Dal 17 novembre all’8 dicembre 2024, gli spazi dell’Arsenale Nord di Venezia ospitano la mostra dei finalisti di Arte Laguna Prize, curata da Giulia Colletti e Chiara Canali, giunto alla sua 18ᵃ e 19ᵃ edizione, facenti riferimento rispettivamente agli anni 2023 e 2024. Questa doppia edizione, abbraccia diverse discipline e generazioni, nasce dalla selezione di 240 artisti tra oltre 20.000 opere ricevute, e riunisce i finalisti delle due annate in un’esposizione corale che abbraccia pittura, scultura, installazione, fotografia, videoarte, land art, urban art, arte virtuale e digitale, e performance. Un’opportunità straordinaria per indagare i confini sfumati tra le varie forme d’arte, ponendo un forte accento su sostenibilità e innovazione.
Arte Laguna Prize rappresenta una piattaforma di grande interesse per gli artisti emergenti, offrendo loro un’importante occasione di visibilità all’interno di una cornice suggestiva come gli spazi dell’Arsenale Nord di Venezia. Questa location storica, un tempo cuore pulsante dell’industria navale veneziana, si è trasformata in un punto di riferimento internazionale per l’arte contemporanea, ospitando eventi di rilievo, a partire proprio dalla Biennale di Venezia.
Tra gli artisti in mostra, emergono opere che esplorano il rapporto Uomo-Macchina attraverso l’intelligenza artificiale, come quelle di Jake Tan e Tsai Bing-Hua. L’opera MR(AI) di Jake Tan riflette su una concezione primordiale dell’amore, intrecciandola con il mondo dei dati. Reagendo alla frequenza cardiaca dell’artista in tempo reale, l’installazione si anima, pulsando in sincronia con i dati ricevuti, e richiama l’immagine di una risonanza magnetica, intesa come una finestra sul cuore umano. Attraverso questa metafora, MR(AI) invita a interrogarsi su cosa significhi osservare il proprio cuore nell’epoca del machine learning e della raccolta di informazioni personali. Parallelamente, Tsai Bing-Hua affronta il tema dell’autonomia digitale individuale nell’era dell’iperconnessione, dove i dati biometrici, come le impronte digitali, diventano il fulcro di un paesaggio digitale in costante mutazione, rappresentando la fragilità della libertà personale.
Le opere di entrambi gli artisti propongono una riflessione critica sull’interazione tra corpo, identità e tecnologia, sottolineando la complessità del rapporto tra tradizione, intimità e innovazione tecnologica.
Non mancano riflessioni ecologiche, come quelle di Sheng Chengcheng, la cui opera video A Bird’s Desktop esplora il tema della sopravvivenza degli uccelli nell’ambito dell’urbanizzazione contemporanea e il ruolo alienante degli zoo, concepiti dall’uomo come rifugi artificiali per la fauna. Il lavoro combina riprese dalla voliera dello zoo di Hangzhou, in Cina, con una performance manuale dell’artista, evidenziando il contatto diretto e tangibile con la distruzione causata dall’uomo alla natura. Attraverso una rappresentazione simbolica dei comportamenti distruttivi umani nei confronti di Madre Natura, l’opera invita a riflettere su una “realtà alternativa” degli uccelli: un mondo che coesiste con il nostro, ma resta isolato dalla percezione umana.
Tra le opere più suggestive in esposizione, spicca l’installazione dell’artista italiana SENSU, classe 1990, Pianeti Olfattivi (2024). Realizzata con il supporto della Fondazione Giorgio e Armanda Marchesani, l’opera è composta da 50 “pianeti” creati con materiali cosmetici, ognuno dei quali emana un profumo specifico, come gelsomino, mirtillo, mela, cedro, lavanda e molti altri. L’installazione conduce il visitatore in un vero e proprio labirinto olfattivo, invitandolo a riscoprire la propria memoria sensoriale.
L’opera si ricollega al concetto di pareidolia, fenomeno per cui l’essere umano è portato a riconoscere forme familiari, come volti, in oggetti o paesaggi. In Pianeti Olfattivi, SENSU esplora un aspetto meno noto di questa dinamica: la capacità degli odori di evocare immagini e ricordi nascosti nella mente, dando vita a un’esperienza immersiva che stimola l’immaginazione e il ricordo personale.
Questo dialogo tra percezione sensoriale e reminiscenza trova un contrappunto nelle riflessioni ecologiche di Sheng Chengcheng e nelle indagini sulla corporeità e memoria affrontate da Pérez-Salas Tania, Lindner Anne e Bertellotti Nicola, completando un panorama artistico che abbraccia tecnologia, natura e umanità.
Il 16 novembre, durante la conferenza di apertura, sono stati annunciati alla stampa i vincitori delle due edizioni: Esther López Navarro (Spagna, 1999) per la 18ᵃ edizione con l’opera Hello, My name is Blue, e Tanda Francis (USA, 1977) per la 19ᵃ edizione con Rockit Black. La cerimonia di premiazione si è tenuta in serata, celebrando il talento e l’innovazione artistica delle due vincitrici. L’opera di Esther López Navarro, premiata per la categoria video art, è stata lodata per la sua capacità di fondere diverse discipline artistiche in una narrazione visiva complessa e stratificata. Hello, My name is Blue esplora temi identitari intrecciando le culture coreana e spagnola, superando le barriere culturali con una sensibilità unica.
La scultura Rockit Black di Tanda Francis, invece, si distingue per il rigore concettuale e l’uso di materiali derivati dalle proteste del movimento Black Lives Matter risalenti al 2020. L’opera affronta con forza poetica e urgenza politica i temi della giustizia sociale e dell’identità, confermando il ruolo dell’arte come strumento di dialogo e resistenza.
La mostra, inaugurata ufficialmente il 16 novembre, propone dunque un percorso immersivo che invita il pubblico a esplorare il panorama contemporaneo dell’arte emergente a livello globale, offrendo uno sguardo innovativo e provocatorio sulle sfide e sulle trasformazioni del nostro tempo. Venezia, con la sua tradizione millenaria di dialogo tra culture, si conferma un terreno fertile e ricettivo per l’innovazione artistica, capace di coniugare storia e avanguardia.