Continua il nostro racconto della storia del brand Art Basel: sebbene questo sia basato su fonti reali, alcuni dettagli sono stati romanzati per dei fini puramente narrativi. Trovate la prima parte qui e la seconda qui.
Il Brand Positioning di Art Basel
Era mattina quando Marc Spiegler, ex Global Director di Art Basel, si fermò davanti all’ingresso della fiera. Di fronte a lui, si muoveva un mondo intero: collezionisti, artisti, giornalisti, curatori. “Art Basel non è solo un mercato,” aveva detto in un’intervista del 2022. “È uno specchio delle dinamiche culturali, economiche e sociali del nostro tempo.” E aveva ragione: Art Basel non si limitava a mostrare opere d’arte. Era un linguaggio universale, un luogo dove l’arte diventava il filtro attraverso cui interpretare e comprendere il mondo.

Le collaborazioni che cambiano le regole
2023, Basilea – Audemars Piguet: Rendez-Vous
In uno spazio riservato, lontano dal caos degli stand, François-Henry Bennahmias, CEO di Audemars Piguet, sollevò un bicchiere di champagne mentre osservava gli ospiti muoversi nel salotto creato per il progetto “Rendez-Vous”. “Un connubio di arte, musica e gastronomia”, spiegò a un giornalista di The Art Newspaper. “Volevamo creare un’esperienza immersiva che fosse in perfetta sintonia con la filosofia di Art Basel e con la nostra idea di tempo e bellezza.”
E ci erano riusciti. La sala, elegante e ricercata, era un rifugio sensoriale. L’arte non era solo esposta: veniva vissuta. Audemars Piguet, con questa iniziativa, non si era limitata a sponsorizzare; aveva creato un’esperienza che celebrava il dialogo tra il lusso e la creatività artistica.

2024, Parigi – Miu Miu e “Tales & Tellers”
Nel cuore di Art Basel Paris, Goshka Macuga, artista polacca rinomata per le sue installazioni, conversava con Elvira Dyangani Ose, direttrice del MACBA di Barcellona. La loro collaborazione con Miu Miu, intitolata “Tales & Tellers”, stava catturando l’attenzione di tutti.
Le proiezioni si susseguivano su schermi sospesi in un gioco di luci e ombre, raccontando storie intime di donne. “L’arte è narrazione,” spiegò Macuga durante un talk. “Abbiamo voluto dar voce alle storie personali, ai racconti che spesso vengono ignorati.” La moda, in questo contesto, non era più solo un abito: diventava racconto, un veicolo per esplorare temi universali come la memoria e l’identità.
Louis Vuitton e l’omaggio a Frank Gehry
Parigi, ancora. I visitatori si fermavano a osservare l’installazione di Louis Vuitton, una scultura sospesa a forma di pesce che ondeggiava delicatamente. Era un tributo a Frank Gehry, l’architetto che aveva cambiato il volto dell’architettura contemporanea. Accanto all’opera, erano esposte borse in edizione limitata, ispirate al suo lavoro.
“Collaborare con Art Basel significa onorare la cultura e il design,” aveva dichiarato Michael Burke, CEO di Louis Vuitton. “Frank Gehry è un maestro, e questa installazione dimostra come arte, architettura e moda possano parlare la stessa lingua.”

Art Basel Cities: Buenos Aires
Quando Buenos Aires venne annunciata come la prima città partner del programma Art Basel Cities nel 2016, l’amministrazione cittadina la definì come “un’opportunità senza precedenti per promuovere la scena artistica argentina a livello globale.”
E fu così. Per mesi, la città si trasformò in un palcoscenico diffuso, con installazioni, performance e mostre realizzate grazie alla collaborazione di oltre 20 partner culturali locali. Buenos Aires non era solo una location: era una storia da raccontare, una comunità connessa al mondo attraverso l’arte.
La sinergia tra arte e moda: Saint Laurent e Madonna
2022, Miami Beach. Le luci erano soffuse nella sala dove Saint Laurent Rive Droite e il suo direttore creativo Anthony Vaccarello presentavano una speciale mostra ispirata al libro “Sex” di Madonna, a trent’anni dalla sua pubblicazione, con gli scatti del celebre fotografo Steven Meisel. Al centro della scena, l’artista stessa fece il suo ingresso, circondata dai flash dei fotografi. L’evento, con la sua carica provocatoria e il suo appeal glamour, dimostrò come il dialogo tra moda e arte potesse creare momenti memorabili.
“La moda è arte,” aveva dichiarato Anthony Vaccarello, direttore creativo di Saint Laurent. “Con Art Basel, vogliamo esplorare questa connessione, spingendo i confini di ciò che una collaborazione può significare.”
Il futuro di Art Basel: un’identità globale
Claire McAndrew, economista dell’arte e autrice dei report Art Basel e UBS, ha spesso sottolineato che: “Art Basel è molto più di una fiera. È un indicatore del mercato globale dell’arte, un evento che influenza i prezzi e le tendenze.”
Questa posizione di leadership era stata conquistata attraverso la selezione rigorosa delle gallerie e un approccio mirato alla qualità. Come osservava Marc Spiegler, “Partecipare ad Art Basel non è per tutti. È un processo selettivo, merciless. Ma è questo che ne garantisce l’eccellenza.”
Di anno in anno, Art Basel ha saputo rinnovarsi, coniugando arte, lusso, moda e tecnologia. Da Rendez-Vous con Audemars Piguet, al racconto di Tales & Tellers con Miu Miu, fino agli omaggi di Louis Vuitton e agli eventi inediti con Saint Laurent, la fiera si è imposta come un linguaggio universale che connette mondi apparentemente distanti.
Art Basel, nel corso dei decenni è diventata molto più che una vetrina glamour o uno status symbol: si è imposta negli ambienti degli addetti come il luogo in cui dialogare e far nascere nuovi affari, dove l’arte diventa esperienza imperdibile.
Oggi la fiera d’arte Art Basel è un luogo vivo, dinamico, in cui l’arte non è solo oggetto di scambio, ma un linguaggio universale che racconta (in parte) il mondo.