Anche la Spagna ha il suo appuntamento artistico internazionale dedicato all’arte contemporanea
E lo ha da ben 43 anni. Madrid, infatti, fino a domenica ha ospitato la 43esima edizione di ARCOmadrid, mostra mercato organizzata da IFEMA, una delle più importanti istituzioni fieristiche europee. Solitamente l’evento si teneva a fine febbraio e questo leggero posticipo è dovuto, come spiega la direttrice Maribel López, a due motivazioni: estendere i tempi di montaggio, per garantire una migliore esperienza a operatori e visitatori; evitare la coincidenza con la sospensione scolastica invernale, effettuata da molti sistemi d’istruzione del vecchio continente. Insomma, in parole povere nelle scorse edizioni si era notato un calo di pubblico e si è cercato di correre ai ripari, anche se la vicinanza con altre manifestazioni simili, europee e non, è inevitabile: si pensi, ad esempio a TEFAF Maastricht. Il cambiamento è stato comunque accolto positivamente sia dagli utenti che dagli espositori. Questi sono aumentati con l’introduzione di nuove gallerie internazionali.
Obbiettivo dichiarato di ARCOmadrid è quello di entrare nel novero degli eventi più importanti e prestigiosi del mercato artistico globale, assumendo il ruolo di punto d’incontro cruciale per l’esposizione e la scoperta di artisti soprattutto spagnoli o latinoamericani. Non è un caso, infatti, che dopo il focus 2023 sull’area mediterranea, sono stati i Caraibi i protagonisti 2024 della sezione centrale della fiera, curata da Carla Acevedo-Yates e da Sara Hermann Morera: 19 gallerie hanno presentano solo creativi provenienti da lì.
Nel complesso la 43esima edizione di ARCOmadrid ha accolto 205 operatori da 36 paesi con un 35% sul totale di spagnoli. Per l’Italia hanno partecipato Giorgio Persano, Laveronica, Prometeo Ida Pisani, MAAB, Monitor, P420, Pinksummer e Studio Trisorio.
Il settore principale (“Programma Generale”) ha ospitato 171 stand, affiancati dalla canonica serie di sezioni curate (“La Orilla”, “La Marea”, “La Corriente: Un Caribe Oceánico”, “Opening: Nuevas Galerías” e “Nunca lo mismo: Arte Latinoamericano”), assieme a 28 progetti d’artista di 32 gallerie, tra cui si sono distinte Allora & Calzadilla di Chantal Crousel, David Nash di Lelong, Peter Halley di Senda e Olafur Eliasson della Galeria Elvira Gonzalez. A completamento della manifestazione anche la nona edizione di Arts Libris: evento specializzato in pubblicazioni d’artista con la partecipazione di 80 editori da 19 nazioni.
Nel complesso la fiera ha evidenziato una forte presenza iberica e latino-americana, confermandosi come il più rilevante evento culturale e artistico del territorio, con una notevole attenzione nazionale. Tuttavia, anche i galleristi stranieri si sono mostrati moderatamente soddisfatti dai risultati di vendita. In quanto a offerta e allestimento vale la pena menzionare quattro stand: la galleria italiana La Veronica ha presentato dei grandi lavori di Alejandra Hernandez, seguiti da un video e una serie di matrioske di Daniela Ortiz, dedicate a fatti storici legati a persecuzioni subite da comunisti; la L21, con sede a Maiorca, ha realizzato uno degli allestimenti più spettacolari della fiera: grazie a delle pareti rivestite di compensato e una divisione ad archi ha esposto, in un’atmosfera surreale, opere di Vera Mota, Madeline Jimenez Santil, Mira Makai, Pixi Liao, Fatima De Juan, Fabio Viscogliosi e Daisy Dodd-Noble; in uno scenario da white cube la berlinese Esther Schipper ha portato in fiera Ugo Rondinone, Simon Fujiwara e Philippe Parreno. In conclusione, merita una menzione il nuovo astro nascente del mercato artistico parigino: Semiose, che ha improntato tutto il lay out su toni pastello e acquarellati in perfetta combinazione con i lavori di Laurent Le Deunff, Olaf Beuning, Amy Bravo, Jose Bonell, Aneta Kajzer, Françoise Pétrovitch e Anthony Cudahy.
Nel complesso gli sforzi fatti da ARCOmadrid 2024 per emergere nel gremito calendario del mercato artistico globale sono stati ripagati, grazie anche alla vivace art week madrileña, costellata di importanti inaugurazioni in istituzioni museali e fiere satellite. Chissà se la mostra spagnola riuscirà nel suo intento pure negli anni a vivere o verrà messa in ombra da altre manifestazioni dell’ormai fittissima agenda di collezionisti e amanti dell’arte internazionali