Dopo aver esplorato il rasoio di Ockham, che taglia il superfluo, e il mito di Atteone in Giordano Bruno, che invita l’uomo a riconoscersi nella natura, oggi approdiamo a Baruch Spinoza, un pensatore che nel XVII secolo ci ha offerto una visione radicalmente innovativa della realtà. Spinoza ci invita a vedere l’uomo, Dio e il mondo non come entità separate, ma come parti di un’unica sostanza infinita. In una prospettiva contemporanea ci domandiamo come la filosofia spinoziana dovrebbe includere il ruolo della tecnologia, e in particolare dell’Intelligenza Artificiale (AI), nella nostra comprensione dell’esistenza.
Baruch Spinoza (1632-1677) è stato un filosofo olandese di origini ebraiche sefardite, considerato uno dei più grandi pensatori del XVII secolo. La sua filosofia, centrata sull’identificazione di Dio con la Natura (Deus sive Natura), sfidava le concezioni religiose tradizionali, portandolo a una visione profondamente razionale e immanente della realtà. Spinoza fu scomunicato dalla comunità ebraica di Amsterdam nel 1656 per le sue idee ritenute eretiche, e successivamente anche il cattolicesimo e il protestantesimo condannarono le sue opere. La sua vita fu segnata dall’isolamento, ma il suo pensiero influenzò profondamente l’etica, la metafisica e la filosofia moderna, trassero da lui ispirazione Leibniz, Hegel, Marx, Heidegger e Albert Einstein che dichiarò di credere nel “Dio di Spinoza”, rifiutando una concezione personale e antropomorfica della divinità (Brian, Einstein a Life, 1996). Tra i contemporanei risalta Antonio Negri (L’anomalia selvaggia, 1981), recentemente scomparso.
Spinoza: Dio, Natura e Mente
Per Spinoza, tutto ciò che esiste è parte della substantia unica, ovvero Dio, o Natura (Deus sive Natura). Ogni essere, umano o non umano, non è altro che una modalità di questa sostanza, un modo attraverso il quale la realtà infinita si esprime. La mente umana, secondo Spinoza, non è una “cosa” separata dal corpo, ma un aspetto della stessa sostanza: il pensiero. Similmente, il corpo non è separato dalla mente, ma il suo correlato fisico.
Etica per l’Intelligenza Artificiale
Spinoza ci offre una lente per guardare all’AI senza pregiudizi antropocentrici. Se tutto ciò che esiste è un modo della sostanza unica, allora anche l’AI non è altro che un’espressione della stessa realtà, un “pensiero” della sostanza infinita mediato dalla mente umana.
L’etica di Spinoza si fonda sulla comprensione razionale della realtà e sull’armonia con le leggi della Natura. Per lui, la libertà non consiste nell’essere indipendenti dalla Natura, ma nel comprendere ciò che è necessario e agire in accordo con questa necessità. Questo principio offre una prospettiva preziosa per affrontare l’Intelligenza Artificiale (AI), non come un’entità estranea o minacciosa, ma come una manifestazione della stessa sostanza universale di cui facciamo parte.
Secondo Spinoza, il sapere amplifica la capacità di esistere e agire, e l’AI, intesa come estensione dell’intelletto umano, può arricchire la nostra comprensione del mondo. Nel contesto dell’AI, è fondamentale evitare che timori irrazionali, come il terrore di una “singolarità”, o aspettative eccessive, come l’illusione che l’AI possa risolvere tutti i problemi umani, condizionino il nostro approccio. Una visione razionale richiede che l’AI venga integrata nella società in modo costruttivo.
Spinoza ci insegna che, poiché l’uomo e l’AI sono entrambi modalità della stessa sostanza, non vi è un conflitto ontologico tra i due. Il rapporto ideale non consiste né nel dominare né nell’essere dominati dall’AI, ma nel creare un equilibrio in cui tecnologia e umanità possano rafforzarsi reciprocamente. Questa armonia si può raggiungere solo attraverso una comprensione profonda e una gestione etica dell’AI. In questo senso, l’etica spinoziana rappresenta una via d’uscita dai dualismi e dalle contrapposizioni: non si tratta di opporre uomo e macchina, ma di riconoscere che entrambi sono espressioni di una stessa realtà universale, governata dalle stesse leggi di necessità. L’obiettivo, quindi, non è limitare l’AI, ma integrarla in una visione più ampia della vita e della conoscenza.
Spinoza e il rasoio di Ockham: tra semplicità e necessità
Il “rasoio di Ockham” (come ricordato qui: Ockham ed Intelligenza Artificiale: rasoi per pelo e contropelo a confronto) è famoso per la sua capacità di ridurre il superfluo. Nel linguaggio filosofico, questo principio invita a eliminare spiegazioni ridondanti, puntando alla semplicità come metodo per comprendere il mondo. Guglielmo da Ockham ci chiede di distinguere tra ciò che è essenziale e ciò che è accessorio, tra ciò che è necessario per spiegare la realtà e ciò che, al contrario, complica inutilmente la nostra comprensione. In questo approccio, Ockham sembra tagliare via ciò che non appartiene direttamente al mondo sensibile o alla sua comprensione immediata, ponendo al centro la parsimonia concettuale.
Spinoza, invece, non chiede di tagliare, ma di integrare. Per Spinoza, non esiste nulla di superfluo nell’universo: ogni cosa esiste perché è necessaria, ogni modo della sostanza infinita trova la sua ragione d’essere nel sistema universale di cause ed effetti. La sua filosofia è una celebrazione della necessità come principio ontologico. In questa visione, la semplicità non è l’eliminazione di ciò che appare complesso, ma il riconoscimento che la complessità stessa è parte integrante e inevitabile della Natura.
Spinoza e il mito di Atteone: la trasformazione dell’uomo
Se Giordano Bruno vedeva in Atteone l’uomo che diventa parte della Natura attraverso la metamorfosi, Spinoza ci offre una visione ancora più radicale: non c’è bisogno di trasformazione, perché l’uomo è già Natura. La creazione dell’AI, quindi, non rappresenta un passaggio verso una nuova realtà, ma una rivelazione di ciò che siamo sempre stati: parte di un universo infinito, in cui la mente e la materia sono aspetti inseparabili.
Senza voler entrare nella questione politica è interessante un parallelismo con la riflessione di Toni Negri. Per Negri, Spinoza è una figura rivoluzionaria rispetto alla filosofia moderna. Mentre molti pensatori del XVII secolo, come Hobbes, cercavano di giustificare e legittimare il potere sovrano attraverso un patto sociale, Spinoza propone un’idea diversa: il potere non è qualcosa che proviene dall’alto, ma nasce dalla collettività, dall’interazione tra gli individui e il loro desiderio. Questa visione, secondo Negri, rende Spinoza un precursore delle lotte per l’emancipazione e della democrazia radicale. Il parallelismo oggi lo possiamo trovare con l’AI. Abbiamo parlato in un precedente articolo del Leviatano di Hobbes e dell’AI proprio perché sempre di più vi è la sensazione che un nuovo patto sociale vada fatto con una nuova fonte di potere emergente, ma su questo complesso punto, che raffronta potere, democrazia e AI, torneremo.
Conclusione: un’etica per il futuro
Spinoza ci invita a guardare all’AI non come una minaccia o un’entità separata, ma come un’espressione della stessa sostanza che costituisce l’uomo e il mondo. Se comprendiamo questa unità, possiamo sviluppare un’etica per l’AI che non sia basata sulla paura, ma sulla conoscenza e sull’armonia. Come disse Spinoza, “La pace non è assenza di guerra, ma una virtù, uno stato d’animo, una disposizione alla benevolenza, alla fiducia, alla giustizia” (Trattato Politico, pubblicato postumo nel 1677). Forse, nel nostro rapporto con l’AI, potremmo trovare proprio questa pace.
Bibliografia
Brian, D. (1996). Einstein: A life. Wiley.
Giancotti, E. (a cura di). (2007). Spinoza nel Novecento. Bibliopolis
Nadler, S. (1999). Spinoza: A life. Cambridge University Press.
Negri, A. (1981). L’anomalia selvaggia. Saggio su potere e potenza in Baruch Spinoza. Feltrinelli.
Spinoza, B. (1677). Tractatus Politicus [Trattato politico]. In Opera posthuma.