In pieno centro a Bologna c’è un palazzo che fu la casa di un papa speciale: si chiamava Gregorio XIII, all’anagrafe Ugo Boncompagni (1501-1585), e fu quello che s’inventò il calendario, il famoso “gregoriano”. Intellettuale vivace, appassionato di viaggi e di Oriente, era attento anche alla questione femminile: si fece ritrarre solennemente dalla pittrice Lavinia Fontana, un gesto significativo per l’epoca. A Palazzo Boncompagni, pochi passi appena dalla cattedrale di San Petronio, papa Gregorio XIII visse e si formò e ancora oggi varcarne la soglia fa un certo effetto: impossibile non incantarsi nella cosiddetta “Sala del Papa” al piano terra per non parlare del piano nobile, che abbiamo avuto la fortuna di poter vedere, dove magnifici affreschi hanno attirato anche gli studiosi del Louvre (se tutto andrà come deve, il pubblico potrà ammirarli dal prossimo anno).
La bella notizia è che Palazzo Boncompagni non vive solo di glorie passate: Paola Pizzighini Benelli, che della dimora è l’attuale proprietaria e che presiede la fondazione che gestisce il bene, ha aperto da qualche anno questa sontuosa “casa di famiglia” alla città, con uno sguardo attento al contemporaneo, che poi è il motivo per cui siamo stati a visitarlo. A Palazzo Boncompagni si apre nel migliore dei modi questa Art City Bologna, programma di mostre diffuse in occasione di Arte Fiera, con “Alfredo Pirri. Ritratto di Palazzo” (fino al 30 aprile). “Questa è una mostra che ha più a che fare col respiro che con la dimensione intellettuale“, mi dice Pirri, mentre attraversiamo il loggiato del palazzo. “L’arte contemporanea è spesso presentata in quelli che un tempo si chiamavano white cube, oggi li definirei degli ‘sfondi clinici’ che mostrano una certa indifferenza a ciò che accade: qui è tutto diverso, a Palazzo Boncompagni ci si deve calare in una certa dimensione storica, si deve lavorare sulla compenetrazione degli spazi“.
![PALAZZO BONCOMPAGNI MOSTRA ALFREDO PIRRI - Artuu Magazine](https://www.artuu.it/wp-content/uploads/2025/02/1-Passi-2025-vetro-metacrilato-verniciato-luce-dimensioni-ambientali-site-specific-Marcela-Fereira-1024x683.jpg)
È proprio così, e Pirri ci è riuscito. In questa antologica (“che nome triste”, scherza), curata con passione da Lorenzo Balbi e Silvia Evangelisti, Alfredo Pirri è riuscito a creare opere che davvero “respirano” nello spazio. Nell’alternanza di lavori, dalla suggestiva installazione nella Sala del Papa ai progetti tratti dall’archivio, questa mostra ragiona sull’idea “che il processo del fare arte è opera d’arte stessa” (abbiamo usato le parole di Balbi).
Questa esposizione comprende una quarantina di opere che propongono gli elementi centrali della poetica di Pirri: la luce, il tempo, lo spazio. Una mostra simbiotica con lo spazio (e ipnotica per chi la visita: almeno per noi è stato così) che comincia con l’instagrammabilissima installazione ‘Passi’, un progetto già realizzato in passato in forme simili da Pirri che qui però viene esaltato all’ennesima potenza: si entra nella Sala del Papa come fosse un mondo fantastico fatto di un pavimento di specchi franti e di bolle di specchi che ribaltano le immagini, moltiplicano la visione, l’ambiente e il tempo. Nulla è lasciato al caso: ogni elemento installato è pensato per esaltare la sala riccamente decorata in una precisa alternanza di tempi che rimanda alla più celebre invenzione di papa Gregorio, il calendario di cui si diceva.
![PALAZZO BONCOMPAGNI MOSTRA ALFREDO PIRRI - Artuu Magazine](https://www.artuu.it/wp-content/uploads/2025/02/5-Progetto-per-Palazzo-Boncompagni-Bologna-2024-Cm-56-x-76-Acquerello-grafite-e-fissativo-paraloid-su-carta-Arches-Marcela-Ferreira-1024x683.jpg)
Nelle tre salette laterali, elegantemente allestite, ci sono gli schizzi preparatori del progetto: è l’atelier dell’artista, che qui si mette a nudo. Pirri procede occupando lo spazio del loggiato, invaso di luce: una dopo l’altra sono installate alcune sue ‘leggere architetture’, tra trasparenze e colori, come ‘Le jardin féerique’, una sorta di giardino delle fate fatto di lastre sovrapposte di plexiglass che è impossibile non fotografare. Un altro passo ancora ed ecco la straordinaria scala di Jacopo Barozzi, detto il Vignola, architetto cinquecentesco dalle geniali creazioni: è uno dei gioielli di Palazzo Boncompagni. Di fronte, in dialogo perfetto, Pirri mette una sua ‘scatola magica’, ovvero una installazione che da lontano sembra una rigorosa struttura geometrica e appena ci si avvicina svela al suo interno una piazza rossa popolata di omini rossi ( s’intitola infatti “Progetto per interno rosso”).
Che questa mostra fosse una sorta di autoritratto e anche una riflessione sul significato di essere artista, Pirri ce lo aveva già anticipato in un intervista esclusiva che trovate qui. Lo capiamo ancora meglio entrando nelle sale del piano terra, chiamate Boncompagnina, che Paola Pizzighini Benelli ha appena voluto riqualificare per adibire a ulteriori spazi espositivi: qui dove un tempo stavano gli archivi dell’antico palazzo, Pirri ha messo il suo archivio personale. Una serie di carte e faldoni ci preparano all’emozionante progetto finale, un modellino a forma di dodecaedro, per un futuro monumento adatto ad raccogliere la sua eredità artistica. “RWD-FWD”, che nel titolo ripropone il rewind/forward delle vecchie registrazioni su nastro, è un autoritratto in divenire che raccoglie i progetti passati e ragiona su un lascito futuro. È interessante, a tratti persino commovente, questa incessante riflessione sul tempo portata avanti da Pirri: ci fa riflettere sulla necessità di tenere insieme ciò che è stato con ciò che sarà.
![6 Serie Di luce e di fango 2023 acrilico metacrilato con inserti metallici polvere di cristallo colorato alluminio legno verniciato 244 x 118 cm Ornella DeCarlo - Artuu Magazine](https://www.artuu.it/wp-content/uploads/2025/02/6-Serie-Di-luce-e-di-fango-2023-acrilico-metacrilato-con-inserti-metallici-polvere-di-cristallo-colorato-alluminio-legno-verniciato-244-x-118-cm-Ornella-DeCarlo-1024x683.jpg)
Accade anche nel video che riprende la performance ‘Ritratto di palazzo con signora’ in cui l’artista e Paola Pizzighini Benelli entrano nella Sala del Papa e rompono gli specchi del pavimento gettando a terra oggetti a forma sferica. C’è bisogno di un gesto forte per lasciarsi il passato alle spalle? Forse sì. Durante la performance la protagonista si cambia d’abito più volte, seguendo il passaggio del tempo e delle stagioni: non è un vezzo, ma un riferimento accurato a un’altra importante innovazione di papa Gregorio XIII. Il pontefice fondò infatti anche l’Università dei Sartori, ovvero la più antica associazione italiana nel settore dell’abbigliamento e coniò persino il termine “moda” che oggi comunemente usiamo. Ancora una volta, passato e presente si tengono.