Il direttore artistico del MAMbo, il Museo d’arte moderna di Bologna, ci ha parlato di come il museo ha sviluppato la propria strategia di comunicazione (anche in tempo di Coronavirus).
In occasione dell’emergenza Coronavirus abbiamo interbistato Lorenzo Balbi, direttore artistico del MAMbo, museo di arte moderna di Bologna. Ci ha parlato dell’importanza della comunicazione all’interno del piano strategico del museo, soprattutto in questo periodo di emergenza sanitaria.
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1) Da assistente curatore della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo a direttore artistico del MAMbo. Come si trova a dirigere un museo?
Benissimo! Per me è stata una rivoluzione completa sia professionale che personale ma sono estremamente contento per questa opportunità che è anche un traguardo importante. Attualmente mi occupo del coordinamento e della direzione artistica dei sei spazi che compongono l’Area Arte Moderna e Contemporanea dell’Istituzione Bologna Musei: il MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, il Museo Morandi, Casa Morandi, Villa delle Rose, il Museo per la Memoria di Ustica e la Residenza per Artisti Sandra Natali. In un primo momento è stato molto difficile: nuovo ruolo, nuova città, nuovi spazi espositivi, nuovi colleghi, nuovi pubblici… ma ora ho preso le misure con questo contesto e sono estremamente soddisfatto dei risultati che tutti insieme stiamo ottenendo.
2) La comunicazione del museo: quanto è importante questo aspetto per il MAMbo?
La comunicazione è sempre stato uno degli aspetti fondamentali nell’azione di un museo. Oggi tutto è più visibile e riscontrabile con le tecnologie con cui siamo in continua relazione e connessione ma “comunicare” le proprie iniziative all’esterno è da sempre uno degli snodi cruciali della pratica delle istituzioni. La didattica museale, la mediazione culturale, lo sviluppo di iniziative per pubblici diversi sono forme di comunicazione dei propri contenuti all’esterno che l’istituzione che dirigo ha sempre tenuto in grande considerazione. Nella nostra contemporaneità, con la svolta post-digitale della società i musei hanno l’obbligo di adeguarsi ai tempi, alle modalità e alle strategie dei nuovi mezzi di comunicazione.
3) Comunicazione e valorizzazione: quanto la prima incide sulla seconda?
In qualche modo comunicare adeguatamente vuol dire valorizzare. La comunicazione dei contenuti del museo intesa come mediazione dei loro significati o delle suggestioni da loro derivati ai diversi pubblici possibili è certamente una valorizzazione e un giusto modo di lavorare con un patrimonio. Ma non ci dobbiamo dimenticare che il museo è per prima cosa un luogo fisico: un luogo in cui si svolgono azioni e si mostrano opere che vanno fruite di persona. L’obiettivo deve essere quello di preservare questa frequentazione e prossimità fisica e di aumentarla, la comunicazione nei suoi diversi canali deve essere un’estensione e una ulteriore risorsa per arrivare a questo obiettivo.
4) Quali sono i punti di forza della comunicazione del MAMbo?
L’essere stati uno dei primi musei ad aprire una pagina su Facebook ci ha aiutato ad avere un notevolissimo numero di fan, così come l’aver attivato una newsletter settimanale moltissimi anni fa ci ha portato ad avere una mailing list invidiabile. Numeri che ci hanno aiutato nell’apertura di un nuovo seguito “spazio” su Instagram. Abbiamo sempre concepito questi come ulteriori spazi espositivi del museo e uno dei nostri punti di forza è la tempestività di risposta: penso lo possano dimostrare iniziative come lo streaming live dell’opera Bonjour di Ragnar Kjartansson realizzata durante la prima settimana di chiusura dei musei per l’emergenza coronavirus o la recente apertura del format 2minutidiMAMbo con interventi di artisti, curatori, critici, musicisti ed altri appassionati che in brevi video della durata di una canzone ampliano i contenuti delle mostre e delle collezioni ora non visitabili dal vivo.
5) Il MAMbo è un museo social?
Sì, posso dire che il MAMbo è un museo social attivo e partecipe su tutte le principali piattaforme on-line. Il feedback e il tasso di engagement con il pubblico è in continua crescita e penso che la nostra attività social riesca ad aumentare il nostro pubblico e a portare nuovi visitatori. Credo però che l’essere “social” non si possa però esaurire con la presenza sui vari social network, intendo l’essere “social” anche come sinonimo di apertura a un diverso modo di vivere e frequentare gli spazi museali. In questo senso credo che il MAMbo sia un museo assolutamente “social” in quanto sviluppa azioni mirate come -fra le molte- l’apertura serale del giovedì (novità di questi due anni) nell’ottica dello sviluppo di una “serata MAMbo” in cui vengono realizzati eventi, performance, talk, presentazioni di libri ecc… L’obiettivo, soprattutto pensando al pubblico dei più giovani, è di far passare il messaggio che il giovedì a Bologna si può andare al MAMbo anche se si è già vista la mostra o la collezione, come minimo avremo la possibilità di fare un aperitivo, partecipare ad un evento, incontrare altra gente.
6) E il suo direttore?
Sono molto attivo su Facebook – ho purtroppo esaurito il numero di amici supportabile da un profilo normale – e, molto meno, su Instagram. Seguo assiduamente in generale i social e in particolare le pagine di musei, artisti, curatori… Non ho il tempo per interagire quanto vorrei con chi mi scrive ma da quanto ho assunto la carica di direttore artistico di un museo le mie pagine hanno giocoforza virato da un profilo personale ad uno prettamente professionale. Utilizzo i social come veicolo di amplificazione e engagement riguardo alle proposte a cui sto lavorando. Raramente mi concedo “divagazioni” di ambito personale: ho capito con l’esperienza che assumere un ruolo di questo tipo vuol dire anche cambiare radicalmente il proprio modo di comunicarsi all’esterno e non può prescindere da uno stretto controllo dei contenuti pubblicati per non incappare in scivoloni o incomprensioni.
7) C’è un’opera o una sezione del Museo che predilige?
Per par condicio non posso sbilanciarmi… tutte le opere della Collezione Permanente, del Museo Morandi e tutte le loro sezioni hanno specifici interessi che io come direttore artistico devo tutelare e sviluppare allo stesso modo. Se devo però indicare una sezione del museo a cui sono particolarmente affezionato è Officina d’arte italiana. Si tratta di una sezione rinnovata completamente un anno fa dedicata agli ultimi trent’anni di arte in Italia con opere di Maurizio Cattelan, Paola Pivi, Francesco Vezzoli, Alberto Garutti, Giuseppe Gabellone, Vanessa Beecroft, Sissi, Cesare Pietroiusti, Eva Marisaldi, Daniela Comani, Diego Tonus, Flavio Favelli e molti altri. Il titolo della sezione rimanda alle Officine di Renato Barilli in cui il critico e curatore bolognese dedicava approfondimenti ad una particolare scena geografica, in questo caso l’Italia dagli anni ’90 ad oggi. Dal punto di vista del display abbiamo abbattuto tutti i muri e le compartimentazioni, aprendo le finestre verso l’esterno del museo ottenendo così un cannocchiale che visivamente e simbolicamente consente un nuovo sguardo e una passeggiata fra le opere. Trovo particolarmente significativa questa sezione per la storia stessa del MAMbo, per la sua attività espositiva -molte delle opere derivano dalle mostre organizzate dal museo-, per la sua attenzione all’arte italiana -da sempre caratteristica peculiare dell’istituzione- e come omaggio a Gianfranco Maraniello che per primo, occupandosi del riallestimento delle collezioni nel nuovo spazio del museo nell’ex-forno del pane, decise di mettere al centro la produzione artistica italiana recente dedicandogli un’intera e molto estesa sezione.
8) 3 motivi per cui bisogna assolutamente visitare il MAMbo
- Per le mostre temporanee: attente ai più recenti sviluppi e sperimentazioni dei linguaggi visivi contemporanei (nella Sala delle Ciminiere), con approfondimenti sugli avvenimenti e i protagonisti della scena artistica territoriale recente (in Project Room), in collaborazione con altre importanti istituzioni internazionali (a Villa delle Rose). Sempre con una particolare attenzione per l’arte italiana.
- Per le collezioni permanenti: un percorso nell’arte italiana dagli anni ’50 ai più recenti sviluppi delle ricerche contemporanee (al MAMbo), un viaggio nella più importante collezione al mondo di uno degli artisti fondamentali per la storia dell’arte moderna (al Museo Morandi).
- Per le attività e gli eventi in calendario: il MAMbo ribadisce il suo ruolo di punto di riferimento per un’intera comunità territoriale organizzando eventi, ospitando festival, performance, incontri, presentazioni quasi ogni giorno cercando di ampliare e avvicinare alla propria azione il numero più ampio possibile di nuovi pubblici e interessi.