Arte e Disabilità: 4 artisti riflettono sull’inclusività

In occasione della Giornata Internazionale delle persone con disabilità, ecco gli artisti che affrontano il tema dell’inclusività.

Il 3 dicembre è la Giornata Internazionale delle persone con disabilità, istituita nel 1992 dall’ONU per sensibilizzare sul tema del diritto universale alla partecipazione di tutti a ogni ambito della vita sociale e culturale

Ogni anno, in tutto il mondo vengono organizzati eventi e attività volte a una maggiore inclusione e al superamento delle barriere fisiche, mentali e cognitive, per una società equa e coesa, in grado di non lasciare indietro nessuno

L’arte contemporanea, da sempre impegnata a restituire una percezione dell’umanità più ampia e coinvolgente, ha molto da offrire anche in quest’ambito. 

Non mancano artisti, alcuni affetti da disabilità essi stessi, che hanno declinato il tema, realizzando opere uniche e dal forte impatto sociale

MARC QUINN E ALISON LAPPER

É il caso della grande scultura in marmo Alison Lapper Pregnant dell’artista britannico Marc Quinn installata nel 2005 sul Fourth plinth a Trafalgar square di Londra

La scultura – parte della serie The Complete Marbles – rende protagonista l’artista dismelica Alison Lapper, esplorando una nuova concezione di eroismo, in un luogo che celebra eroi, uomini pubblici e figure storiche del passato.

Marc Quinn Alison Lapper Pregnant 2005 marmo 355 x 1805 x 260 cm courtesy of the artist

Grande appassionato di arte e bellezza classica, Marc Quinn realizza l’opera con un forte richiamo alla Venere di Milo rinvenuta a noi con gli arti amputati, che l’hanno resa la figura iconica che oggi conosciamo. 

Il monumento di Quinn è dedicato al futuro, con la volontà di celebrare “qualcuno che ha conquistato le proprie circostanze, piuttosto di chi ha conquistato il mondo esterno”. 

L’opera è diventata un simbolo grazie alla cerimonia d’apertura dei Giochi Paralimpici di Londra nel 2012, con una reinterpretazione gonfiabile su larga scala.

REBECCA HORN e EINHORN

Celebre è il lavoro dell’artista Rebecca Horn, figura imprescindibile nell’ambito della performance art. Il suo lungo periodo di degenza in ospedale, dopo aver lavorato con la fibra di vetro senza le dovute protezioni, è il punto di partenza per la sua ricerca artistica, incentrata sulla costruzione di protesi scultoree e prolungamenti del corpo umano

Una delle più famose estensioni corporee realizzate da Horn è sicuramente Einhorn (Unicorno): un vestito-protesi composto da fasce di tessuto bianco che terminano con un lungo corno, posizionato sulla testa di chi lo indossa. L’opera è utilizzata in una performance dove il corpo ibrido della donna che cammina è costretto a trovare un nuovo baricentro. 

È proprio un corpo ibrido e dalle funzionalità alterate, limitate o aumentate, che fa da protagonista in tutte le opere della nota artista tedesca.

BERENICE OLMEDO E LE OPERE PROTESICHE

Parlando di opere protesiche, spicca sicuramente il lavoro dell’artista messicana Berenice Olmedo, che mette lo spettatore di fronte a una realtà che solitamente non è abituato a notare.

Attraverso la costruzione di protesi, l’artista rende visibile la standardizzazione dell’essere umano e la nostra concezione abituale di “abilità”.

L’opera Olga del 2018 è una protesi meccanica formata da due gambe, dotata di sensori e motori che la rendono in grado di camminare, o quasi. Olga, instabile e incerta, prova ad alzarsi, ma cade continuamente, rendendo evidente quanto il concetto di verticalità del corpo, come condizione “normale” dell’essere umano, sia in realtà fallimentare.

SARA HENDREN

L’artista, ricercatrice e scrittrice Sara Hendren riflette su come il mondo influenzi le esperienze di disabilità e accesso. Attraverso opere d’arte pubblica, progetti di design come il leggio per persone di bassa statura o il bastone che suona musica, studi e scritti sull’architettura inclusiva come il suo libro What Can a Body do? del 2020, fornisce una risposta a realtà fisiche specifiche e a sogni personali.  

È il caso della speciale scenografia realizzata da Hendren per la ballerina e coreografa Alice Sheppard, che usa una sedia a rotelle.

Tutto è iniziato con il progetto Slope: Intercept di Hendren, iniziato nel 2013: un set modulare di rampe in legno destinato sia ad utenti in sedia a rotelle sia a skaters.

Dopo aver visto il progetto, nel 2015, Sheppard ha contattato l’artista per progettare un set di rampe in larga scala che fungesse da palcoscenico.

Nella progettazione della scenografia sono stati coinvolti anche gli studenti di Hendren dell’Olin College of Engineering di Needham, nel Massachusetts. 

La ballerina e coreografa afferma: “Abbiamo imparato ad ascoltare ciò che le curve e le pendenze della rampa ci hanno mostrato, costruendo nuove tecniche di performance e un vocabolario coreografico specifico lungo tutto il percorso“.

Le ballerine Alice Sheppard e Laurel Lawson sulla rampa da ballo creata allOlin College of Engineering Foto per gentile concessione di Alice Sheppard e Sara Hendren

Cover photo credits: Marc Quinn, The Complete Marble, courtesy of the artist.

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