Art Basel, evoluzione di un brand globale. Pt 2, il “Basel Effect”

Continua il nostro racconto della storia del brand Art Basel: sebbene questo sia basato su fonti reali, alcuni dettagli sono stati romanzati per dei fini puramente narrativi. Trovate la prima parte qui.

Miami Beach, 2011.

James S. Russell, giornalista di Artnews, sorseggiava un caffè su Ocean Drive. Guardava la folla elegante che si aggirava tra gli stand di Art Basel Miami Beach con uno sguardo curioso e analitico. I suoi occhi non si fermavano solo sui collezionisti, sugli artisti o sui pezzi esposti, ma sulla città stessa. Miami Beach, un tempo sinonimo di spiagge assolate e nightlife, stava cambiando pelle sotto i suoi occhi.

Era lì che coniò il termine “Basel Effect”. In un articolo pubblicato su Artnews, scrisse: “L’arrivo di Art Basel non si limita a una fiera d’arte. È un fenomeno che lascia un segno indelebile, trasformando la città che lo ospita in un epicentro culturale, attirando investimenti, artisti e un turismo colto e altospendente.”

E non si sbagliava. Nello stesso anno, Miami Beach celebrava la riapertura del Bass Museum e, di lì a poco, nel 2017, la città avrebbe inaugurato l’Institute of Contemporary Art (ICA Miami). Parallelamente, il Pérez Art Museum consolidava il proprio prestigio, diventando un simbolo dell’ascesa culturale della città. Art Basel aveva messo in moto un ciclo virtuoso: non solo arte, ma anche economia e identità.

«Sai quanti soldi girano questa settimana?» disse un albergatore della Collins Avenue a un giornalista locale. «Quasi 500 milioni di dollari. E tutto grazie a loro.» Guardava verso i padiglioni di Art Basel con un misto di ammirazione e incredulità.


ong Kong: l’arte incontra il futuro

Nel 2023, William Lim, presidente della Hong Kong Art Gallery Association, presentava i numeri durante una conferenza stampa: “Tra il 2021 e il 2023, i nostri membri sono aumentati del 27%. Questo dimostra come Art Basel Hong Kong abbia rafforzato l’intero ecosistema artistico della città.”

Hong Kong, con la sua energia frenetica, era pronta per un cambiamento. L’arrivo di Art Basel nel 2013 aveva accelerato un processo di trasformazione. La città, nota per i suoi grattacieli e la finanza, si stava affermando come centro culturale. Lo dimostrava l’apertura di due istituzioni di peso: il Museo M+, che esponeva la migliore arte contemporanea asiatica, e il Palace Museum, un ponte culturale tra Pechino e il mondo.

«L’arte è ovunque ora», aveva detto Adeline Ooi, direttrice di Art Basel Hong Kong, in un’intervista del 2022. «La città sta rispondendo, con nuovi collezionisti, nuove gallerie, e un’energia che non si era mai vista prima.»


Parigi: un ritorno sotto i riflettori

Quando Art Basel arrivò a Parigi nel 2022, il critico d’arte Philippe Dagen su Le Monde scrisse: “Era ciò che ci voleva. Dopo la Brexit, Parigi aveva bisogno di riconquistare il suo ruolo di capitale dell’arte europea. Art Basel è il tassello mancante.”

La città, già casa di musei leggendari come il Louvre e il Centre Pompidou, stava ora attirando gallerie internazionali e collezionisti. Le agevolazioni fiscali francesi stavano giocando a suo favore, e i numeri iniziavano a dare ragione alla scommessa.

«Parigi è un ritorno alle origini», dichiarò Marc Spiegler, ex Global Director di Art Basel, al debutto dell’edizione parigina. «Qui l’arte incontra la storia, e Art Basel porta con sé il futuro.»


Critiche e opportunità

Ma non tutti celebravano il Basel Effect. Durante una tavola rotonda nel 2023, il critico d’arte Jerry Saltz avvertì: “Il rischio è chiaro. L’aumento dei costi può schiacciare le gallerie locali, e la gentrificazione può espellere gli artisti dai quartieri che loro stessi hanno reso vivi.”

Queste parole trovarono eco tra alcuni galleristi indipendenti, preoccupati per l’omologazione della scena artistica. Tuttavia, molti altri sostenevano che i benefici superavano i rischi. Claire McAndrew, economista dell’arte e autrice del report annuale Art Basel e UBS, ribadiva: “Art Basel non è solo un barometro del mercato globale, ma un moltiplicatore di opportunità economiche e culturali per le città ospitanti.”


Un brand globale

Oggi, Art Basel è riconosciuta come il marchio globale per eccellenza nel mondo dell’arte contemporanea. Noah Horowitz, CEO di Art Basel, ha dichiarato nel 2024: “La nostra forza sta nella selezione rigorosa e nella capacità di innovare. Art Basel non è solo una fiera, ma una piattaforma che connette artisti, collezionisti e città.”

E i numeri parlano chiaro: nel 2024, Art Basel a Basilea ha registrato un record di 91.000 visitatori e ospitato 285 gallerie da 40 paesi.Allo stesso tempo, l’espansione nel digitale ha consolidato il brand: la piattaforma Viewing Room ha generato vendite online per 11,8 miliardi di dollari, dimostrando come fisico e virtuale possano convivere. La collaborazione con la Luma Foundation per lanciare Arcual, un sistema blockchain, ha poi aperto nuove strade per la trasparenza e il controllo delle opere d’arte.

Non perdere la terza e ultima puntata dedicata alla scoperta di Art Basel e l’analisi sulla sua evoluzione come brand globale dell’arte…

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