Artrank.com, investire sugli emergenti non è più questione di fortuna

La piattaforma attiva dal 2014, fornisce previsioni sul mercato degli artisti emergenti attraverso l’utilizzo dei big data. Che nessuno dica, che non ve l’avevamo detto.

Precedentemente abbiamo parlato di Artnet.com, la prima azienda ad elaborare un database di prezzi di opere d’arte e a caricarlo online. Oggi le aziende che impostano il loro modello di business sulla vendita di informazioni sono tantissime. Ma se ai tempi di Artnet (e poi di artprice arsvlue etc) i valori utili all’indicizzazione di un’opera o di un artista si esplicitavano esclusivamente nelle battute d’asta, oggi grazie alla rete, le informazioni che abbiamo a disposizione si sono moltiplicate.

I big data danno accesso ad un ventaglio di informazioni che ci possono dire molto anche su quegli artisti non ancora passati in asta ma che tuttavia hanno un mercato. Grazie alla rete possiamo oggi reperire dati sulle preferenze dei buyers, sul network dell’artista, sul supporto che gli viene dato dalla comunità artistica. Ed è questa la grande possibilità che deriva dall’utilizzo di questo genere di informazioni: poter prevedere la traiettoria di un artista non presente sul mercato secondario mediante la sua presenza sul web.

Ed eccoci arrivati ad Artrank.

Il primo ad aver avuto questa intuizione è stato l’argentino Carlos Rivera nel 2014. Anzi la storia inizia molto prima, nel 2009, quando solo ventiduenne, Carlos decide di aprire una galleria, la RIVERA&RIVERA a west Hollywood per dedicarsi alla promozione di artisti emergenti. In questo periodo, si rende conto della difficoltà a reperire informazioni sul mercato degli artisti non passati in asta e come ogni buon innovatore, decide di trovare autonomamente la soluzione al suo problema. Nel 2013 chiude la RIVERA&RIVERA, assume due data analyst e un ingegnere informatico e li mette al lavoro su un algoritmo capace di collezionare e organizzare le informazioni fornite dal web sugli artisti. Il progetto vede la luce nel 2014 con il nome SellYouLater.com, dopo pochi mesi ribattezzato col nome più idoneo di Artrank.com.

Il fine dell’azienda è quello di fornire previsioni sulla traiettoria economica di artisti emergenti, per facilitare gli investimenti in questa parte di mercato.

Il servizio offerto consiste nella vendita dei risultati dell’ algoritmo elaborato dal team. L’equazione tiene conto di componenti come produzione artistica e visibilità, le collaborazioni con dealer del settore, l’attività telematica sui socialmedia, il supporto da parte degli influencer di settore (collezionisti, musei, critici) e ovviamente la richiesta che proviene dal mercato.

I dati vengono raccolti online, con l’utilizzo dei data, e offline mediante una cerchia di collaboratori quali art advisor, mercanti, collezionisti o giornalisti che l’azienda ripaga non in denaro, ma fornendo loro un’anticipazione sui risultati del prossimo report.

L’output di questo meccanismo consiste in 6 classifiche composte ciascuna da 10 artisti: buy under 10000 buy under 30000 buy under 100000 early blue chip sell/peaking undervalue blue chip.

Ogni anno l’algoritmo elabora 4 report e offre la possibilità, tramite un abbonamento di circa 3000 dollari annui, di accedere ai risultati con un anticipo di 3 settimane rispetto agli utenti non paganti. Inutile dire che nella maggiorparte dei casi, quelle settimane bastano a far sparire dal mercato qualsiasi opera degli artisti indicati nelle categorie “buy under”.

Edward Winkleman, gallerista ed influencer, l’ha definita come una delle poche aziende in grado di cambiare le carte in tavola in termini di trasparenza, la disruptive innovation che l’arte aspetta da tempo.Noi ci troviamo d’accordo con lui ed è per questo che a partire da oggi tramite la rubrica ArtRanked racconteremo la storia e il lavoro di un artista indicato dalla piattaforma come tra i più promettenti. Non ci saranno noiosi dati di mercato, solo delle tips che invoglino a saperne di più e a comprendere il lavoro dietro Artrank.com. Per iniziare vi proponiamo il nostro articolo su Ella Krugaslavia.

Foto Carlos Rivera via Linkedin 

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