Che l’arte si sposi bene alla gastronomia è ormai risaputo, ma se potesse farlo anche con la distillazione? Questa tecnica è uno dei metodi tradizionali e più diffusi per la produzione di gin e, allo stesso modo delle pratiche artistiche, si basa sull’accostamento di elementi diversi che devono legarsi tra loro, il tutto attraverso una precisa misurazione e un accurato dosaggio.
La coraggiosa sfida di Elena Maccari è proprio questa. Storica e critica d’arte, esperta di mercato dell’arte contemporanea, Maccari porta avanti un progetto ambizioso. Dopo molteplici collaborazioni con Fondazioni e enti privati ed aver lavorato in casa d’aste come responsabile ricerca e autenticazione del dipartimento di arte moderna e contemporanea, oggi collabora con artisti, nuovi collezionisti e aziende.
Nella ferma convinzione delle potenzialità dell’unione tra arte e azienda, Elena Maccari è curatrice del progetto Tripstillery Art Collection, nato dopo l’incontro con Francesco Bonazzi, che dal 2023 lavora a Tripstillery Milano, il primo cocktail bar con una microdistilleria all’interno. È proprio questo locale a trasformarsi in sede espositiva. Il progetto prevede infatti la collaborazione del Tripstillery con artisti diversi che, presentando sequenzialmente i loro lavori nel locale al centro di Milano, potranno affermarsi all’interno del panorama artistico.
Si tratta infatti di artisti emergenti, più o meno noti, uno degli obiettivi curatoriali è anche infatti la promozione della loro arte e la formazione di una collezione. Il progetto Tripstillery si concluderà poi con una mostra collettiva in cui le opere svilupperanno un discorso comune, creando dialoghi e confronti, nonchè spunti di riflessione sull’arte contemporanea. La scelta di un cocktail bar non è certamete casuale, l’idea della Maccari si basa infatti proprio sulla relazione di ogni opera esposta con la tecnica della distillazione. Fondamentale contributo nella riuscita del progetto lo ha dato il mastro distillatore Francesco Zini, che dopo aver incontrato gli artisti, ha creato un TripGin unico, dando gusto e sapore alle singole storie e alla sperimentazione creativa degli artisti. Attraverso l’uso di botaniche innovative e distillazioni artigianali, Zini è riuscito a cogliere l’essenza delle opere a lui presentate e a restituirla al pubblico sotto un’altra forma.
Il primo artista esposto a Tripstillery è Pablo Bermudez, la cui operà sarà presentata al pubblico fino al 10 novembre 2024. A lui seguiranno Thomas Berra, Nicole Colombo e Agnese Guido.
Pablo Bermudez, classe 1988, è un artista colombiano che da sempre utilizza medium diversi per la realizzazione della sua arte, dalla carta alla tela, passando per la materia plastica. La sua ricerca coinvolge alcune tra le più scottanti tematiche odierne come il senso d’identità e i movimenti migratori. Ha collaborato con importanti istituizioni tra cui EL MAP, Museo de Arte de Pereira, il Museo de Arte Contemporaneo de Bogotà (MAC) e con gallerie come West Gallery, Manila e Zaion Gallery, Biella.
Cifra stilistica del suo lavoro è senza dubbio l’uso delle riviste come strumento di distruzione della figura stampata. L’immagine patinata su un megazine di moda perde il suo connotato originario per trasformarsi in altro. L’opera nasce dalla disintegrazione. A Tripstillery è proprio uno dei pezzi di questa serie che decide di esporre. Dal titolo K_Kestine & Gintonic, l’opera site-specific rappresenta l’immagine di una donna, una tra le tante figure femminili che si possono trovare comunemente sulle riviste dei più svariati generi. L’artista ha deturpato la perfezione del suo volto con una serie di tagli.
Attraverso il cutter ha fatto emergere la profondità della figura, i suoi occhi non sono più umani, la sovrapposizione delle riviste ha permesso di farne uscire gli strati nascosti al di sotto. La natura stratificata di K_Kestine & Gintonic è stata fondamentale per la distillazione del gin. Il mastro distillatore Francesco Zini racconta che “la stratificazione delle immagini dell’opera di Pablo Bermudez è l’ispirazione concettuale per la ricetta.” La lettura dell’opera infatti, come quella del gin creato ad hoc in limited edition, avviene su più livelli.
Bermudez indaga il ruolo delle immagini utilizzate dai mass media come mezzo per diffondere e divulgare canoni e messaggi, stravolgendone completamente il risultato finale.
Allo stesso modo in cui interfacciandosi per la prima volta con K_Kestine & Gintonic, si rimane stupiti non tanto per l’esecuzione tecnica ma più per la sinuosità delle linee che circondano il volto della donna, il gin trasmette la stessa avvolgente sensazione. Morbido e profumato, la miscelazione comprende camomilla e rosa che sono le profumazioni che si sentono all’olfatto. Assaggiandolo rivela poi altri aromi, nello stesso modo in cui superando la superficie, l’opera di Bermudez svela la sua profondità con gli altri strati di carta. Le altre note che si colgono al gusto sono più secche e balsamiche, come lavanda, malva e viola, esaltate da una leggera percentuale di sale.
A completare il lavoro dell’artista ci sono inoltre una serie di bottiglie del gin creato apposta da Zini per raccontare l’arte di Pablo Bermudez. Si tratta di pezzi unici sui quali sono poste diverse miniature dell’opera realizzate dallo stesso artista.