L’incanto delle piccole cose: Filippo de Pisis tra poesia e pittura al CUBO di Bologna

La realtà si copre d’incanto nelle visioni di Filippo De Pisis, che seppe tingere di malinconia e meraviglia anche il più banale dei dettagli trasformando vestiti, animali domestici e oggetti d’uso quotidiano in scrigni colmi di poesia e simbolismo. Pittore e poeta fantasioso capace di muoversi da una corrente all’altra senza perdere la propria identità, De Pisis è noto per il suo stile brioso e materico, spesso caratterizzato da una tavolozza chiara e brillante, eppure i suoi dipinti, come i suoi scritti, sono potenti strumenti di introspezione psicologica.

L’esposizione “Filippo de Pisis, Nascita di un quadro”, curata da Ilaria Bignotti e Maddalena Tibertelli de Pisis, in corso al CUBO di Bologna dal 18 ottobre 2024 al 18 gennaio 2025, rappresenta un tuffo nell’universo pittorico e letterario di Filippo de Pisis.

Filippo de PisisNascita di un quadro Installation view CUBO in PEVincenzo Ruocco

Liricità, metafisica e simbolismo si fondono nei suoi dipinti dedicati alla poetica delle piccole cose. Il cuore pulsante della mostra è un piccolo olio su tela, “Paesaggio” (1926), parte del patrimonio artistico del Museo d’Impresa del gruppo Unipol, che ritrae un uomo minuscolo al cospetto di un maestoso albero secolare. Quest’opera comunica tramite una particolare composizione visiva e le proporzioni piegate secondo l’intento celebrativo della natura, distorte per restituire la relazione uomo-natura, la piccolezza dell’essere umano di fronte al dato naturale. Sentimento di “impotenza” riassunto nell’opera “Eremo di Assisi” (1923), quadretto che rende palpabile l’energia del vento attraverso l’aspetto materico della pittura, composta da pennellate corpose, spesse, generatrici di giochi di volumi e ombre.

La minuziosa selezione comprende un corpus di quindici opere in dialogo con gli scritti, i diari e gli appunti dell’autore, presentate grazie al contributo di rinomate collezioni e gallerie italiane e dell’archivio dell’artista. Letteratura e pittura comunicano una con l’altra nel lavoro di De Pisis costruendo un continuo scambio tra riferimenti e allusioni. L’artista è anche un raffinato letterato che accompagna le sue opere visive con testi autografi in cui espone la sua concezione dell’arte. Questo legame tra le due discipline emerge nel percorso espositivo, dove i quadri diventano spunti visivi nutriti dalle parole del maestro. Come sottolineano le curatrici, questa simbiosi tra immagine e parola dimostra la fiducia di de Pisis nel potere celato dietro la nascita di ogni quadro.

Filippo de PisisNascita di un quadro Installation view CUBO in TorreVincenzo Ruocco 3

Oggetti umili, elementi “banali” occupano un posto da protagonista, guidando lo spettatore ad una riscoperta intima e paziente, trasportandolo in scene sospese e pacifiche, dove nature morte collocate in spazi indefiniti si alternano agli strumenti di lavoro dell’artista o al suono di un grammofono. Così baguettes, pomodori, pesci, fiori, calamai, guanti abbandonati, si fanno carico di significati allegorici diventando muse agli occhi del pittore. I “poveri oggetti dimenticati… nel silenzio s’animano con una specie di disperazione”​. Come esplicato dalle curatrici, “la scelta di prediligere soggetti umili, quotidiani, anche dimenticati o fagocitati dalla modernità incalzante, è un modo per convogliare la lente d’attenzione su elementi che diventano personificazioni dei sentimenti dell’artista”. Questa visione della realtà riflette un profondo legame con il simbolismo naturalista di Giovanni Pascoli, in cui le piccole cose contengono l’universo e parlano direttamente all’anima dell’osservatore.

Una fetta di melone rappresentata in primo piano di fronte al mare assume la forma di un paesaggio suggestivo, mistico, quasi metafisico in grado di comunicare sensazioni, odori, pur rimanendo collocata in un luogo senza identità. De Pisis utilizza la pittura come mezzo per conoscere e conoscersi, spingendo la sua arte oltre alla rappresentazione visiva, trasformandola in un’azione terapeutica in grado di tenerlo ancorato al reale. I dipinti si trasformano da mere rappresentazioni visive in strumenti per esplorare e pacificare i tormenti dell’anima, come se de Pisis trovasse nel suo lavoro una via per ancorarsi al reale, allontanandosi dalle ombre della mente. L’artista stesso definì la sua pittura una sorta di “canovaccio di poesie”, testimoniando come la sua creatività fosse intrecciata alla sua sofferenza interiore.

Filippo de PisisNascita di un quadro Installation view CUBO in PEVincenzo Ruocco 1

La mostra indaga anche gli anni più tormentati dell’artista, vissuti negli angusti spazi della clinica a Brugherio, mura dove nevrosi e arte si mescolano lasciando spazio ad un nuovo capitolo. Il colore e il gesto diventano veicolo di sentimenti ed emozioni a lungo soppressi legando insieme visibile e invisibile, al punto da non distinguere più il sottile confine che divide immaginazione e realtà. Lo spettro nascosto seppur sempre presente della nostalgia accompagna il pittore, accanto alla figura pubblica e celebrata emerge un de Pisis inquieto, impegnato in una riflessione sulla sensibilità umana e sul rapporto empatico instaurato con le cose e la natura. Relazione evidente in opere come “I due pomodori” (1950) e “Rose bianche” (1952), che sembrano personificare gli oggetti ritratti e svelarne i sentimenti.

Il progetto espositivo si contraddistingue attraverso una lettura stratificata e complessa dell’opera di Filippo de Pisis, narrando una figura emblematica del Novecento in tutte le sue sfumature. Poeta, pittore e uomo si scambiano offrendo al pubblico un lato “segreto”, ma estremamente affascinante di de Pisis, arricchito dalle dolci parole dell’artista che ci invita ad immedesimarsi con i soggetti inanimati, a scambiarci passando da osservatore ad osservato. Si tratta di un evento prezioso per chiunque volesse approfondire lo stile e la poetica dell’artista lasciandosi travolgere dalle sue atmosfere ferme in un tempo e uno spazio indefinito.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

La Musa surreale, Alessandra Redaelli racconta Gala Dalì in prima persona nel suo nuovo libro

Nel libro La musa surreale, Alessandra Redaelli ripercorre, attraverso la voce della stessa protagonista, la vita della musa di Salvador Dalì, non solo come compagna del celebre pittore, ma come una figura indipendente, capace di determinare il proprio destino.

Artuu Newsletter

Scelti per te

Seguici su Instagram ogni giorno