Nella bellissima cornice dell’Orangerie, la Villa Reale di Monza accoglie 120 capolavori della grafica novecentesca per la mostra DA “RENOIR A PICASSO, DA MIRÓ A FONTANA. 120 capolavori della grafica del ‘900″ in un percorso che porta in scena i grandi protagonisti, da Henri Toulouse-Lautrec a Paul Cézanne, da Pablo Picasso a Vasilij Kandinskij, da Marc Chagall a Joan Miró, da Alberto Giacometti a Jean Dubuffet, da Alberto Burri a Lucio Fontana, ad altri ancora.
La mostra si apre con un’introduzione alla definizione resa celebre da Ambroise Vollard, “peintre-graveurs”, con la quale si intendono gli artisti che hanno utilizzato le tecniche della stampa con la stessa modalità ed intenzione con cui hanno usato il pennello, la tavolozza e i colori ad olio, artisti che hanno saputo trasferire sulla carta tutta la loro poetica. Ripercorrendo la storia e le varie influenze, la rassegna, a cura di Simona Bartolena con Enrico Sesana e Luigi Tavola, mette in luce l’importanza della stampa d’arte come mezzo espressivo autonomo.
Apre l’esposizione una litografia di Manet, che testimonia la sua passione per le tecniche a stampa, evidente anche con la sua partecipazione alla Société des Aquafortistes, fondata da Alfred Cadart nel 1862. La litografia “La barricade” (1871) che illustra le fucilazioni sommarie eseguite per riportare l’ordine dopo l’esperienza comunarda s’ispira alla lezione di Goya nella sua Fucilazione e rende omaggio a Henri Daumier, il quale prima di lui aveva interpretato le tecniche a stampa con l’intenzione di dare un approccio realistico al taglio politico.
Al polo opposto, l’ultima opera del percorso è invece di Lucio Fontana. Siamo nel 1964 e il “Concetto spaziale” qui esposto è un esemplare di un’acquaforte con buchi e goffrature. Nel mezzo viene proposto un percorso che racconta ed aiuta a ricostruire la storia di questa grafica novecentesca, di una matericità espressa attraverso la carta e la stampa, che ripercorre la storia dell’arte della stampa dopo l’impressionismo, dopo pilastri come Claude Manet, Pierre-Auguste Renoir, Henri Toulouse-Lautrec e Paul Cézanne.
Focus importanti vengono indagati sulla grafica prodotta dagli esponenti del movimento di avanguardia tedesco Die Brücke (il Ponte), il gruppo riunitosi a Dresda nel 1905, con esempi diKarl Schmidt-Rottluff, uno dei suoi fondatori (Melancholie, 1914), Erich Heckel (Die Brüder Karamasow, 1920), Max Pechstein (Kopf eines bärtigen Fischers, 1922) o Emil Nolde (Prophet, 1912), dove la pratica del disegno e dell’incisione conferisce alle composizioni segni carichi e quasi violenti. La silografia in particolare era una tecnica di largo uso tra gli esponenti del gruppo, ideale per “l’istintivo e veemente stile espressionista”.
La grafica cubista è espressa invece attraverso lavori importanti di Pablo Picasso, come
“Nature morte à la bouteille de Marc” (1911), la più grande incisione cubista realizzata dall’artista, stampata, come viene spiegato nelle precise descrizioni che affiancano le opere, in un’edizione di 100 esemplari da Delàtre e pubblicata nel 1912, insieme alla puntasecca di Bracque “Fox”, dal soggetto simile, in cui entrambi danno priorità alla struttura piuttosto che alla prospettiva tradizionale. Non mancano anche esempi di Fernand Léger (Composition aux deux personnages, 1920), Gleizes (La ville – Toul, 1914) Juan Gris (Nature morte, 1922) ed altri ancora.
Significativa anche la documentazione sulla produzione particolarmente ricca nella grafica pubblicitaria e nella tipografia della scuola del Bauhaus con esempi, tra gli altri, di Vasilij Kandinskij o Paul Klee. L’opera di quest’ultimo, “il Funambolo (Seiltänzer)”, stampa realizzata nel 1923 è una litografia a colori, un capolavoro da lui realizzato, uno straordinario equilibrio di forme e linee, una “composizione evocativa e poetica”.
È poi presente l’astrattismo, la figurazione, viene introdotta la prova dell’incisione a colori con la stampa di Rouault, ma non mancano anche linguaggi di ascendenza surrealista, ed in tutto questo si inserisce anche il filone della grafica italiana. Per concludere il percorso espositivo troviamo le libere sperimentazioni dell’Informale, tra cui spiccano, tra gli altri, i maestri Emilio Vedova con lasua litografia “Scontro di situazioni opera 13” (1959) e Alberto Burri con “Combustione” (1963-1964), acquaforte e acquatinta a colori. Il primo, pur avendo approcciato il mondo della stampa relativamente tardi, ha saputo creare opere di altissima qualità, concependole in stretta continuità con la sua produzione pittorica.
Come descritto, è lui stesso a raccontare il suo approccio con la stampa “L’acido sbrana il metallo, lo solca – la ‘magia’ di ogni rapporto grafico diretto incontro – scontro con la materia (…). Indubbiamente mi sono portato alla grafica, all’incisione, anche per questo senso di rivelazione continua di mezzi, su piombo, alluminio, ferro, celluloide, zinco, scrittura con l’acido, ripetitivo di acquetinte, riporto, cera, carborundum…Come tocchi lastra, acidi, solco, quando è il dunque la materia diventa essa stessa dramma, la materia ha una propulsione, insomma si-ti precisa – ti realizza”. È un intenso lavoro quello di Vedova in campo grafico, che prende avvio nel 1958. Il secondo, Burri, arriva alla stampa per sperimentare, cercando di trasferire quella matericità che caratterizza il suo stile distintivo, anche su carta. Insieme allo stampatore Valter Rossi cominciano una serie di ricerche volte a riprodurrela corposità della materia attraverso la tecnica dellastampa. “La combustione fu il primo cimento (…) come realizzare quella impalpabilità? Quei neri cosi intensi e vellutati?”. Un processo insormontabile a prima vista, quello di rendere l’impalpabilità dei processi di combustione dei neri vellutati dell’artista, risolto poi con l’uso di sabbie e colle.
In conclusione, questa corposa esposizione porta la carta ad essere percepita come spazio vivo, reale, materico, un supporto che non rimane fine a se stesso ma porta con sé tutte le vibrazioni e le densità realizzate prima su tela o altri supporti. Nonostante una certa distanza data dal mezzo proprio della stampa, emerge una grafica novecentesca caratterizzata da una sensorialità profonda e un legame intimo tra artista e materia.