Un Stefano Massini stratosferico nel “Mein Kampf” al Teatro Strehler

Nel 1924, Hitler dava alle stampe “Mein Kampf” (La mia battaglia). Nel 2016, la Germania ne ha permesso la ripubblicazione dopo anni di censura. Stefano Massini ha studiato tutti i discorsi di Hitler e la prima stesura del libro, creando uno spettacolo che mette in luce la paranoia del dittatore e la follia nazional-socialista.

“Mein Kampf” è l’autobiografia che Adolf Hitler dettò a voce al suo compagno di cella Rudolf Hess durante la loro reclusione nel carcere di Landsberg am Lech in seguito al tentativo fallito di un colpo di stato nel 1923.  Stefano Massini ne rielabora il testo arricchendolo, mediante un gran lavoro di ricerca, di brani dei discorsi di Hitler e di parte delle cosiddette “Conversazioni di Hitler a Tavola”, vere e proprie registrazioni fatte da collaboratori del Führer che, durante i pasti, discorreva degli argomenti più disparati, dal vegetarianesimo alla politica estera.

Il risultato di questo lavoro è in scena al Teatro Strehler di Milano fino al prossimo 27 ottobre, in prima assoluta, prima di iniziare una tournée che lo porterà in giro per l’Italia. Dal primato della razza all’apoteosi del condottiero, alla febbre per la propaganda, va dunque in scena l’impalcatura del nazionalsocialismo, offerto senza filtri con lo stile ossessivo, barocco ed enfatico del testo originario, in un millimetrico studio teatrale di ritmi, toni e affondi verbali del dittatore.

Stefano Massini, unico vincitore italiano dei Tony Awards con “The Lehman Trilogy”, anch’esso nato al Piccolo Teatro, è l’unico interprete in una scena scura, scarna e disadorna a eccezione di un quadrato di luce bianca, una pagina pronta da scrivere. Non ci sono cenni alla tipica iconografia hitleriana – niente baffetti, insomma -, non ci sono divise militari né accenni alla guerra. Solo occasionali simboli per richiamare alcuni eventi particolarmente pregnanti nella lettura del testo e della personalità del suo autore. Una pioggia di schegge trasparenti e una valigia aperta per La Notte dei Cristalli* e la deportazione degli ebrei verso i campi di sterminio, una cascata di libri per ricordare il Rogo dei Libri proibiti del 1933.

Rimane un lunghissimo monologo (85 minuti senza intervallo né pause per riprendere fiato) con ipnotici livelli di passione ed energia, in cui un Führer trentenne, frustrato e insoddisfatto, esamina la sua vita, l’odio verso il padre e il suo paese di nascita, il disprezzo per la perdita dello ‘spirito tedesco’ “… La gloria naturale di essere tedeschi si è affievolita (…) il sonno disperato delle masse, solidarietà tra schiavi che rinunciano per sempre a elevarsi…” fino alla ricerca di un nuovo ordine sociale che salvi il “Reichstag privo di un Führer”.

Gli ultimi venti minuti circa dello spettacolo sono sensazionali.

Massini cambia tono, si fa più violento e accorato, quasi affannoso nell’affermazione delle “sue” idee, e conduce per mano il pubblico nei meandri del delirio di Hitler: lo sproloquio di un uomo disumano, ormai vinto nei fatti, ma non nella sua mente. 

La Germania si è arresa? La Germania non si arrende mai, quella resa non è mia”

“Mein Kampf” è uno spettacolo duro, impegnativo tanto per chi lo recita quanto per chi vi assiste, ma nel contempo necessario, perché la chiave per non ripetere gli errori del passato non è solo comprenderne l’origine, ma anche accettare il fascino e l’allure che i loro concetti fondanti hanno su di noi ancora oggi.

Note

“La Notte dei Cristalli”: tra il 9 e il 10 novembre 1938 case, sinagoghe e negozi ebrei in Germania furono saccheggiati e distrutti da gruppi di SS, Gestapo, aderenti alla gioventù hitleriana e semplici cittadini. Ci furono tra i mille e i duemila morti.

Fonti e crediti fotografici

Piccolo Teatro di Milano

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