Alla Manifattura Tabacchi di Firenze la mostra finale del progetto WONDERFUL!

Dal 28 settembre al 10 novembre 2024, il Museo Novecento presenta “Anche in un castello si può cadere”, mostra finale del progetto di residenza WONDERFUL! Art Research Program. Il progetto nasce con l’obiettivo di mettere a disposizione una residenza, uno studio, una borsa di studio e un programma di formazione ad alcuni giovani artisti e curatori operanti in Italia, per dare loro l’opportunità di una crescita artistica e professionale.

Come racconta la curatrice della mostra Benedetta Casini: “Il titolo Anche in un castello si può cadere allude alla caduta intesa come evento inaspettato, un inciampo in un percorso apparentemente privo di ostacoli che apre la possibilità di uno sguardo capovolto, diretto alle profondità di luoghi sconosciuti, talvolta inospitali (…) Tutti i lavori in mostra attingono in qualche modo alla profondità individuali”. L’esposizione di questa edizione è stata allestita nei suggestivi spazi del Caveau di Manifattura Tabacchi a Firenze, attualmente adibito come deposito per gli oggetti ritrovati nella ex fabbrica e prossimo alla riqualificazione. In mostra sono presenti i lavori dei quattro artisti finalisti del progetto, che non sono stati selezionati seguendo un tema preciso ma secondo un criterio di varietà.

Installation View<br>Anche in un castello si può cadere ph Leonardo Morfini

Friedrich Andreoni attraverso scultura, video, installazioni e performance indaga le potenzialità del suono e della materia, esplorando la relazione dialettica fra significato e significante, emissione e ricezione. Nell’installazione visiva e sonora What to do with our dreams? viene riproposto in scala il ciborio stilizzato della Chiesa di San Miniato al Monte. La struttura sembra come calamitata al soffitto, suggerendo allo spettatore l’idea di un qualcosa che appartiene al mondo dei sogni, all’iperuranio. In sottofondo, il canto gregoriano registrato dall’artista negli spazi della basilica viene manipolato fino all’irriconoscibilità, riproducendo unicamente le frequenze più basse. Spinto sulla soglia tra udibile e non udibile, il linguaggio perde di senso e raggiunge i corpi unicamente con il proprio riverbero; è elusa la comunicazione linguistica a favore di una puramente sensoriale.

Lucia Cantò si esprime attraverso una scultura emotiva, che condensa esperienze quotidiane e relazioni umane in oggetti dalla forte valenza simbolica. In mostra presenta due opere. La prima è una scultura in alabastro Il problema dei due corpi; un corpo misterioso, irriconoscibile, emerso dalla profondità del subconscio, nella cui forma concava si legge una volontà contenitiva, la predisposizione ad un’intima accoglienza. La traslucenza della pietra che consente il passaggio della luce e la permeabilità della superficie suggeriscono la possibilità di un contatto con ciò che sta oltre le venature della pietra, sia verso l’interno che verso l’esterno.

Installation View “Anche in un castello si può cadere”, ph. Leonardo Morfini

L’altra scultura in mostra è Coefficiente possibile realizzata in vetro soffiato in collaborazione con alcuni artigiani di Colle Val d’Elsa. Questa tecnica di lavorazione del vetro è esplorata nelle sue molteplici accezioni: le forme singole sono il risultato di un gesto unico, con cui il soffio intrappola l’individualità di chi sta interagendo con il materiale. Nelle forme doppie l’azione è più controllata nella ricerca di una particolare interazione; da un lato un’unione più gentile e soffice, dall’altra una più penetrante e intenzionale.

Le opere di Giovanna Repetto sono caratterizzate da una tensione fra reale e virtuale, fra esperienza e linguaggio, con cui si confronta nel tentativo di catturare, conservare e proteggere memorie e sensazioni personali, seppur sempre con la consapevolezza dell’impossibilità di restituire fedelmente la complessità della percezione soggettiva. In Darling Tongue attraverso la moxibustione dell’artemisia essiccata (moxa), utilizzata nella medicina cinese per riattivare il flusso energetico intrappolato nei meridiani, la performer agisce in contatto diretto con lo spazio circostante. Il gesto scultoreo di dare forma alle parole attraverso l’accumulazione di materia si risolve nell’azione di bruciarne gli estremi, facendo sì che la combustione lasci un’evidente traccia di questa avvenuta metamorfosi.

Installation View<br>Anche in un castello si può cadere ph Leonardo Morfini

Benedetta Fioravanti raccoglie, produce e ricombina scene di vita quotidiana in narrazioni video enigmatiche e suggestive. Frammenti di clips con poche visualizzazioni, recuperati da zone remote della rete e intenzionalmente di scarsa qualità, si alternano a scene girate dall’artista con un sonoro realizzato ad hoc. A strutturare il nesso fra le immagini è una lista di parole chiave che guidano la narrazione e che vengono declinate in sinonimi e contrari; il racconto procede intuitivamente, a tratti per analogia, a tratti per antitesi, evocando sensazioni irrisolte, spesso contrastanti. In I still love U, anyway il tema centrale è quello dello scontro, diramato in significati che riportano a quello più comune di violenza, ad alcuni meno immediati che riportano a un luogo o addirittura a uno slang. Intorno a questo tema si sviluppa una tensione sempre più crescente verso uno scontro finale mai esplicito, solo suggerito. A guidare lo sciogliersi dell’evento è una voce infantile che intona una canzone pop, la cui innocenza contrasta con la violenza dell’azione che interrompe le riprese.

La mostra è gratuita e visitabile seguendo gli orari di Manifattura Tabacchi.

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