Ci si perde nelle epoche a Maastricht, si viaggia per millenni attraverso capolavori. Da busti romani a porcellane cinesi, da oli rinascimentali a tele ultra-contemporanee, a TEFAF c’è il meglio dell’arte di ogni epoca (o quasi). Ed è stata proprio l’arte contemporanea a giocare un ruolo decisamente importante in quest’edizione 2025.
La fiera d’arte organizzata dalla European Fine Art Foundation ha adottato misure concrete per attrarre i collezionisti più giovani. L’ultima edizione della fiera si è tenuta dal 15 al 20 marzo presso il Maastricht Exhibition and Conference Center con oltre 270 gallerie partecipanti (273 per l’esattezza). Tefaf si descrive come una fiera che abbraccia 7.000 anni di storia dell’arte. Per molto tempo, quei 7.000 anni hanno riguardato principalmente oggetti antecedenti al XX secolo: statuette egizie, busti romani, maschere africane e pezzi rococò. Nell’ultimo decennio, rispondendo a un importante cambiamento nei modelli di collezionismo, la fiera ha abbracciato l’arte contemporanea.
Il ritmo delle grandi vendite a TEFAF è stato più lento rispetto ad altre fiere simili perché gran parte del pubblico tende a essere costituito da amministratori di musei. Tuttavia, come ha spiegato il nuovo direttore, Dominique Savelkoul, durante una cena stampa venerdì sera, la fiera sta cercando di attrarre espositori e collezionisti più giovani nel tentativo di aumentare la propria partecipazione. E come se non attraverso l’arte contemporanea e ultra-contemporanea?
Nathalie Obadia, una mercante parigina che è alla sua quarta partecipazione, ha affermato che è stata proprio l’arte eclettica e secolare offerta a Maastricht a funzionare per lei e per i clienti più giovani. Lo stand della sua omonima galleria, Galerie Nathalie Obadia (ha anche una sede a Bruxelles), ha presentato Le Dernier Dimanche (2024), un olio della pittrice francese Johanna Mirabel, e The Red, the White and the Blue (1964), un olio dell’artista astratta americana Shirley Jaffe.
Altri player contemporanei che hanno preso parte all’edizione appena conclusa sono stati la Marianne Boesky Gallery di New York e la Galerie Lelong & Co., che ha sede a Parigi e una filiale a New York. Entrambe sono tra i 37 neo espositori. Per la prima partecipazione a Maastricht, Boesky ha presentato otto nuovi dipinti dell’artista americana Danielle Mckinney, in dialogo con acquerelli e incisioni di un altro old master americano: Edward Hopper.
Boesky ha affermato di aver scelto Mckinney, 43 anni, un’artista nera che ha iniziato a dipingere cinque anni fa dopo una carriera come fotografa, per la sua “riverenza” nei confronti della pittura e di quella europea in particolar modo. Esporre la sua opera accanto a Hopper non significa paragonare i due, ma dimostrare che “questi due artisti sono in grado di creare un’atmosfera attraverso il colore e la luce”, ha affermato, aggiungendo che c’erano già più acquirenti interessati di quanti fossero i dipinti di McKinney diretti in Olanda (la cui fascia di prezzo andava da $ 60.000 a $ 150.000).
L’intero stand è stato venduto prima dell’inizio della fiera, ha riferito Boesky. Un gallerista navigato come il francese Kamel Mennour ha esposto invece una piccola statuetta in bronzo di Giacometti, una gouache su carta della pittrice americana Joan Mitchell e una scultura dell’artista contemporaneo kosovaro Petrit Halilaj.
White Cube ha presentato dipinti di Georg Baselitz e Tracey Emin (al prezzo di circa 1 milione di dollari ciascuno) e un’opera dell’artista di origine vietnamita Danh Vo, che incorpora due frammenti di antiche statue romane in marmo (al prezzo di circa 400.000 dollari).
Il gallerista Adam Williams, ha dichiarato ad ArtNews: “dopo la pandemia stiamo assistendo ad una maggiore presenza di persone sotto i 45 anni“. La sua galleria Adam Williams Fine Art ha esposto a Maastricht per la maggior parte degli ultimi 30 anni e quest’anno ha portato circa 20 opere. Diana e Atteone (circa 1615) del pittore fiammingo Jacob Jordaens, che raffigura una scena della mitologia romana dalle “Metamorfosi” di Ovidio. Un delizioso Ritratto di Johan Claesz Loo (1650) di Frans Hals, tra i pittori più noti dell’età dell’oro olandese, e Ritratto di un giovane uomo (1775) di Élisabeth Vigée le Brun, una delle poche donne pittrici della sua epoca ad essere entrate nel canone dell’arte storica.
Una galleria di fama ancora maggiore è Vanderven Oriental Art, specializzata in opere d’arte cinesi a ‘s-Hertogenbosch, nei Paesi Bassi. Vanderven è stata tra le gallerie fondatrici della fiera, che ha tenuto la sua prima edizione nel 1988. Questa volta, il suo stand includeva una figura di bodhisattva in pietra calcarea realizzata durante la dinastia Qi del Nord, circa 1.500 anni fa. Lo scorso anno Van Der Ven ha venduto un pezzo simile, sempre della dinastia Qi del Nord per circa $ 800.000.
La star incontrastata della fiera? Beh non ci sono dubbi che sia stato ll principe William Nii Nortey Dowuona (1897). Klimt in una fiera attira sempre l’attenzione, ma questa tela dalla storia così particolare ancor di più. Considerata dispersa dopo la Seconda Guerra Mondiale, è stata recentemente riscoperta dalla prestigiosa galleria viennese, W&K – Wienerroither & Kohlbacher (con sede anche a New York), e restaurata. L’opera è stata proposta con un prezzo di vendita di 15 milioni di euro (16,4 milioni di dollari).
In totale, quest’anno, la fiera ha registrato all’incirca lo stesso volume di vendite di dipinti dei primi giorni dell’edizione dell’anno scorso. Il prezzo più alto è stato raggiunto dal dipinto da 3,8 milioni di dollari dell’artista fiammingo Michael Sweerts, La Vergine in preghiera (circa 1650), che è andato a una fondazione olandese. Lo scorso anno, il dipinto più prezioso è stato venduto per una cifra leggermente superiore ai 4 milioni di dollari. Tuttavia, secondo un portavoce della fiera, l’edizione di quest’anno ha visto più vendite di fascia media superiori a 1,09 milioni di dollari e più acquisizioni istituzionali rispetto all’anno precedente. Tutte le vendite tra $ 544.000 e $ 4,35 milioni che la fiera ha segnalato la scorsa settimana riguardavano dipinti di artisti italiani e olandesi.
Delle opere a sette cifre presenti in fiera, solo due sono state vendute entro la fine del weekend. Oltre all’opera di Sweerts, la galleria olandese Bijl-Van Urk Masterpaintings ha venduto A Landscape with Riders on a Path (circa 1650) di Alfred Cuyp alla Kremer Collection per oltre 1 milione di dollari.
David Levy, un gallerista che opera a Bruxelles e Parigi, ha esposto in fiera un autoritratto di Spilliaert del 1907. I prezzi per Spilliaert a New York potrebbero raggiungere cifre comprese tra i 250.000 e il 1,5 milioni di dollari per i disegni. Valutazioni inaudite per il mercato europeo. A questo punto la domanda è se l’identità del TEFAF, in quanto unica grande fiera internazionale dedicata ad antichità, antichi maestri e mobili d’epoca, sia stata erosa dal suo abbraccio al contemporaneo.
I collezionisti provenienti dai Paesi Bassi sono stati i più comuni in quest’edizione di TEFAF Maastricht, secondi solo a Germania e Stati Uniti. Gli americani sono la chiave del successo di TEFAF Maastricht, hanno detto molti galleristi ed analisti del settore. “La gente si sveglia quando i musei americani sono interessati”, è questa una delle considerazioni che meglio può descrivere l’edizione 2025.