In questa rubrica vi raccontiamo storie, aneddoti, gossip e segreti, veri, verosimili o fittizi riguardanti l’arte e gli artisti d’ogni tempo. S’intende che ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti sia puramente casuale…
Di Filippo Lippi racconta il Vasari numerosi aneddoti piuttosto curiosi, spesso al limite dello scandalo, tra fughe d’amore, liti e processi. Una di queste riguarda però un’avventura che gli sovvenne quando gli capitò d’imbattersi in una nave di pirati. Quel che è certo, è che nell’arte del disegno fu insuperabile, e che molto di quel che imparò, lo apprese dal Masaccio.
“Da bambino”, racconta infatti il Vasari, “Filippo Lippi era stato messo come novizio in un convento di carmelitani; ma non aveva voglia di studiare e non faceva, durante le lezioni, che scarabocchiare disegni su un suo quaderno. Il suo maestro, vedendo quei disegni e restandone ammirato, gli fece studiare pittura con Masaccio, e presto divenne in quest’arte bravissimo”.
Questo ci narra il Vasari della formazione del giovane Filippo Lippi. Ma ecco quel che accadde invece più tardi, quando, oramai adulto, del disegno era già considerato un maestro: “Un giorno”, racconta sempre il Vasari, “essendo in viaggio in Ancona ed essendosi spinto con una barca in mare, fu catturato da una nave corsara di Turchi che lo tennero loro prigioniero”. Se altri si sarebbero persi d’animo, lui però, “nient’affatto spaurito”, non si lasciò abbattere, e cominciò, come quand’era, novizio, in convento, a scarabocchiare su quel suo quadernetto: “cominciò a far caricature dei vari marinai che erano sulla nave, e tra l’altra del comandante, il quale fu contentissimo di ciò e, ammirando le grandi qualità artistiche del pittore, si decise infine a liberarlo”.
Altri, in realtà, raccontarono la storia in maniera leggermente diversa: si dice infatti ch’egli fu tenuto prigioniero per diciotto mesi ad Algeri, messo in catene e tenuto in stato di schiavitù. Qui, benché prigioniero, utilizzò del carbone trovato tra le braci del fuoco che usava per scaldarsi, e cominciò a disegnare su una parete della sua cella. Un giorno, venutolo a trovare il suo padrone, con addosso i suoi abiti “alla moresca”, si accinse a fare il ritratto anche a lui. Stupito e ammirato per la sua bravura, costui lo liberò. Qualunque sia la versione giusta della storia, la morale è che a volte anche un bel disegno può salvarti la vita.
Le puntate precedenti degli aneddoti sulle vite degli artisti le potete trovare qua:
Picasso e quella strana passione per il bagno
Manet, Monet e quel giudizio velenoso su Renoir
Annibale Carracci, i tre ladroni e l’invenzione dell’identikit
Quando Delacroix inventò l’arte concettuale
Il senso di Schifano per la logica e per gli affari
Gentile Bellini, lo schiavo sgozzato e il mestiere della critica
Bacon e il giovane cameriere bello come il Perseo del Cellini
Il prossimo aneddoto sulla vita degli artisti lo trovate qua: