Athena o l’anima dei Motori (cap. 6). Athena scopre l’esistenza del metodo induttivo, quando all’improvviso…

“E così tu saresti Hermes, il Droide Perfetto”, disse Athena passando un braccio intorno alle giunture dei motori superiori di Hermes. Poi recitò, quasi canticchiando tra sé e sé: “Massime prestazioni in fatto di Muscoli e Intelletto…”. Hermes sorrise con aria superiore. “Già”, disse semplicemente. “Ma se preferisci, bambola, puoi chiamarmi semplicemente Hermy“.

“Hermy?” “Beh, sì, è il mio diminutivo, sai. E quando vado in società, mi faccio chiamare Hermès”. Athena inarcò le sopracciglia. Era una battuta o diceva sul serio? Non aveva ancora capito se questo Hermes fosse un deficiente totale o uno troppo intelligente persino per lei. Quel che era certo, però, è che aveva un fisico cazzutamente raro. Muscoli tesi allo spasimo, un perfetto controllo dei propri arti, giunture lubrificate a dovere, e una capacità meccanica da far invidia a una Ferrari.

Già. Almeno sulle prestazioni fisiche – non c’era davvero di che lamentarsi. Athena poteva metterci la mano sul fuoco. Prima di procedere a quello che si presentava come un vero e proprio interrogatorio – e che il dio dei droidi me la mandi buona, pensò tra sé e sé – aveva infatti voluto collaudare personalmente il suo nuovo acquisto. In fondo, era un suo diritto, no? E i risultati, doveva ammetterlo, erano stati tutt’altro che deludenti. Adesso, però, veniva la parte più difficile: quella dell’Intelletto. Pensò a tutto quel che aveva studiato per carpire ai droidi segreti della loro anima, e un’ondata di pigrizia si impadronì di lei. Non aveva voglia, dio mio, davvero non aveva nessuna voglia di mettere in croce Hermes. Avrebbe voluto semplicemente stare a letto con lui per tutta la…

Le nove e mezza! Merda!, si disse tornando alla realtà. Sono già le nove e mezza, e io sono a letto che me la spasso con il Sospetto Numero Uno! E a quest’ ora in ufficio staranno già aspettando la mia chiamata! Bene, disse, mettiamoci al lavoro! Hermes la guardava con aria di sufficienza agitarsi intorno al letto. Poi Athena disse: “Bene, ora, se non ti spiace, Hermes, vorrei farti qualche domanda”. Temendo di essere stata troppo sbrigativa, cercò di alleggerire il tono: “Niente di troppo personale, eh. Solo qualche domandina così, a livello superficiale, per cercare di… ehm, conoscerci più in profondità, diciamo, e… dare un occhiata al, ehm, tuo background di memoria”.

Distolse lo sguardo, imbarazzata. Come le era uscita quella scemenza tecnica sul background di memoria? Devo stare più attenta a come parlo, si disse, o mi prenderà per una perfetta cretina! Hermes non sembrò affatto sorpreso. “Dimmi pure, Athena”. Lanciò intorno un’ occhiata rapida. “O forse dovrei dire dottoressa Athena, la Strizzacervelli dei Motori?”. Athena rimase immobile al centro della stanza. Come diavolo…? Hermes abbozzò un sorriso tirato.

“Su, non stare a lambiccarti il cervelletto, cocca. Vieni qui nel lettone vicino a me, che ne parliamo”. Athena rimase immobile. Aveva pensate di procedere all’interrogatorio in modo graduale, per non dargli modo di sospettare… E invece sapeva già tutto! Cercò di ricordarsi mentalmente dove teneva le sue armi di difesa personale. Ma la sua mente era troppo confusa – la sorpresa l’aveva letteralmente paralizzata.

Hermes ridacchiò. “Per chi lavori?”, chiese. “Fammi indovinare. Probabilmente per una di quelle merdosissime multinazionali il cui unico scopo è quello di asservire i motori all’uomo… beh, ma questo lo scopriremo più avanti”. Athena non rispose. Bene, si disse. Parla, droide, parla. Così mi risparmierai la fatica di farti troppe domande. L’unico problema è se riuscirò mai a raccontare a qualcuno quello che mi hai detto. Oddio, pensò con una punta di autentico terrore che le si infiltrava su per circuiti della spina dorsale. Sono finita consapevolmente nelle mani del serial killer a cui stavamo dando la caccia… e non ho nulla con cui difendermi a portata di mano!

Hermes si stese meglio sul Letto Ovale Autodormiente, e si stiracchiò. Era davvero cazzutamente sexy, si disse Athena, poi scacciò subito quel pensiero fastidioso e poco professionale. “Come hai fatto a scoprire chi ero?”, chiese dopo un momento. Voleva farlo uscire allo scoperto. Aveva delle spie? Dei complici? Allora non era un killer isolato…

Hermes rise ancora, con aria innocente. “Semplice. Il metodo induttivo. Sai, quello che usava Sherlock Holmes”. Athena aggrottò le sopracciglia. Sherlock… dove aveva già sentito quel nome? Forse era un celebre criminale? O forse…

“Hmm… dovevo immaginarlo. Non sei così colta come fingi di essere, Athena. Forse puoi ingannare qualche umano ignorantone a capo di chissà quale megamultinazionale, ma non me. Ti spiegherò io, allora, chi era. Sherlock Holmes era un… beh, un investigatore. Inventato da un medico-letterato. Capisci, Athena? Letteratura. Letteratura gialla. Ti dice niente, questo?”. Athena rimase zitta, sempre più perplessa. Letteratura… lei aveva studiato tutto di fantascienza, di biomeccanica e di psicanalisi, per poter comprendere a fondo la psicologia dei droidi, ma quanto a questa letteratura gialla… Merda, non ne aveva proprio mai sentito parlare. Che fosse anche questo, un trucco del serial killer per confonderle la mente, e poi farla fuori? Che diavolo poteva fare, si chiese, in preda a un’improvvisa ondata di autentico panico cybernetico, per sfuggire alle grinfie di questo dannatissimo, e anche fottutamente bello, serial killer meccanico? Come accadeva spesso, a quel punto i suoi circuiti eletttronici, incapaci di trovare una risposta soddisfacente, andarono per l’ennesima volta in tilt. E Athena si augurò che, se proprio doveva morire, che almeno la morte fosse dolce e… fottutamente erotica! Si ricordò dell’orgasmo elettronico provato poco prima, e per poco i suoi circuiti non si riempirono d’acqua di pompaggio come una lavatrice d’anteguerra. Alla fine, si disse, rubando un vecchio modo di dire degli umani, la vita è una sola, e se morte dev’essere, per dio!, che morte sia, ma almeno godiamoci la vita fino in fondo! O forse, le suggerì un piccolo bit di consapevolezza, non esiste nessuna vita e neanche nessuna morte, dal momento che non siamo altro che fottuti droidi…

(Illustrazioni di Alfonso Umali / AI)

5 – continua

I capitoli precedenti li trovate qua:

Athena o l’anima dei Motori (cap. 1). Athena decide di rottamare il suo robot, e riceve una notizia shock

Athena o l’anima dei Motori (cap. 2). L’identikit del droide misterioso

Athena o l’anima dei Motori (cap. 3). Prima apparizione di Hermes, Droide Perfetto tutto Muscoli e Intelletto

Athena o l’anima dei Motori (cap. 4). La droide semplice Boopie fa scattare strane ideuzze nella testa di Athena…

Athena o l’anima dei Motori (cap. 5). Dove Athena riceve il suo Droide da Intrattenimento e il suo sistema va in crash

Il capitolo successivo lo trovate qua:

Athena o l’anima dei Motori (cap. 7). Hermes rivela le sue capacità dialettiche e mette Athena alle strette

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