Elio Fiorucci, alla Triennale una mostra allestita come un’incredibile concept store

Elio Fiorucci, un nome un’icona. Designer, stilista, imprenditore, cool hunter, Fiorucci è tra le figure più eclettiche dell’Italia degli anni Sessanta e Settanta e il suo marchio non è da meno. Una straordinaria mostra in Triennale a Milano celebra vita e successi di questo grande personaggio, che ha stravolto i canoni della moda non solo italiana ma anche internazionale. Fino al 16 marzo 2025, l’istituzione milanese per eccellenza, presenta un’esposizione nella quale sembra di essere tornati indietro nel tempo, all’interno di uno dei grandi store Fiorucci. 

“Immagino che il mio avvenire sarà quello di commerciante. Non importa se non riuscirò pienamente nella mia professione. Continuerò a lottare, a sperare perchè penso che sia in questo la vera gioia di questo lavoro. Il commerciante non è che un giocatore, e da vero giocatore non sa staccarsi dal tavolo da gioco anche se perde”. È quello che scrive Elio Fiorucci su un tema di scuola dal titolo “Come desidero e come immagino il mio avvenire” e a posteriori possiamo affermare con certezza che è riuscito di gran lunga a superare i suoi sogni di bambino. 

Elio Fiorucci Instalation view Foto Delfino Sisto Legnani<br><br>DSL Studio © Triennale Milano

L’influenza paterna è stata fondamentale per la sua formazione professionale, ha infatti iniziato fin da giovane a lavorare col padre, proprietario di un piccolo negozio di pantofole nel centro di Milano. È proprio in questa bottega che Fiorucci si avvicina per la prima volta al mondo della moda e scopre un talento nell’anticipare le tendenze. Siamo nel 1967 quando Elio apre il suo primo negozio in Galleria Passarella a Milano, progettato dalla scultrice Amalia del Ponte, luogo che diventerà il fulcro della rivoluzione stilistica.
“Al centro di una Milano rigida, fra boutique di lusso, noi siamo arrivati con le minigonne, i colori, le luci, la musica alta. È stato uno shock per la città, ma pure la mia fortuna racconta Fiorucci.

Qui nasce l’idea di una moda più accessibile, libera da vincoli e soprattutto non imposta dall’alto ma che segue correnti e stili di chi frequenta la strada. Outsiders, artisti, personaggi stravaganti, diversi dalla gente comune, vengono presi a modello da Elio. “La strada è stata la mia scuola, lì ho imparato tutto”, afferma. Dopo un viaggio a Londra, dove scopre uno stile di vita diverso da quello a cui era abituato, ha l’illuminazione di portare in Italia una moda alternativa, in cui ognuno è libero di esprimersi anche attraverso l’eccesso.

Elio Fiorucci Instalation view Foto Delfino Sisto Legnani<br><br>DSL Studio © Triennale Milano

Nel 1975, l’anno dopo aver aperto il secondo store milanese, inaugura un altro negozio marchiato Fiorucci a Londra, per poi approdare negli anni successivi anche a New York e Los Angeles, dove collaborerà con colossi del mondo dell’arte contemporanea come Andy Warhol che Elio ricorda come “un uomo semplice e gentile. Un genio”. Saranno proprio le vetrine del negozio Fiorucci ad essere scelte da Warhol come veicolo per il lancio della sua rivista Interview.

Tra gli altri famosissimi artisti con i quali Fiorucci ha creato un legame d’amicizia oltre che professionale, vi è senza dubbio Keith Haring. Quando nel 1984 esplode a Londra e a New York la mania dei graffiti, Elio invita a Milano proprio Haring, del quale apprezzava molto il lavoro. La complicità tra i due porterà a una collaborazione artistica innovativa, in cui moda e arte si contaminano e completano vicendevolmente. Keith Haring passerà infatti due giorni e una notte a ricoprire l’intero negozio di Galleria Passarella, mobilio compreso, di vernice spray, facendo così arrivare anche a Milano l’arte dei graffiti.

Nella retrospettiva in Triennale, vicino a una gigantografia dell’artista statunitense, troviamo esposto un bellissimo pezzo unico ad opera di Keith Haring. Realizzata in occasione di una performance in uno dei negozi Fiorucci a Milano, il 9 e 10 ottobre 1983, l’opera Senza Titolo è una tela di grande formato con i tipici graffiti dell’artista dal tratto rapido e deciso. Questo pezzo è accompagnato nell’esposizione da un paio di jeans, ovviamente marchiati Fiorucci, usati da Haring come fossero una tela. Sono infatti ricoperti dai famosi personaggi che da sempre realizza l’artista, trasformando un semplice capo d’abbligliamento in un’opera d’arte unica, allo stesso modo dei graffiti che ricoprono i muri delle città metropolitane. 

Quelli di Fiorucci non erano solo semplici negozi ma possono essere definiti come concept store, luoghi di grande sperimentazione dove, non solo si vendevano vestiti ma erano quasi dei centri culturali. Attraverso un particolare insieme di abbigliamento, dischi musicali, pubblicazioni e oggetti provenienti da tutto il mondo, i negozi Fiorucci erano unici nel loro genere. Da sottolineare è anche la loro vicinanza al mondo dell’arte, dal momento che diventavano spesso palcoscenici per la musica e l’arte contemporanea, nonchè per happening e performance e luoghi di aggregazione per artisti e intellettuali di ogni genere. La mostra in Triennale restituisce appieno quest’aspetto multidisciplinare e culturale del marchio, attraverso una retrospettiva carica di materiali d’archivio e registrazioni inedite dello stesso Fiorucci.

Elio Fiorucci Instalation view Foto Delfino Sisto Legnani<br><br>DSL Studio © Triennale Milano

La voce di Elio accompagna infatti durante tutto il percorso di visita, rendendo unica l’esperienza e soprattutto restituendo al pubblico le sue esatte parole. Si tratta di interviste, molte delle quali mai presentate prima, che rendono la mostra oltre che accattivante anche estremamente utile per la comprensione del personaggio. 

Gli spazi della Triennale dedicati a Fiorucci si trasformano completamente in una vera e propria esplosione di suoni, tra musica e interviste; e colori, nelle insegne al led e nei manifesti che circondano grandi vetrine espositive. L’allestimento della mostra gioca un ruolo fondamentale, richiamando lo stile del marchio Fiorucci caratterizzato da colori accesi e vibranti. L’impressione è veramente quella di essere all’interno di uno dei celebri negozi milanesi, passeggiando tra manichini e incredibili capi.

Oltre alla bellezza dei pezzi esposti, l’esperienza di visita acquista valore anche per il tipo di allestimento che è stato scelto per presentarli. La mostra segue un percorso cronologico, dagli esordi negli anni Sessanta, al lancio della linea Love Therapy nel 2003, quella dei famosi gnomi da giardino, fino alla scomparsa di Elio Fiorucci il 20 luglio 2015, pochi giorni dopo aver festeggiato il suo ottantesimo compleanno. 

L’esposizione, nonostante abbia un chiaro taglio archivistico, non è minimamente presentata come una classica mostra d’archivio. Si tratta al contrario, di un sistema intelligente e innovativo per attualizzare e rendere coinvolgente dei materiali dal forte carattere storico, con i quali è sempre molto complesso creare una forma d’interazione partecipativa, cosa che è invece pienamente riuscita in questo caso. 

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