A Pozzuoli è stato scoperto un tempio di un popolo mediorientale risalente a 2.000 anni fa

Di recente, al largo delle coste di Pozzuoli, è emerso un sito archeologico che getta nuova luce sugli scambi culturali e religiosi dell’antichità: un tempio dedicato a Dushara, il dio principale dei Nabatei. La scoperta è unica nel suo genere, poiché si tratta del primo tempio nabateo trovato al di fuori delle terre originarie di questa antica civiltà araba, celebre soprattutto per la costruzione di Petra in Giordania.

I Nabatei erano un popolo semitico originario dell’odierna Giordania e dell’Arabia settentrionale, noto per la sua abilità nel commercio e per il controllo delle rotte carovaniere che attraversavano il deserto arabo, trasportando beni di lusso come incenso, mirra, e spezie dal Mar Rosso fino al Mediterraneo. Verso il I secolo a.C., il loro regno si estendeva da Petra fino a Damasco e includeva città fiorenti come Hegra (Mada’in Saleh) in Arabia Saudita.

Non sorprende che abbiano trovato un nuovo sbocco commerciale a Pozzuoli, all’epoca un’importante porta commerciale romana nota come Puteoli. Situata vicino a Napoli, Pozzuoli era un crocevia per le merci dirette verso Roma e altre città del Mediterraneo, ed è probabile che i Nabatei abbiano deciso di costruire un tempio dedicato a Dushara per mantenere le loro pratiche religiose anche lontano dalla patria. La loro presenza dimostra quanto fossero ben integrati nei mercati e nelle comunità locali, pur mantenendo la loro identità culturale​

Il tempio è stato scoperto nel 2023 durante una campagna di mappatura del fondale marino condotta da un team di archeologi italiani e internazionali. Gli studiosi hanno individuato sotto la superficie marina due ambienti separati da pareti in stile romano e corredati di altari in marmo bianco. Su alcuni frammenti di marmo sono state rinvenute iscrizioni in latino dedicate a “Dusari”, nome latino per Dushara, che significa “consacrato a Dushara”. Questa scoperta, secondo Michele Stefanile, archeologo marino della Scuola Superiore Meridionale, è stata una sorpresa assoluta, poiché fino ad allora si conoscevano pochi dettagli sui culti stranieri praticati nel porto di Puteoli​i.

Il tempio presenta una combinazione di elementi nabatei e romani, con altari scolpiti in marmo bianco e strutture che riflettono un adattamento all’architettura locale. Gli studiosi ritengono che il tempio fosse un sacello all’aperto, un tipo di santuario comune per i culti dedicati a divinità orientali, che permetteva ai fedeli di svolgere i rituali sotto il cielo aperto. Questo tipo di architettura suggerisce che i Nabatei a Pozzuoli abbiano adottato alcune tradizioni romane pur mantenendo il cuore della loro religione.

Dushara, dio della fertilità e della protezione, era rappresentato come una divinità legata alla montagna, e l’adorazione per questa figura si esprimeva spesso attraverso altari che contenevano pietre sacre. Gli altari trovati nel sito sommerso di Pozzuoli presentano cavità rettangolari, verosimilmente usate per ospitare queste pietre, considerate centri di energia e protezione divina. È interessante notare che, pur essendo lontani dal Medio Oriente, i Nabatei hanno scelto di mantenere vivo il culto delle loro divinità, una testimonianza della forza e della coesione della loro identità culturale anche in terre straniere​

Con l’espansione dell’Impero Romano, la sorte dei Nabatei cambiò. Nel 106 d.C., l’imperatore Traiano annesse il regno nabateo, trasformandolo nella provincia di Arabia. Questo evento portò alla graduale perdita dei privilegi commerciali nabatei e segnò l’inizio del declino della loro influenza. Poco tempo dopo, il tempio di Pozzuoli fu abbandonato e gli archeologi ritengono che sia stato intenzionalmente riempito di calcestruzzo e frammenti di ceramica, un’usanza romana per “chiudere” simbolicamente un sito sacro piuttosto che distruggerlo. Questo atto di “sepoltura” riflette il rispetto romano per i luoghi consacrati, anche se di un culto straniero​

La scoperta del tempio nabateo sommerso rappresenta una preziosa testimonianza della complessità delle interazioni culturali e religiose nel Mediterraneo antico. Pozzuoli, già famosa per i suoi resti romani, si arricchisce di un nuovo capitolo che illustra quanto fosse eterogenea la popolazione di Puteoli. Il sito ci rivela che gli scambi commerciali non si limitavano a beni materiali, ma includevano anche pratiche religiose e valori culturali. La presenza del tempio è un simbolo dell’apertura dell’Impero Romano verso i culti stranieri, e al contempo, della capacità dei Nabatei di adattarsi, mantenendo viva la propria cultura.

Questa scoperta sprona gli archeologi a guardare con occhi nuovi l’importanza dei porti antichi come luoghi di scambio e incontro tra culture. Pozzuoli, oggi sommersa e trasformata, ci mostra ancora una volta la sua rilevanza storica, arricchendo il nostro sapere sul mondo antico e sulle reti culturali e commerciali che collegavano popoli apparentemente lontani

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