Come è andata Frieze Los Angeles 2025: tra arte, vendite e rinascita

Le prime ore di Frieze Los Angeles sono state accompagnate da un senso di disorientamento e confusione, ma ben presto vendite ed entusiasmo hanno riportato l’equilibrio.

Negli spazi fieristici, la devastazione degli incendi sembrava invisibile, eppure la si percepiva ovunque. Un temporale, poco prima dell’inaugurazione, aveva ripulito l’aria quel tanto che bastava perché fosse considerata “moderatamente buona”. La qualità dell’aria è stata infatti uno dei temi di discussione tra dealer, galleristi e collezionisti.

La comunità di Los Angeles ha lanciato un appello per sostenere la città dopo gli incendi di gennaio, che hanno causato 29 vittime e distrutto intere aree urbane. In risposta, parte dei proventi della fiera è stata destinata ai fondi di soccorso.

Frieze ha scelto di andare avanti con l’evento nonostante gli incendi non fossero ancora del tutto sotto controllo, una decisione che ha sollevato qualche perplessità. Tuttavia, fiere satellite come Felix Art Fair e il neonato Santa Monica Post Office avevano già confermato i loro programmi. Le gallerie locali hanno sottolineato l’importanza di mantenere attiva l’economia dell’arte per sostenere artisti e professionisti colpiti direttamente dal disastro.

Molte gallerie hanno dato spazio agli artisti di Los Angeles. Perrotin ha esposto lavori di Claire Tabouret, Emma Webster e Alex Gardner. Anat Ebgi ha presentato un nuovo lavoro di Alec Egan sugli incendi, venduto per 50.000 dollari. L’artista aveva perso il proprio studio e l’intero corpus di opere in preparazione per una mostra personale nel rogo di Palisades.

Alla fine del VIP Day, Frieze ha diffuso un resoconto entusiasta, evidenziando “forti vendite” e un “apertura energica”. Tra gli stand sold out figuravano Mariane Ibrahim, David Kordansky, Casey Kaplan e Carlye Packer, con opere vendute a prezzi variabili tra 8.000 e 80.000 dollari. Hauser & Wirth ha dichiarato di aver venduto tutte le opere di Ambera Wellman, con prezzi compresi tra 150.000 e 210.000 dollari. James Cohan ha sfiorato il sold out con le opere di Eamon Ore-Giron, presentate alla Whitney Biennial, con quotazioni tra 30.000 e 125.000 dollari.

Il clima generale era un mix di sollievo, eccitazione e gratitudine verso i collezionisti che, con la loro presenza, hanno sostenuto la scena artistica della città in un momento così delicato.

Sebbene alcuni abbiano lamentato la predominanza di consulenti rispetto ai collezionisti, molti volti noti erano presenti. Tra questi, gli attori John C. Reilly e James Franco, avvistati anche alla festa di Karma al Genghis Cohen. Il giovedì, la fiera ha accolto collezionisti di primo piano come Larry e Allison Berg, Lauren Taschen, Komal Shah, Ric Whitney e diversi membri della famiglia Rubell. Non sono mancati esponenti di spicco del mondo dell’arte, come Hans Ulrich Obrist (Serpentine Galleries), Thelma Golden (Studio Museum di Harlem) e Michael Govan (LACMA), oltre a celebrità come Gwyneth Paltrow, Oliver Stone e il ristoratore Michael Chow. Ari Emmanuel, CEO di Endeavor (che sta tentando di vendere Frieze), ha acquistato un’opera di Brandon Landers per una cifra tra 16.000 e 54.000 dollari.

Quest’anno i galleristi hanno adottato un approccio prudente, pre-vendendo molte opere di rilievo e presentando in fiera pezzi più accessibili. Brittany Fanning ha definito gran parte delle opere esposte come “PPP” – “dipinti pacifici e piacevoli”, ossia scelte sicure e di facile collocazione sul mercato.

Il vero vincitore della settimana è stato David Zwirner, che ha registrato vendite da capogiro: un dipinto di Elizabeth Peyton per 2,8 milioni di dollari, un’opera di Noah Davis per 2,5 milioni, un dipinto di Alice Neel per 1,8 milioni e una tela di Lisa Yuskavage per 1,6 milioni. Anche Pace ha concluso vendite importanti, tra cui LOVE (Red Outside Blue Inside) di Robert Indiana per oltre 500.000 dollari, mentre Gladstone ha venduto un’opera di Keith Haring per 2 milioni e Michael Rosenfeld Gallery una scultura di Ruth Asawa per 1 milione.

Grande attenzione è stata riservata anche alle opere di Maia Cruz Palileo da David Kordansky, con prezzi tra 8.000 e 80.000 dollari, e ai pannelli di Diana Al-Hadid da Kasmin, venduti tra 75.000 e 110.000 dollari. Una ceramica di Yoshitomo Nara da Blum ha raggiunto il record di 750.000 dollari, mentre Karma ha realizzato diverse vendite di rilievo, tra cui una natura morta di Manoucher Yektai per 300.000 dollari.

Ma Frieze non è stato l’unico evento imperdibile. La mostra di Lisa Yuskavage da David Zwirner ha attirato l’attenzione con opere che spaziavano da piccole tele da 180.000 dollari a lavori museali da 2,2 milioni. Blum ha riprogrammato la sua mostra di Yoshitomo Nara per coincidere con la fiera, destinando parte del ricavato ai fondi di soccorso. Anche Pace ha annullato eventi per devolvere i fondi alle vittime degli incendi.

Molto discussa è stata anche la mostra di Issy Wood alla Michael Werner Gallery, con opere valutate tra 100.000 e 190.000 dollari. Kelly Akashi, che ha perso casa e studio negli incendi, ha inaugurato una mostra alla Lisson Gallery, il cui afterparty è stato uno degli eventi più frequentati della settimana.

Infine, tra gli appuntamenti più rilevanti, spiccava la retrospettiva su Mike Kelley con 16 fotografie della serie Extracurricular Activity Projective Reconstruction, esposte in un suggestivo spazio a Beverly Hills.

A poco più di un mese dagli incendi, la fiera ha rappresentato un passo nel processo di guarigione per Los Angeles. Alla fine della settimana, ogni scetticismo sulla necessità di andare avanti è svanito: questa edizione di Frieze rimarrà una delle più memorabili, forse la più significativa mai vista in California.

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