Nella splendida cornice di Villa Zanotti a Varese, la Fondazione Marcello Morandini dedica la mostra “Geometrie Straordinarie” a dieci artisti di rilievo internazionale. Tra gli scopi della Fondazione c’è infatti quello di promuovere l’Arte Concreta e Costruttivista in rete con altri artisti e istituzioni culturali attraverso programmi espositivi, conferenze e pubblicazioni, al fine di rendere la Fondazione un punto di riferimento in Italia e in Europa per questo preciso movimento artistico e le sue espressioni future. Ed è proprio in quest’ottica che prende forma questa mostra, la quale vuol essere un segno di un’importante celebrazione dell’arte geometrica contemporanea.
I dieci artisti dialogano tra le infinite possibilità espressive della geometria, in un progetto espositivo che mette in rapporto pratiche artistiche differenti e combinazioni inedite per riflettere su un linguaggio simbolico apparentemente semplice. Attraverso espressioni singolari le opere scardinano le logiche comuni, le forme geometriche invadono lo spazio circostante, si intrecciano armoniosamente con la vastità e la mutevolezza dei materiali, creando un luogo dove l’ordine e la complessità si incontrano.
L’artista svizzero Beat Zoderer presenta alcune opere in poliuretano espanso e vernice per pianoforte. I suoi intrecci di colori e materiali creano delle intricate griglie che “giocano” con le luci e i riflessi. L’artista va oltre alla semplicità delle forme ed abbraccia una complessità nascosta, la sottigliezza delle sfumature, l’equilibrio delle strutture per scoprire le nuove prospettive dell’astratto geometrico.
Martin Willing (DE) nelle sue sculture sfrutta l’intrinseca capacità di oscillazione del metallo che conferisce alle sue sculture una leggerezza inaspettata. Chi osserva, con un tocco cauto, può dare l’input per avviare il movimento delle opere creando un piccolo moto oscillatorio. Geometria e movimento rappresentano una fusione affascinante tra precisione matematica e dinamismo visivo, esperienze uniche e coinvolgenti per lo spettatore. È un’interessante riflessione sulla percezione e l’interazione tra staticità e movimento.
In diverso modo anche il lavoro dell’italiano Paolo Scirpa gravita intorno al tema della percezione. Qui luce e spazio lavorano insieme. Nell’opera Ludoscopio per esempio, omaggio al tricolore italiano, la luce crea forme geometriche conducendo lo sguardo verso un tunnel infinito, un’illusione ottica che coinvolge attivamente chi guarda e permette di riflettere sulle ambiguità visive.
Il “gioco” con l’illusione ottica e la prospettiva è anche lavoro dell’artista visivo britannico Patrick Hughes. Partendo proprio da una sua citazione le sue opere mostrano come ingannare la mente: “quando i principi della prospettiva vengono invertiti e solidificati in dipinti scolpiti, accade qualcosa di straordinario: la mente viene ingannata a credere l’impossibile, che un dipinto statico possa muoversi di sua iniziativa”. Ancora una volta le geometrie che lavorano con la prospettiva visiva e l’illusione ottica sono una componente affascinante dell’arte, che sfrutta le peculiarità della percezione umana per creare effetti ingannevoli e sorprendenti.
C’è poi Edgar Diehl (DE) che esplora i confini della percezione visiva muovendosi tra le prospettive utilizzando nei suoi dipinti l’acrilico su alluminio. Quest’ultimo viene piegato generando un’ambiguità visiva, un “puzzle percettivo”, grazie anche all’uso del colore e agli incroci delle linee.
Anna Kruhelska dalla Polonia offre prospettive singolari nelle sue opere. In questo caso è il medium che la differenza, l’utilizzo della carta crea superfici tridimensionali che stimola giochi di luci ed ombre grazie alle pieghe e al movimento della stessa carta. Geometria e dinamismo spingono lo spettatore a interrogarsi sulla realtà e sulla propria percezione, rompendo i confini tra l’illusione e il reale.
Questo è ben visibile nelle sculture di Bruno Munari dove la lamiera tagliata e piegata crea pieni e vuoti, un’apparente semplicità di un progetto che indaga un’armonia delle proporzioni, un’arte che incarna significati profondi e diversi, riflettendo aspetti culturali, educativi, meditativi e simbolici della vita.
Ciò che colpisce di questa esposizione è anche la presenza di materiali inaspettati.
Le opere esposte di Seliger Reiner (PL) sono realizzate in gesso giallo con struttura in alluminio. Fortemente influenzato dalla sua esperienza durante l’infanzia nel periodo del dopoguerra, nella città di Düsseldorf completamente distrutta, ha scoperto la magia dei diversi materiali. Utilizzando le sue stesse parole, ciò che lo affascina è la consistenza vellutata e il colore: “poiché il materiale viene prodotto in lotti diversi, presenta sempre sfumature leggermente diverse. È il ritmo, la poesia del materiale che invita sempre alla creatività. Le possibilità creative ed estetiche sono inesauribili”.
Materiali d’uso quotidiano sono quelli riutilizzati dall’artista turco Şakir Gökçebağ: un repertorio che comprende mollette, appendini, secchi, orologi ma non solo, tutti oggetti che estrapolati dal loro contesto usuale perdono il loro primo significato a favore di una creazione di una nuova forma estetica e di prospettive interessanti.
Realizzate da un unico pezzo di materiale e senza tagli che ne dividano la superficie, le opere di Peter Weber (DE) si concentrano sul fenomeno della piegatura come forma artistica. L’opera in feltro acquisisce in questo senso una forte presenza, quasi scultorea: “Il materiale che piego si trasforma da una struttura piatta unidimensionale a un oggetto architettonico tridimensionale che scivola di nuovo in un rilievo piatto. È il pensiero dell’interezza che mi affascina e che mi spinge sempre di più a raggiungere i limiti del fattibile tecnico, per risolvere strutture complesse di creazione”.
In conclusione, la mostra ben rappresenta un caleidoscopio di espressione creativa dove lo sguardo è guidato attraverso un labirinto di geometrie e prospettive capaci di trasformare la percezione artistica. Un vocabolario visivo eterogeneo ma che conduce alla scoperta di aspetti sorprendenti e straordinari all’interno della loro sperimentazione progettuale.