Trump è di nuovo Presidente: cosa ne pensano gli artisti / 2: Timothy Greenfield-Sanders

Per anni, è stato lo spauracchio non solo di chiunque, in America e fuori dall’America, avesse a cuore le sorti di quella che viene spesso definita “la democrazia più antica del mondo”: non solo per le sue politiche dichiaratamente classiste, xenofobe, estremamente aggresive in tema di immigrazione (ha annunciato “deportazioni di massa” contro gli immigrati irregolari), contrarie ad ogni conquista in tema di diritti civili e sessuali (ha annunciato che metterà fine al “delirio transgender” nel suo primo giorno alla Casa Bianca, tagliando i fondi per le politiche di inclusività e di transizione per le persone transgender), ma anche per la sua spregiudicatezza, la sua arroganza, il suo linguaggio violento, il suo trasformare chiunque abbia un’opinione diversa dalla propria in un nemico da additare al pubblico ludibrio, da screditare, da schiacciare; e ancora, per le iperboliche “balle spaziali” gettate in pasto al pubblico per acchiappare voti (vedi il caso degli “immigrati che mangiano i gatti” in campagna elettorale), oltre che per lo spregio sistematico dei meccanismi di bilanciamento dei poteri e delle regole di base della democrazia rappresentativa (l’inquietante tentativo insurrezionale del il 6 gennaio 2021 con l’assalto al Campidoglio da parte dei suoi sostenitori ne è stata la prova più eclatante).

Il web ha spesso rimbalzato meme, vignette e sfottò su di lui, e molti artisti si sono schierati contro la sua rielezione, anche appoggiando apertamente la candidata democratica, poi risultata sconfitta, Kamala Harris. Oggi, però, piaccia o no, Trump sta per insediarsi per la seconda volta come Presidente eletto degli Stati Uniti. In occasione del suo insediamento, abbiamo chiesto ad artisti, americani e non solo, un parere al riguardo. Ecco le loro risposte.

La prima intervista la trovate qua: Andres Serrano: “Siamo nati con la violenza, per noi non è una novità”

Greenfield-Sanders: “Nei prossimi anni molte battaglie per difendere la democrazia”

Timothy Greenfield-Sanders è uno dei più noti, riconosciuti e originali fotografi statunitensi. Nei suoi scatti ha immortalato, con uno stile inconfondibile, personaggi del mondo dello spettacolo (da Nicole Kidman a Alfred Hitchock a Woody Allen a Vanessa Redgrave, a Steven Spielberg, Martin Scorsese, Spike Lee e molti altri), della cultura e della letteratura (da Salman Rushdie a Fernanda Pivano a Gore Vidal), della musica (da David Bowie, a Lou Reed, a B.B. King), della moda (con personaggi come Yves Saint Laurent e Naomi Campbell), e naturalmente dell’arte: dalla sua lente sono passati in molti, come Andy Warhol, Roy Lichtenstein, Keith Haring, Robert Mapplethorpe. Ma la sua innata e onnivora curiosità per ogni tipo di umanità lo ha fatto portare davanti al suo obiettivo ogni tipo di personaggio, come scienziati, pornostar, musicisti underground, latinos ed esponenti di minoranze etniche o sessuali. Ha diretto anche film, pubblicato libri e realizzato e progetti speciali, dedicati a persone che si sono impegnati in battaglie di liberazione o di lotte per i diritti, come quelli LGBTQ o antirazzisti. E, ovviamente, ha ritratto anche esponenti dell’establishment politico: ecco allora i ritratti di politici di primissimo piano della politica americana come George W. Bush, Hillary Clinton, Barack Obama. E anche Donald Trump. Su di lui, in particolare, ha spesso avuto, in passato, posizioni molto nette: ha definito “orribili” le cose che dice, e ha detto che ha un particolare talento per la manipolazione dei media. Ecco l’intervista che ci ha rilasciato.

Timothy Greenfield Sanders Self Portrait Courtesy the artist

Thimoty, quando Trump è salito al potere la prima volta, tu hai detto che quest’uomo “ha un talento per la manipolazione dei media”, che “i suoi commenti sui latinoamericani sono disgustosi” e che, in generale, “le cose che dice Trump sono così orribili”. Ora che ha vinto di nuovo le elezioni ed è salito di nuovo al potere, cosa ne pensi?

Avevo ragione. Ha una notevole capacità di manipolare i media. È angosciante che i media ci caschino. Quest’ultima elezione ne è la prova. Per quanto riguarda i suoi commenti sui latinoamericani, da tempo ha aggiunto molte altre minoranze al suo repertorio.

Con la rielezione di Trump alla presidenza, le patologie della democrazia sembrano trovare nuovo vigore. Cospirazioni, fake news, razzismo, ossessioni per nemici immaginari, autoritarismo: tutto il repertorio dei peggiori regimi autocratici. In questo contesto, come vedi il futuro dell’America e del mondo dopo il ritorno di Trump?

I prossimi anni saranno caratterizzati da una serie di battaglie per difendere la democrazia. Sarà estenuante e noioso.

Pensi che ci sarà una svolta autoritaria e che la democrazia americana ne uscirà ancora più debole?

La democrazia americana è già più debole.

Pensi che l’arte possa ancora svolgere un ruolo nell’impegno sociale o politico?

L’arte svolge sempre un ruolo importante a livello sociale e politico. Questo continuerà, ed emergeranno nuovi artisti.

Pensi che l’immagine del grande alleato di Trump in questa elezione, Elon Musk, sia un fenomeno altrettanto interessante e spaventoso da indagare come artista? E se sì, come pensi che sia possibile affrontare un fenomeno così nuovo e sfuggente, con il suo carico di megalomania, intuizioni profetiche e mancanza di scrupoli?

È difficile competere con una tale quantità di denaro. Non abbiamo mai vissuto una situazione come questa e non riesco ancora a immaginarmi che cosa potrà accadere.

Pensi che gli artisti possano intervenire nella situazione politica, e in quali modi?

Penso che dovresti parlare con alcuni artisti di spicco che sono molto impegnati politicamente. Mi vengono in mente, per farti degli esempi, Karen Finley e Deborah Kass.

Tu pensi, come artista, di poter in qualche modo documentare, riflettere o intervenire su ciò che sta accadendo negli Stati Uniti e nel mondo?

Su questo non ho una risposta.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Abbattere i confini tra umano e digitale. Ruby Rhizome e il progetto GENESIS

In questa intervista, Ruby ci guida attraverso il suo percorso artistico, dagli inizi legati alla scoperta della propria corporeità fino alle sue ricerche attuali, incentrate sull’abbattimento dei confini tra umano e digitale.

“I am blood di Jan Fabre è una mostra sulle ferite fisiche e mentali”. Parola alla curatrice Katerina Koskina

In questa intervista, Koskina ci racconta come è nata l’idea di portare un artista di fama internazionale come Jan Fabre in uno spazio così particolare, e il significato profondo dietro al dialogo tra le sue opere del 2005 e del 2023.

Artuu Newsletter

Scelti per te

Seguici su Instagram ogni giorno