresa tra i 6 e gli 8 milioni di sterline, il terzo più prezioso della vendita. Circa la metà dei lotti portavano una garanzia finanziaria di Sotheby’s, e il 30% era sostenuto da offerte irrevocabili di terzi, un segno della persistente instabilità del mercato.
La cartina tornasole dell’asta potrebbe essere il top lot della serata, il trittico Portrait of the Artist as a Young Derelict (1982) di Jean-Michel Basquiat, una delle uniche due opere che avevano una stima a otto cifre. La grande opera dell’artista di origini haitiane aveva sfiorato l’asta di Christie’s nel maggio del 2022 a New York, dove sarebbe stato offerto con una stima non pubblicata di 30 milioni di dollari (circa 23,6 milioni di sterline) e ritirato poco prima della vendita.
Offerto in questa sessione estiva con una stima meno aggressiva, compresa tra 15 e 20 milioni di sterline, adeguata al ben più timoroso clima attuale, è stato battuto per 15 milioni di sterline (16 milioni incluse commissioni) dopo meno di un minuto di offerte. Una stranezza per opere di questo calibro.
Gli animi in sala non si sono scaldati nonostante la presenza di artisti che non si vedono spesso in asta. Un dipinto di August Strindberg, Solitary Fly Cap (1892-93), che non passava in asta da 24 anni, ha ricevuto un’offerta finale inferiore alla stima bassa di 2,5 milioni di sterline, portando con sé 2,9 milioni di sterline inclusi buyers premium. Allo stesso modo, Landscape, view from Lejre (1905) di Vilhelm Hammershøi è stato aggiudicato all’unica offerta presentata, ottenendo £ 660.000 (commissioni incluse).
La storia non cambia quando si passa alle aste serali degli Old Masters. I risultati di queste sessioni sembrano mostrare le stesse fragilità che affliggono l’arte successiva al XX secolo.
Il caso ha voluto che fosse Christie’s ad offrire la maggior parte dei pochi capolavori degli old masters presentati tra le varie aste. L’asta di martedì sera (2 luglio) ha raccolto 43,6 milioni di sterline (comprese le commissioni) dai soli 24 lotti offerti, restando molto vicini alla stima bassa compresa tra 41,4 milioni di sterline e 63,8 milioni (tutte stime calcolate senza commissioni).
Solo tre lotti sono rimasti invenduti; altri tre sono stati ritirati prima dell’asta. L’equivalente vendita dei “vecchi maestri” presentata dalla casa di King Street lo scorso luglio è stata pari a 53,9 milioni di sterline provenienti dai 40 lotti offerti.
Com’era prevedibile, gran parte dell’attenzione si è posata sul Riposo durante la fuga in Egitto di Tiziano, proveniente dalla Longleat House nel Wiltshire, proposto con una stima tra i 15 e i 25 milioni di sterline. Questo piccolo dipinto giovanile del maestro veneziano, che si ritiene sia stato realizzato intorno al 1489, trafugato nel 1995 e ritrovato dalla polizia sette anni dopo in una borsa della spesa a una fermata dell’autobus nel sud-ovest di Londra. L’opera, che non rappresenta certamente un Tiziano all’apice, ha superato l’asta di Christie’s con un’unica offerta di 17,6 milioni di sterline (comprese le commissioni), presentata tra l’altro dal suo garante.
Neppure l’asta di Sotheby’s è stata un successo, raccogliendo un totale di 12,4 milioni di sterline contro una stima prevendita di 11,5-17,7 milioni di sterline, con sei lotti invenduti e altri tre ritirati (tra cui un paio di vedute del Canaletto di Venezia, valutate tra 2,5 e 3,5 milioni). Questo è stato un bel calo rispetto ai 39,4 milioni di sterline che l’azienda aveva raccolto nell’equivalente asta serale dello scorso luglio.
Nonostante le rassicurazioni da parte dei vertici delle società, fermamente convinti che la stagione delle aste londinesi di giugno sia destinata a durare, i risultati e l’accoglienza hanno dimostrato tutt’altro.
Gli esperti delle tre società rivali, Christie’s, Sotheby’s e Phillips, saranno costretti a scavare più a fondo nelle collezioni private alla ricerca di dipinti unici che potrebbero ravvivare il fuoco delle loro vendite. A giudicare dal clima di questa sessione per produrre simili scintille ci vorrà ben più di un Basquiat a prezzo competitivo.