Al Mart collezionismo e museo si incontrano attraverso le figure di Luigi Ferro e Vincenzo Paolino

Il museo è una realtà complessa nutrita dalla collaborazione di diverse anime. Patrimonio storico, donazioni e acquisizioni sono la linfa vitale delle istituzioni che operano nell’ambito culturale. Senza l’evergetismo e la militanza di alcune tra le personalità più influenti dell’arte contemporanea internazionale il volto di molti giganti come il MoMa d New York e la National Gallery di Londra non sarebbe lo stesso; raccontare le loro storie risulta quindi un doveroso atto di riconoscimento e  divulgazione culturale. Proprio da queste istanza prendono vita due progetti espositivi, “Storia di  L.F. Visioni di un collezionista” e “Atlante. La collezione Paolillo al Mart”, che omaggiano la generosità dei collezionisti privati, una risorsa fondamentale per la crescita e l’esistenza stessa del Museo di arte moderna e contemporanea di Rovereto (MART). Le due mostre, in programma dall’8 marzo al 15 giugno, non celebrano solo due figure straordinarie nel panorama del collezionismo privato, ma raccontano anche la genesi di un patrimonio che, attraverso il tempo, ha arricchito il museo e contribuito a costruire la sua identità

L’esposizione “Storia di L.F. Visioni di un collezionista”, a cura di Denis Isaia, costudisce il racconto di una vita, quella di Luigi Ferro, costellata da successi imprenditoriali ma anche segnata dalle origini umili, rurali, riconoscibili nell’impronta unica della sua collezione meticolosa e appassionata, che ha saputo raccogliere e discernere le opere che rappresentano la quintessenza dell’arte italiana del Novecento. La selezione esposta al museo comprende alcune delle più emblematiche opere di autori come Casorati, de Chirico, Boccioni, Morandi e Marini, scelte per tracciare un profilo emotivo del collezionista, svelando un lato nascosto della sua personalità. Questa narra l’esperienza di un uomo che ha saputo accumulare pezzi straordinari senza mai perdere il legame che lo lega alle opere stesse. Non c’è austerità e freddezza nella sua collezione, ogni opera ripercorre un momento della biografia di Ferro, dalla sua formazione in un contesto rurale alle sue scelte imprenditoriali, sempre improntate a una forte volontà di emergere e,  successivamente, di preservare un’arte che riflettesse la grandezza del secolo passato. 

“Ho collezionato quadri che mi rappresentano, quelli più vicini al mio senso estetico, alla mia personalità, alla mia storia. Ma ho anche osato e con coraggio mi sono avvicinato all’Astrattismo. Per superare i miei limiti.” (Luigi Ferro) 

Il percorso è diviso in sezioni che rispecchiano gli interessi e il carattere di Ferro, a partire dalla visioni pastorali della sua infanzia dominate dalla tela “Cavalli in riva al mare” di Giorgio de  Chirico, proseguendo con il suo rapporto con le donne, muse ispiratrici e motivo di gioia e  sofferenza perfettamente rappresentate dal Bozzetto per “Meriggio” di Felice Casorati, splendida  citazione del maestro impressionista Édouard Manet, fino al fascino della modernità e dei suoi lussi  che lo hanno spinto a collezionare anche automobili iconiche come la Ferrari275GTB, del 1966. 

Umberto Boccioni Nudo di spalle Controluce 1909 Mart Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto collezione LF

La tappa finale della mostra immerge il fruitore nell’universo metafisico, mettendolo a contatto con una variegata selezione di tele di Giorgio de Chirico che rappresentano una sorta di evoluzione spirituale del collezionista, che giunto alla maturità non si accontenta più del manifesto, del concreto, bensì insegue una dimensione sublimata e riflessiva. Una pittura che si fa ricerca  esistenziale, sospensione dell’anima, come il percorso stesso d Luigi Ferro, che una volta raggiunto il successo e la stabilità può dedicare più tempo all’arte e i suoi interrogativi. 

Parallelamente, la mostra “Atlante. La collezione Paolillo al Mart”, curata da Alessandra Tiddia, anticipa il legato che il collezionista Vincenzo Paolillo lascerà al museo, il cui contributo colmerà  alcune lacune importanti nella collezione del Mart, arricchendola di opere che spaziano dal Futurismo al Dadaismo, dall’Espressionismo tedesco al Novecento italiano

Paolillo, avvocato specializzato in diritto del lavoro di professione e collezionista per passione, ha costruito passo dopo passo una raccolta di altissimo valore, che comprende molti capolavori della Neue Sachlichkeit e dell’Espressionismo tedesco. Autori come Otto Dix, George Grosz, Käthe  Kollwitz, Francis Bacon e Cagnaccio di San Pietro prendono parte alla costruzione di una  collezione animata, agitata, intensa e vorace come il suo creatore, un uomo che amava vivere intensamente e che ha costellato di viaggi e passioni tutto l’arco della sua esistenza.

Non è un caso che questo lascito sia affiato da una seconda passione di Paolillo: l’antropologia. Sono note le sue lunghe esplorazioni nelle terre più remote del globo, dalla Papuasia all’Amazzonia, e i suoi studi sulle popolazioni indigene che hanno infuso il suo approccio all’arte di un’inquietudine e di una curiosità profonda. Esperienze testimoniate dagli scatti da lui stesso realizzati in compagnia dall’amico e fotografo Gianfranco D’Amato, con il quale realizzerà anche fotografie “a quattro  mani”, correlate da manufatti legati alle usanze e le credenze delle popolazioni incontrate sul suo cammino. Il titolo della mostra,“Atlante”, richiama proprio questa sua dimensione esplorativa e globale, rimarcando il legame tra la ricerca artistica e quella etnografica che hanno contraddistinto la sua originale biografia. 

Astrazione e figurazione, deformazione e iperrealismo si fondono nei gusti di Vincenzo Paolillo, evidenziando correlazioni intricate che hanno dell’impossibile tramite cui i ritratti di Francis Bacon, le fanciulle ritratte da Otto Dix, i surreali paesaggi di Franz Radziwill e gli ordinati collage minimali di Piero Dorazio restituiscono la complessità del Novecento. Un secolo dominato dalla pluralità che ha visto l’arte evolversi stravolgendo ripetutamente tutti i suoi dogmi per riflettere le enormi contraddizioni, gli orrori, gli incredibili progressi e le conquiste dell’epoca contemporanea. 

Travolti dal cambiamento, dall’incessante evolversi delle cose non è possibile racchiudersi in vuote classificazioni che non possono fare altro che renderci inermi di fronte al futuro. Questo sembrava dirci Paolillo quando commentando la sua collezione afferma: “Non guardo a un particolare autore, ad una particolare tendenza. Scelgo quello che mi emoziona, indipendentemente dal nome”. Le sue  azioni come le sue scelte artistiche sono dettate dalla volontà di conoscere, sperimentare, vivere il  mondo in tutte le sue sfaccettature.  

Passato, presente e futuro sembrano dialogare nelle scelte dell’avvocato ligure così come si incontrano nella programmazione culturale del Mart, in bilico tra l’eredità di chi ha donato e il destino di ciò che ancora verrà. Entrambe le esposizioni non raccontano solo la storia di due uomini straordinari, ma ne fanno patrimonio collettivo, celebrando l’importanza del collezionismo privato come strumento di arricchimento culturale per le istituzioni pubbliche a cui è affidato il prezioso compito di preservarne i frutti e comunicarli al pubblico.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Artuu Newsletter

Scelti per te

Seguici su Instagram ogni giorno