Arte, meme, vignette, musica trap e sfottò. Per celebrare la sconfitta dell’estrema destra in Francia

by Francesca Calzà e Alessandro Riva

Finalmente sembra finire la lunga agonia della sinistra europea che lascia spazio ad una certezza: la Francia era e rimane antifascista. Festeggiamenti, celebrazioni, grida e balli di gioia del “popolo della sinistra” sceso nelle piazze improvvisamente ringalluzzito, ma presente massicciamente anche sui social, che per l’occasione ha rispolverato quadri, meme, vignette e immagini di ogni tipo per festeggiare lo scampato pericolo della vittoria dell’estrema destra.

Tra le altre, ecco ad esempio circolare freneticamente, tra pagine web, Facebook, Instagram e gruppi whats app, un’immagine ridente, e non solo sorridente, della Gioconda, o l’immagine del famoso murale di Obey, omaggio alle vittime degli attentati di origine islamista del 13 novembre 2015, su cui campeggia il volto di Marianna con il motto della Rivoluzione Francese Liberté Egalité Fraternité.

Ma il web ha rispolverato anche l’immagine del celebre quadro di Claude Monet La Rue Montorgueil à Paris. Fête du 30 juin 1878, che celebrava la giornata dell’orgoglio nazionale dopo la disfatta del 1870 contro la Prussia di Bismarck, oggi riproposto in chiave anti-fascista.

Claude Monet <em>La Rue Montorgueil à Paris Fête du 30 juin 1878<em>

Ma eccco comparire anche una valanga di meme e sfottò rivolti alla perdente Marine Le Pen: e, di rimando, anche al suo sodale italiano, Matteo Salvini, che si era sbilanciato un po’ troppo anticipatamente facendole gli auguri… e che oggi viene preso in giro da tutto il web come menagramo.

Ma veniamo ai fatti. Alle elezioni legislative, l’estrema destra del Rassemblement National, guidata da Jordan Bardella, si è posizionata al terzo posto, con 143 deputati, ribaltando le aspettative degli osservatori politici che, dopo la vittoria al primo turno, si aspettavano una nuova Francia molto lontana dall’antico: “Liberté, égalité. Fraternité”.

Le urne hanno premiato la sinistra del Nuovo Fronte Popolare (NFP), che nella nuova Assemblea Nazionale, la camera bassa del parlamento, ha ottenuto 182 seggi riunendo tra gli altri: il Partito Socialista, il partito ecologista Europe Écologie Les Verts e La France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon.

Gli eventi di questi giorni dimostrano la tenacia del popolo francese, che per primo in Europa ha lottato per il cambiamento, ma anche l’insoddisfazione verso un presidente odiato, Macron, il quale ha saputo galleggiare solo di fronte alla più temuta delle alternative: il neofascismo.
La coalizione di centro presieduta dal presidente in carica Emmanuel Macron, Ensemble pour la République, è arrivata seconda contando 168 deputati, numero certamente distante dai 250 eletti dalla precedente legislatura, seppur sorprendente rispetto ai sondaggi. Mentre i Repubblicani ormai globalmente noti per le azioni poco dignitose del loro leader, Éric Ciotti, hanno ottenuto solo 45 seggi. Inoltre, i candidati vicini a Ciotti eletti in questo turno elettorale entrano nel conteggio di Rassemblement National.

Il forte richiamo alla responsabilità civile è stato accolto dai francesi che si sono recati in massa a votare raggiungendo l’affluenza del 66,63 per cento, la più alta registrata dal lontano 1997: più del 20 per cento in più rispetto a quella delle elezioni legislative del 2022. Nonostante i grandi risultati ottenuti dalla sinistra nessuno è riuscito ad avvicinarsi alla maggioranza assoluta di 289 seggi sui 557 che formano l’Assemblea Nazionale, rimangono quindi due enormi interrogativi: che tipo di alleanza riuscirà a raggiungere i seggi necessari e chi sarà il prossimo premier? Questa sarà una settimana essenziale per definire gli equilibri politici e indicare un nome.

D’altronde, la politica francese è diventata una corsa contro il tempo. Il Nuovo Fronte Popolare (NPF) si è formato nel giro di poche giornate in seguito all’ottimo risultato del partito di estrema destra Rassemblement National (31,4 per cento) alle scorse elezioni europee del 9 giugno, che spinsero Macron ad annunciare lo scioglimento dell’Assemblea Nazionale per poi convocare le elezioni anticipate.

Domenica sera sono arrivati i primi commenti sui risultati, a esordire senza sorprese è stato Jean-Luc Mélenchon, il leader di La France Insoumise, il partito che dentro NFP ha ottenuto il maggior numero di seggi, che ha ribadito come sia stata la mobilitazione popolare a consentire di “raggiungere un risultato che si diceva essere impossibile”, cioè la vittoria della sinistra. Un trionfo che è “un enorme sollievo per milioni di persone”, cittadini che non si sentono più rappresentati dal governo. Mélenchon ha voluto colpire direttamente il Presidente affermando che Macron dovrà “inchinarsi ai risultati”.

Dichiarazioni seguite dalle dimissioni del primo ministro Gabriel Attal, gesto di pura formalità che come previsto è stato rifiutato da Macron, il quale attenderà la composizione della nuova Assemblea Nazionale per “prendere le decisioni necessarie”. Si prospetta un periodo di coabitazione per la Repubblica Francese tra il presidente e il primo ministro, che in futuro apparterranno a diverse famiglie politiche.

Non sono previste alleanze con la coalizione che sostiene Macron, sebbene sia la strada più facile verso la maggioranza assoluta i leader dei partiti di sinistra si dichiarano contrari: “Nessun sotterfugio, nessun accordo”, ha affermato Mélenchon, seguito dal socialista Olivier Faure che ha detto: “Il Nuovo Fronte Popolare deve farsi carico di questa pagina di storia. Non ci presteremo a una coalizione degli opposti che tradirebbe il voto dei francesi”.

La sinistra non potrà sottrarsi al difficile compito di identificare con gli alleati un possibile primo ministro. Le negoziazioni dei prossimi giorni interne al NFP, ma anche con altre forze politiche, saranno essenziali per tradurre il successo ottenuto alle legislative in una maggioranza di governo: “Questo voto deve aprire una rifondazione, ci deve essere un prima e un dopo il 7 luglio”, commenta Olivier Faure.

In attesa di sapere quali saranno i risvolti delle complicate discussioni in atto all’interno della politica francese possiamo tirare un sospiro di sollievo e lasciarci trascinare nell’euforia delle celebrazioni esplose a Parigi e diffuse attraverso i social. A partire dal motto coniato dalla pagina italiana Meme Dalla Terza Repubblica: “Bardella ciao, ciao, ciao!”.

Ma sono molti i meme, diventati virali in questi giorni, per sfottere la destra che credeva di avere già la vittoria in tasca, e invece è uscita come la Grande Sconfitta di queste elezioni. E, se Libération, il giornale storico della sinistra francese, ha esordito con un “C’est Ouf” (che si potrebbe tradurre con un “È pazzesco“, e che riprendeva paro paro quella del 6 maggio 2002, quando i cittadini francesi votarono in massa per il candidato presidenziale Chirac contro Jean-Marie Le Pen, padre di Marine, Presidente del Rassemblement National), un altro giornale storico della sinistra francese, il post-comunista L’Humanité, utilizzava invece un particolare della Grande Onda di Hokusai come simbolo della nuova “ondata rossa” del rinato Front Populaire.

Festeggia anche la scena rap francese che si è schierata dichiaratamente contro Le Pen, dopo la vittoria del Rassemblement National al primo turno, 21 rapper d’Oltralpe hanno rilasciato un video-clip intitolato “No Pasaràn”: slogan ripreso dai repubblicani antifascisti durante la Guerra Civile Spagnola. La collaborazione nasce da un’idea di DJ Kore, Dajmel Fezari, uno dei produttori più importanti della scena rap francese, che ha coinvolto artisti spesso estranei alla politica, i quali in questa occasione non hanno potuto ignorare il potenziale del loro seguito per difendere gli ideali e le influenze culturali multietniche da cui scaturisce la storia del genere in Francia.

La cultura francese è contro i neofascisti, tutta la cultura quella di strada e quella accademica, che aveva proceduto i cantanti con una lettera scritta da 74 università contro l’ascesa della destra al potere. L’università non si sottrae dalla storia ricordando ai francesi gli anni dell’occupazione fascista, quattro lunghi anni vissuti seguendo i “valori tradizionali” tanto cari anche all’estrema destra contemporanea come: omotransfobia, xenofobia e razzismo.

Del resto non è la prima volta che la cultura francese si dichiara fortemente contro l’estrema destra del Rassemblement National, soprattutto contro Marie Le Pen, volto dell’intolleranza che caratterizza il partito. Nel 2017, oltre cento artisti tra cui personalità del mondo dell’arte come Annette Messager, Christian Boltanski, Orlan, e del cinema come Léa Seydoux, Jeanne Moreau e Mathieu Kassovitz (regista del film La Haine), parteciparono ad una raccolta firme lanciata dal quotidiano Libération, in aperto contrasto con le affermazioni retrograde della leader politica riguardo al ruolo della cultura. Attori, cantanti, artisti visivi tutti compatti nel denunciare le politiche ultraconservatrici promosse dalla candidata del Front National e i tragici rischi di una sua probabile vittoria.

Persino dalla patinata scena del pallone sono giunte notizie di sollievo, in primis da Kylian Mbappé, campione che si era espresso in diretta televisiva alla Nazione auspicando la sconfitta dell’estrema destra (e il web si era scatenato facendo circolare molti meme di sfottò, uno su tutti, che recitava: Liberté, Egalité, Mbappé, ndr), seguito dal calciatore Jules Koundé che ha espresso la sua felicità con un messaggio pubblico su X: “Il sollievo è pari alla preoccupazione delle ultime settimane, è immenso. Congratulazioni a tutti i francesi che si sono mobilitati affinché questo bel Paese che è la Francia non si ritrovi governato dall’estrema destra”.

Due universi molto distanti, quello dell’arte e quello dello sport, uniti non solo dalle Olimpiadi di Parigi 2024, ma anche dalla volontà di accogliere, fare squadra, per affrontare le complesse sfide della contemporaneità. E di schierarsi, quando è necessario, contro l’ondata xenofoba, estremista e razzista che rischia di stravolgere le radici culturali dell’Europa libera.

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