Dal 21 settembre Ca’ Rezzonico ospita Loris Cecchini. Leaps, gaps and overlapping diagrams, a cura di Francesca Giubilei e Luca Berta. Il progetto espositivo è un dialogo tra storico e contemporaneo che unisce lo spazio, l’architettura e la decorazione attraverso l’elemento modulare. Quella di Loris Cecchini è la proposta di una grammatica di innesti possibili della materia, giochi di incastri che compongono la percezione complessiva del fruitore. Una ricerca che l’artista sviluppa da oltre quindici anni, articolata in media e formati differenti e rivelatrice dei suoi interessi per ingegneria, design e architettura.
Punto di partenza dell’esposizione sono Waterbones (2024) e Arborexence (2024), installazioni rampicanti costituite da unità di acciaio e alluminio che si sviluppano sulle pareti del portego esterno in composizioni ramificate. Ogni elemento è una singola scultura che contribuisce alla creazione di un pattern molecolare o vegetale, una forma che si integra all’architettura del museo.
Al primo piano di Ca’ Rezzonico, nella sala da ballo, si trovano due tele di grandi dimensioni sorrette da sculture dell’artista che qui fungono da cavalletti. Otherworldly Winds, red narrative (aeolian landforms on zigzag particles, 2024) e Otherworldly Winds, black narrative (aeolian landforms on zigzag particles, 2024) poste l’una di fronte all’altra dialogano tra loro e con la decorazione del salone. La matericità delle opere offre un’esperienza visiva – quasi tattile – che, nella superficie vellutata (Otherworldly Winds, red narrative) e nel forte contrasto chiaroscuro (Otherworldly Winds, black narrative), richiama gli affreschi e le sculture presenti nella sala. La natura tangibile e illusoria delle opere, accentuata dall’assenza di prospettiva o gerarchia, favorisce nello spettatore la percezione di un pattern. Le Otherworldly Winds sono immagini fotografiche rielaborate, carta su tela che presentano una ricerca sulla materia attraverso i materiali, un’analisi del comportamento delle sostanze all’interno dello spazio: una fenomenologia delle materie.
Per necessità strutturali, a sorreggere le fotografie si trovano i lavori scultorei in fusioni di alluminio della serie ZigZag particles. Qui il soggetto è l’elemento modulare, la parcellizzazione della materia, una risposta al rischio di una virtualizzazione estrema, la scomposizione del reale in pixel. La forma perde consistenza, ritorna a essere una serie di punti che possono essere disegnati in modo sempre diverso. Ritorna ancora una volta il nesso tra forma e percezione: una dimostrazione del legame esistente tra ciò che si vede, la sua apparenza e come questa giunga al soggetto.
Da un punto di vista più iconografico, le opere costruiscono continui rimandi tra materiali e ornamenti del salone. Nella materia, così come anche nel movimento delle onde – strettamente connesso alla natura granulare dei cavalletti – le tele alludono ai detriti portati a riva, a frammenti che richiamano la decorazione settecentesca della sala. Le sculture di Loris Cecchini non costituiscono un’aggiunta o un’appendice ma diventano parte integrante di una complessità visiva e concettuale, come dimostrato dai profili di animali ridotti a pixel. L’analogia tra i soggetti delle sculture e i dettagli decorativi apre quindi a una riflessione sullo sguardo, sul paesaggio e sulla sua percezione che porta a domandarsi: “Che ruolo ha l’interpretazione dello spettatore davanti alla virtualizzazione tecnologica? Quanto incide la smaterializzazione del digitale sulla percezione?”.
Le corrispondenze tra storico e contemporaneo proseguono al secondo piano di Ca’ Rezzonico con Airbone (2024), Sequential Interaction in Alfalfa Chorus (2019) e Wallwave vibration (Chorus Transition Probabilities) (2024). Si evince qui l’analogia tra le sculture e il riverbero dell’acqua nelle tele di Canaletto. La struttura in resina poliestere di Wallwave vibration (Chorus Transition Probabilities) indaga modi e moti delle onde accanto alle altre due sculture modulari in acciaio sulle quali l’illuminazione genera giochi d’ombre. L’artista considera l’onda facendo emergere un’assonanza tra diversi linguaggi ma anche distanti periodi storici.
L’ultima opera di Leaps, gaps and overlapping diagrams, (sempre parte della serie Zigzags particles) è Telescope I (2023) è una scultura in fusione di alluminio che presenta la parcellizzazione della materia attorno all’elemento del telescopio. L’installazione viene messa in dialogo con Il mondo novo di Giandomenico Tiepolo (1791), creando un cortocircuito dello sguardo, di chi guarda e di chi è guardato. Viene allora proposto un dispositivo per osservare, un telescopio, che apre ancora una volta una riflessione sulla percezione della realtà.
L’elemento modulare consente a Loris Cecchini di articolare le sculture nello spazio, adattarle, dare una forma confacente al contesto. Le sue sculture indagano così il microcosmo ma anche il macrocosmo. L’artista offre un’analisi della realtà in tutti i suoi aspetti: da cosa è formata strutturalmente la materia, come questa si muove nello spazio, come viene percepita dall’occhio ma anche come viene interpretata dallo sguardo.
La scelta di operare con l’elemento modulare consente la messa in scena del processo, del farsi, per poi indagare le conseguenze sull’ambiente circostante e sulla percezione. Si può quindi considerare Leaps, gaps and overlapping diagrams come una ricerca sulla conoscenza del reale, sviluppata attraverso un medium versatile che, proprio grazie alla sua possibilità di cambiare, mostra i mutamenti tecnologici e percettivi nel tempo e nello spazio.