La fiera più importante, ricca e globale del pianeta, Art Basel, ritorna a Parigi e lo fa in grande, grandissimo stile.
Per cominciare, il brand Miu Miu di Miuccia Prada ha da poco confermato un’importante partnership con la fiera svizzera, nello specifico del Public Program, con il progetto Tales & Tellers dell’artista Goshka Macuga. Mentre gli spazi elegantissimi (e luminosissimi) del “Grand Palais”, appena riaperto al pubblico in occasione delle Olimpiadi, ospiteranno le 195 gallerie selezionate per l’edizione 2024 di Art Basel Paris dal 18 al 20 ottobre.
Il legame tra Parigi e Art Basel diviene ogni anno più stretto. La nuova sede, che porta all’addio del provvisorio Grand Palais Éphémère, unitamente ad un Public Program sviluppato in collaborazione con la casa di moda milanese e diffuso per gran parte del centro cittadino, testimoniano l’intenzione della città e del suo dinamico ecosistema culturale di sfruttare l’impatto del marchio globale Art Basel per rafforzare ulteriormente la fiera, sottolinearne l’ambizione e amplificare la sua risonanza.
Il tutto contribuirà a rendere questa edizione la più parigina di sempre? Nel senso positivo del termine, sia ben chiaro. Si vedrà. Ma andiamo con ordine.
Il numero delle gallerie (195 provenienti da 42 paesi, tra cui 53 partecipanti per la prima volta e 64 gallerie che operano con spazi in Francia) è aumentato del 27%, rappresentando un’inversione di tendenza rispetto a un mercato più che mai fiacco. Complice di quest’inversione? La resilienza delle gallerie, soprattutto le medio/piccole, che continuano ad investire gran parte del budget annuale per la partecipazione a eventi come Art Basel & Co., e una selezione più “facilona” da parte dei vari comitati deputati alla scelta delle gallerie e dei loro progetti.
Conosciuta dal 2022 come Paris+ par Art Basel (in precedenza Fiac), la fiera è stata ribattezzata Art Basel Paris in concomitanza con il suo imminente trasferimento al Grand Palais. Questa decisione è stata presa in accordo con Rachida Dati, Ministro della Cultura francese, e fa seguito ad ampie consultazioni con i partner e gli interlocutori locali di Art Basel, compreso il Ministero della Cultura francese; la città di Parigi; GrandPalaisRMN, l’ente responsabile della costruzione; e le gallerie parigine, la cui forte presenza in fiera è uno dei tratti distintivi. In questa edizione 2024 rappresenteranno ancora una volta, come negli anni precedenti, oltre un terzo di tutti gli espositori.
La variante francese del colosso elvetico, diretta per il terzo anno consecutivo da Clément Delépine, sarà strutturata in tre settori espositivi: Galeries, in cui gli espositori presenteranno l’intera gamma del loro programma; Emergence, precedentemente nota come Galeries Émergentes, dedicata a gallerie e artisti emergenti; e il settore Premise, recentemente introdotto, con nove gallerie che presentano proposte curatoriali altamente singolari che potrebbero includere lavori realizzati prima del 1900. Dieci gallerie hanno scelto di condividere uno stand alla fiera, un numero record nella recente storia di Art Basel.
Quest’anno cinque nuove sedi si sono aggiunte alle quattro che ospitavano il Public Program durante le scorse edizioni. Avenue Winston Churchill, Petit Palais, Cour de l’Hôtel de la Marine, Domaine National du Palais-Royal e Hôtel de Sully si uniranno alle sedi degli anni precedenti: Palais d’Iéna, Beaux-Arts de Paris – Chapelle des Petits- Augustins, Parvis de l’Institut de France e Musée National Eugène-Delacroix.
I talk si svolgeranno per la prima volta al Petit Palais, situato proprio di fronte al Grand Palais, e curate per il terzo anno da Pierre-Alexandre Mateos e Charles Teyssou.
Oh La La!. E’ questo il nome della nuova iniziativa che inviterà gli espositori a mettere in scena un riallestimento creativo di opere d’arte insolite e raramente esposte. Distribuito in 31 dei 195 stand, Oh La La! creerà un percorso giocoso attraverso la fiera e offrirà ai visitatori l’opportunità di (ri)scoprire gli stand da una nuova prospettiva. Le opere e i progetti di questa edizione inaugurale di esploreranno temi come l‘amore, l’erotismo, la storia, l’eredità del surrealismo e l’identità queer.
Art Basel Paris sarà solo la punta di diamante di una settimana ricca di eventi, mostre e una fiera collaterale, Paris Internationale.
Paris Internationale (16 – 20 Ottobre) riprende il controllo della Bergère Centrale al 17 di rue du Faubourg Poissonnière, nel IX arrondissement e rende omaggio alla diversità del patrimonio architettonico parigino. Quest’anno Paris Internationale ha selezionato 72 partecipanti provenienti da 19 paesi. Dal 2015 Paris Internationale reinventa le tradizionali fiere d’arte contemporanea attraverso una selezione di gallerie impegnate, lungimiranti e multigenerazionali, sfidate a conquistare nuove sedi ogni anno. Insomma siamo agli antipodi rispetto Art Basel. L’approccio nomade di Paris Internationale è diventato una firma e dal 2022 è stato accompagnato da una partnership con gli audaci architetti svizzeri Christ & Gantenbein, sconvolgendo la concezione tradizionale di spazi fieristici.
Considerata la qualità delle ambientazioni scelte, l’intervento architettonico è ridotto al minimo. Questa strategia di risparmio delle risorse prosegue ogni anno, con il riutilizzo di molti elementi delle edizioni precedenti (arredi, illuminazione, segnaletica, ecc.) e l’utilizzo delle infrastrutture esistenti.
Abbiamo finito qui? Non direi proprio!
C’è Wasselmann alla Fondation Vuitton, Pop Forever Tom Wassermann &… (dal 17 Ottobre fino al 24 Febbraio). Ad Arnault risponde Pinault con una mostra dal titolo particolarmente esplicativo, Arte Povera (dal 9 Ottobre al 20 Gennaio) curata dall’ormai ex direttrice del Castello di Rivoli, Carolyn Christov Bakargiev.
Ed ancora, la mega mostra al Pompidou sull’arte surrealista: Surrealisme (Surrealism) che ha inaugurato il 4 Settembre e continuerà fino a metà Gennaio. E la Fondation Cartier? Per il suo quarantesimo anniversario aprirà il 12 Ottobre la prima grande retrospettiva europea di una figura cardine dell’arte colombiana e della cosiddetta Fiber Art, Olga de Amaral.
E poi ci sono le aste (ovviamente sia Christie’s che Sotheby’s), le mostre nelle mega gallerie parigine o con sede a Parigi, i vernissage, gli spazi indipendenti e pseudo-artistici, gli eventi assolutamente non-artistici, performance a pioggia per la città, i dj set, le feste, i party, le cene, i cocktail, le cene con i collezionisti e poi quelle con i curatori, cene con curatori asiatici e cene con curatori europei, cene con i very-HNWI e cene con gli Ultra-HNWI, e poi ancora feste e tanti, tantissimi capolavori d’arte.
Parigi è già la capitale artistica europea, chissà se nei prossimi anni riuscirà soltanto ad avvicinare l’incontrastata regina, New York City.