Dopo le sedi a Pietrasanta e Ortigia, Andrea Chisesi arriva anche a Milano con la galleria Materiarte. Situata nel cuore della città metropolitana, proprio all’angolo con Via Solferino, la galleria di Chisesi non solo si afferma come nuovo punto di riferimento per l’arte contemporanea in città ma rappresenta anche l’incontro tra nord e sud Italia, dove la sua creazione artistica spazia senza limiti geografici.
Milano ha accolto l’artista per oltre 40 anni, diventando non solo terreno fertile per le sue produzioni ma anche una nuova casa. La scelta non poteva quindi che ricadere proprio su questa città, tra le più vivaci e dinamiche nel panorama artistico contemporaneo e tra i luoghi del cuore dell’artista.

Curata da Marcella Damigella, la galleria Materiarte ha aperto le porte il 16 novembre 2024, inaugurando così un altro ed importante tassello nel percorso culturale e professionale di un importantissimo artista, ormai celebre nel panorama artistico odierno.
Materiarte presenta al pubblico tre collezioni inedite. Si tratta di sezioni diverse in cui il tratto distintivo dell’artista è sempre però riconoscibile. Il mito innamorato è quello che ci accoglie all’ingresso con una selezione di opere d’eccezione. Si apre qui una riflessione sull’amore attraverso la lente dei miti greci. È così che vediamo Dafni e Cloè reinterpretati in chiave contemporanea attraverso la famosa tecnica della fusione, ideata dall’artista nei primi anni duemila. Il tema dell’amore libero, espresso in ogni sua forma, non potrebbe essere più attuale nonostante venga raccontato attraverso storie del passato, che riescono così a riprendere vita nella contemporaneità.

Fuochi d’artificio è la collezione permanente ed occupa la seconda sezione della galleria. Un’esplosione di colori ci avvolge appena varchiamo la soglia esattamente come farebbe un vero spettacolo pirotecnico. Probabilmente le opere per le quali Chisesi è più famoso, i fuochi sono per lui una necessità quasi spasmodica, non può stare senza dipingerli, diventano come un bisogno fisico. Il calore col quale li realizza viene percepito anche da chi li osserva, toccando il lato più intimo e sentimentale, se non addirittura romantico, dello spettatore. L’artista spiega che i fuochi sono una celebrazione della bellezza effimera, catturano la gioia e la meraviglia dell’esistenza. Esattamente come la vita umana hanno un punto d’origine, uno scoppio, per poi allargarsi in tutte le direzioni esplodendo in forme e colori stupendi che sono destinati però ad arrestarsi al termine della loro esibizione.

La terza ed ultima sezione è quella intitolata Welcome to the Circus, un vero e proprio tributo alla diversità e alla resilienza dell’animo umano. Queste opere, anch’esse realizzate con la tecnica della fusione, hanno tutte come tema di fondo le attività circensi. Gli atleti del circo, svelano il parallelismo tra vita e spettacolo, entrambi costellati da successi e fallimenti, dolori e gioie. Altro concetto che emerge dal tema circense è quello della famiglia, del legame d’amicizia che vi è tra tutte le figure incaricate dello spettacolo, una squadra di lavoro in un clima famigliare. In questa sezione, forse la più stravagante delle tre, gioca un ruolo importante l’allestimento che assume un carattere decisamente più spettacolare e suggestivo rispetto agli ambienti precedenti, in linea con la tematica.
Nato a Roma nel 1972, Andrea Chisesi si trasferisce a Milano in giovane età dove diventa molto presto fotografo, pubblicando i suoi scatti anche su prestigiose riviste come Vogue, Vanity Fair, Max e Rolling Stone e facendo ritratti a celebri personaggi tra cui attori, scrittori e musicisti come Ken Follet, Robbie Williams e Steven Tyler, storico frontman degli Aerosmith. Nonostante i suoi successi in campo fotografico, Chisesi dipinge incessantemente. “Sono nato in mezzo al colore – racconta l’artista – i miei genitori dipingevano entrambi e frequentavano artisti, sono cresciuto in un ambiente intriso d’arte.” È dal 2009 che iniziano a cambiare le cose, quando la Galleria Rosenberg espone i suoi lavori e lo inserisce nei cataloghi d’asta. Da questo momento in poi Andrea Chisesi è presente nelle più importanti esposizioni italiane, tra le quali la Biennale di Venezia del 2011, ed internazionali, presentando il suo lavoro in città come Miami, Zurigo, Lugano e Londra.

Chisesi in realtà la fotografia non la abbandona mai, nei suoi lavori è infatti presente una fortissima contaminazione della disciplina fotografica col mezzo pittorico. I due medium, nell’arte di Andrea Chisesi si aggregano dando vita a una tecnica artistica totalmente nuova. Prende il nome di fusione questa forma d’arte coniata nel 2004 dallo stesso artista. Le prime fusioni sono una sovrapposizione della fotografia alla pittura, attraverso un gioco di trasparenze in cui, utilizzando la luce e l’ombra, l’artista aggiunge o sottrae parti dell’opera. In un secondo momento decide di imprimere lo scatto fotografico direttamente sulla pittura o su una serie di stratificazioni materiche.
I supporti diventano i più svariati: tele, cartelli stradali, cartone, juta, che vengono preparati con gesso di Bologna, acrilici, giornali o manifesti strappati dalla strada. L’unione di questi materiali crea una base sempre diversa e una texture alternativa su cui lavorare e la quale accoglierà l’immagine fotografica direttamente stampata sui supporti.
La sovrapposizione è quindi caratteristica fondamentale del lavoro di Andrea Chisesi, intesa non solo in senso tecnico, quindi con la stratificazione di più materiali, ma anche nel significato, le sue opere hanno infatti più livelli di lettura e d’interpretazione.
La stratificazione viene sviscerata in ogni sua forma, da quella materiale all’interpretativa, fino ad arrivare alla stratificazione temporale. Il concetto di tempo è infatti uno dei fondamenti della ricerca artistica di Chisesi e lo si nota chiaramente nelle fusioni.
Gli strati diventano epoche, i materiali luoghi, geografia e storia una sola cosa con l’arte. “La stratificazione è la mia poetica sul tempo” spiega l’artista. All’interno di una fusione possiamo trovare fogli di giornale degli anni ’70, manifesti pubblicitari di pochi decenni fa o il famoso green pass del periodo del Covid, attraversando visivamente un tempo lunghissimo, un tempo storico.