Dal 1 febbraio al 2 marzo 2025, le Civiche Raccolte d’Arte di Palazzo Marliani Cicogna accolgono la mostra collettiva Hideout (Spaesamenti), un progetto del collettivo Spazio Plurale. Composta da opere di Vincenzo Zancana, Andrea Ciriminna, Paolo Treni, Brigitta Rossetti, Matteo Suffritti, Marco Rossi, Alex Sala e Pol Palli, la mostra interroga il rapporto tra arte, spazio e percezione, proponendo un viaggio nelle inquietudini e negli spaesamenti del presente. L’inaugurazione, prevista per il 1 febbraio alle ore 17.00, inaugura un percorso in cui il visitatore è invitato a riflettere sulle fragilità e le contraddizioni della realtà contemporanea.
Spazio Plurale nasce nel 2021 come una realtà fisica e virtuale gestita da artisti di diversa origine e formazione culturale, con l’intento di affrontare temi socioculturali sentiti come urgenti. Ogni progetto del collettivo è caratterizzato da un approccio collaborativo e multidisciplinare, che coinvolge tecniche artistiche e territori diversi. Hideout (Spaesamenti) rappresenta una nuova tappa di questa ricerca, affrontando il tema della percezione della realtà attraverso un’esplorazione che oscilla tra spaesamento e creatività, isolamento e possibilità.
La domanda che guida la mostra è semplice ma profonda: come percepire la realtà oggi? Una realtà fragile e complessa, che gli artisti rappresentano come un luogo in bilico tra il concreto e il simbolico. I lavori esposti indagano temi come l’isolamento, il disagio, l’ironia, ma anche il potenziale trasformativo dell’arte. Ogni opera è una riflessione su ciò che spesso rimane nascosto o ignorato, offrendo al pubblico uno sguardo dietro le quinte dei processi interiori e creativi.
Il contributo di Vincenzo Zancana si concentra su strutture ambigue, come Soutien (Dormiente), che mette in discussione il confine tra funzione e simbolo. L’opera, che può apparire come un oggetto d’arredamento o una trappola, invita l’osservatore a interrogarsi sul significato della sua forma e sul ruolo dell’arte nel sostenere un fragile equilibrio. Questo dialogo tra concretezza e ambiguità trova un’eco nei lavori di Andrea Ciriminna, i cui dipinti esplorano l’incontro tra luce e buio, creando forme antropomorfe che si sovrappongono e si dissolvono. Le sue opere evocano solitudini sospese, spazi e tempi indefiniti in cui lo smarrimento diventa una dimensione esistenziale.
Con Paolo Treni, il gioco di luci, ombre e riflessi si trasforma in un’esperienza dinamica e partecipativa. La percezione delle sue opere è influenzata non solo dall’angolo di visione, ma anche dalla presenza stessa dell’osservatore, che diventa parte integrante del lavoro. Questa tensione tra presenza e assenza prosegue nei lavori di Brigitta Rossetti, che indaga sdoppiamenti visivi e metaforici. I suoi luoghi fatiscenti, i dettagli di oggetti domestici e i riferimenti al corpo umano aprono a riflessioni sui confini tra realtà, psiche e società.
Matteo Suffritti sceglie di negare la centralità, creando opere in cui il centro, vuoto o definito da finestre-oblò, esclude la possibilità di un punto focale. Questa scelta costringe l’osservatore a cercare continuamente un equilibrio visivo, evocando una percezione frammentata e instabile della realtà. Il tema dell’identità emerge con forza nel lavoro di Marco Rossi, che attraverso figure informi e fluttuanti esplora il vuoto, la negazione e il divenire. Le sue opere riflettono sulla condizione umana, evocando domande nietzscheane sulla mancanza di senso e sull’essenza del vivere.
Gli autoritratti di Alex Sala introducono un elemento autobiografico e intimo, dove paesaggi interiori, elementi organici e simboli evocano la tensione tra smarrimento e lucidità. La sua ricerca artistica si muove tra ironia e dolore, creando opere che si caricano di significati profondi e stratificati. Infine, Pol Palli propone un’esperienza multisensoriale attraverso strumenti sonori costruiti artigianalmente, che creano un’orchestra invisibile di suoni, riverberi e asincronie. Le sue opere si espandono nello spazio, trasformandolo in un ambiente immersivo che invita il pubblico a percepire il suono come un’estensione dello spazio stesso.