Non sono solo un segno sulla pelle: dietro a ogni cicatrice c’è una storia di vita, e vera bellezza.
Le cicatrici non sono semplicemente il segno sulla pelle lasciato da traumi che il corpo, in passato, ha subito. Le cicatrici raccontano storie, esperienze, sofferenze, guarigioni. Comunque, storie di vita. Sulla base di questo concetto nasce nel 2017 “Behind the scars” (Dietro le cicatrici) della fotografa inglese ventiquattrenne Sophie Mayanne. Obiettivo del suo progetto fotografico sulle cicatrici non è solo raccontare attraverso un particolare aspetto della vita del soggetto immortalato. Ma spingere l’osservatore a riflettere sulla propria, osservando il corpo segnato di uno sconosciuto.
Ma c’è anche un altro messaggio diretto agli osservatori di “Behind the scars”: la società contemporanea, abituata e assuefatta all’alterazione in nome della perfezione estetica, non è più in grado di percepire la vera bellezza. Questa abitudine all’alterazione si manifesta tanto nella vita vissuta, basti pensare al dilagante utilizzo della chirurgia plastica che negli anni ha preso piede in buona parte del pianeta, quanto nella fotografia stessa. Sophie Mayanne si afferma da sempre vicina ad una fotografia cruda, non ritoccata, in controtendenza con il generale abuso di interventi di post produzione volti alla ricerca della perfezione estetica. Da qui la scelta di lanciare un progetto fotografico sulle cicatrici.
Ma la perfezione non è bella. Lo sono invece i corpi certo segnati, ma anche autentici, vissuti, dei soggetti ritratti in “Behind the scars”. La vera bellezza si scorge in Adele, Billy, Barbara, nei loro corpi segnati da dure battaglie contro un cancro che ha cambiato le loro vite. Si scorge in Samanta, finita in sedia a rotelle per un incidente a 14 anni con una pistola. Si scorge in Nell, in coma per 3 mesi per una polmonite e tante, tante volte sotto i ferri. Si scorge in Mercy, bruciata in un incendio, e in tutti gli altri protagonisti di questo toccante progetto fotografico.