Shahr-i Sokhta, patrimonio UNESCO situato nel Sistan-va-Baluchistan iraniano e nota come la Pompei d’Oriente, emerge dalle ultime ricerche scientifico-archeologiche condotte da Enrico Ascalone e Mansur Sajjadi come una civiltà dell’Età del Bronzo cosmopolita e pacifista. Abitata da un popolo matrilineare in dialogo con il mondo, Shahr-i Sokhta racconta una storia di pace e interscambio culturale.
Questa storia lunga 1500 anni sarà ricostruita attraverso un percorso fotografico dal 13 al 28 luglio presso il Monastero degli Olivetani di Lecce nella mostra “Shahr-i Sokhta. Quando il mito diventa storia”. Con più di cento foto, pannelli esplicativi e una ricostruzione delle ultime evidenze scientifiche, la mostra ripercorre in anteprima italiana le tappe degli studi sul sito UNESCO, un progetto multidisciplinare che coinvolge il Research Institute for Cultural Heritage and Tourism, il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, l’Iranian Center for Archaeological Research e l’Università del Salento, sotto la direzione di Enrico Ascalone e Mansur Sajjadi.
La mostra rappresenta il culmine di una collaborazione iniziata nel 2016 tra Enrico Ascalone, docente di ‘Archeologia e Storia dell’Arte del Vicino Oriente Antico’ presso l’Università del Salento, e Mansur Sajjadi, direttore degli scavi nel sito dal 1997. Tra le recenti scoperte si distingue una tavoletta protoelamita con indicazioni contabili datata al 3000 a.C., testimonianza delle complesse attività amministrative della città. Altri ritrovamenti significativi includono materiali ponderali, studi antropologici sulla necropoli, ricerche archeozoologiche e indagini paleobotaniche che hanno rivelato dettagli inediti sulla vita quotidiana e l’organizzazione sociale di Shahr-i Sokhta.
Le nuove ricerche presentano Shahr-i Sokhta come un centro senza un’unica élite dominante, dove coesistevano gruppi etnici diversi, inclusi elementi culturali del Baluchistan, Turkmenistan e protoelamiti di origini occidentali. Priva di mura difensive e oggetti di offesa, la città si basava su un’organizzazione eterarchica, pacifica e matrilineare. Questo modello di sviluppo alternativo rispetto a quelli gerarchizzati e militarizzati di Mesopotamia, Indo ed Egitto, collassò all’inizio del secondo millennio a.C. per fattori climatici che colpirono gravemente le grandi civiltà fluviali dell’Indo, Halil e Hilmand, con segni di ripresa solo 1500 anni dopo.
La mostra sarà inaugurata il 13 luglio alle ore 9:00 presso l’Università del Salento con i saluti istituzionali, seguiti dall’apertura ufficiale al pubblico alle ore 17:00. Alle ore 18:00 sarà presentato il romanzo ‘Il mercante di Sumer’ e i volumi ‘Excavations and Researches at Shahr-i Sokhta’. La giornata si chiuderà con la proiezione del film ‘Burnt City’ di Nasser Pooyesh. L’evento vedrà la partecipazione delle autorità accademiche dell’Università del Salento, rappresentanti del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, l’Ambasciatore italiano a Teheran, l’Ambasciatore iraniano a Roma, il Direttore dell’Iranian Center for Archaeological Research, del Research Institute for Cultural Heritage and Tourism e il Direttore del Museo Nazionale dell’Iran.