La pittura italiana è viva. Dai maestri alle nuove generazioni, in fiera a Bologna, se una sensazione è palpabile girando per gli stand, è quella di una forte presenza dell’arte di casa nostra, con una preponderanza della pittura. In una fiera che ha giocato e continua a giocare molto sulla forza delle gallerie italiane, del resto, e che di questo ha fatto una sua caratteristica determinante, anche in questa quarantottesima edizione, la seconda dopo il traguardo dei suoi cinquant’anni di vita, festeggiati l’anno scorso, la grande presenza di artisti italiani è un indicatore importante. Proviamo allora a fare un excursus dei pezzi più interessanti trovati tra gli stand, con un occhio di riguardo, in particolare, all’arte e alla pittura italiane. Ma anche con qualche valutazione di possibili tendenze per l’arte di domani.

Di sperimentazione, a Bologna, ce n’è sempre stata assai poca, inutile negarlo: è, e continua a essere, una fiera “tranquilla”, per un collezionismo solido, di buon gusto, che cerca per lo più arte già consodolidata, ma senza disdegnare nuovi talenti senza grilli per la testa. Ma qualche sprazzo di stravaganza c’è sempre. Cominciamo allora dalle presenze più curiose.

Il mondo va a destra, ma il comunismo è di moda
Se di arte “politica” c’è poca traccia, al contrario di quel che è avvenuto nelle recenti biennali, qualche sperimentazione in questo senso c’è anche a Bologna. Un esempio, qualche tocco “comunista” qua e là che era difficile non notare: da Pinksummer, prima di tutto, campeggiava l’enorme scritta al neon “COMUNISTA” di Anna Scalfi Eghenter, ritorno in forma spettacolare del fantasma evocato da Marx nel 1848.

Da Massimo Minini, invece, a fare da contraltare, faceva bella mostra di sé la “storica” falce e martello di Enzo Mari del 1972, con a fianco un bel testo dello stesso Minini, dedicato a chi c’era e può capire (gli, altri, dice Minini, “possono sempre informarsi”), in cui si parla di una Bologna che non c’è più, quella dell’allora sindaco comunista Zangheri, odiato dalle destre ma sbeffeggiato anche dagli indiani metropolitani, per presentare il grande “bassorilievo di tre metri, in legno, dipinto di rosso minio antiruggine, un simbolo che si vede nella sua tagliente presenza”, “icona al punto massimo del suo splendore, che come sovente capita coincide con l’inizio della sua discesa”, mentre “tra passato e futuro si srotolano le nostre vite, tutto cambia velocemente, ma i simboli restano quelli di un tempo, carichi dei loro stilemi, dei ricordi che li informano, tra significato e significante, tra Saussure e Lacan, tra Karl Kraus e Bertolt Brecht, tra Eco e Narciso”.

Meno nostalgica e più attuale, a qualche stand di distanza, da De Foscherari, ecco spuntare invece un’altra scritta al neon, “Pal€stinians”, con le lettere “mascherate” in modo da sfuggire alla dittatura dell’algoritmo ed evitare così l’orrenda nuova censura “automatica” ormai onnipresente sui social, per cui alcune parole diventano impronunciabili perché sensibili di essere automaticamente rintracciate dai motori di ricerca delle nuove sentinelle globali. Autore, chi poteva essere se non Claire Fontaine, che, in occasione della bella mostra del collettivo artistico in galleria, ha anche installato in Piazza Verdi, sulla facciata del Teatro Comunale, attualmente interessato da lavori di restauro, l’ormai famosa installazione azzurra in led che campeggiava già sulle pareti del carcere femminile di Venezia per il Padiglione della Santa Sede nella 60a edizione della Biennale Arte di Venezia (e precedentemente già installata anche sulla facciata del Museo del Novecento a Firenze). Perché in piazza Verdi? Perché, ci racconta nello stand la bravissima Fabiola Naldi, che ha curato la mostra, in quella piazza, 48 anni fa, i ragazzi e gli studenti che stavano dando il via a quello che sarebbe stato ricordato come il Movimento del 77, eressero la prima barricata cotnro i tank mandati dall’allora ministro dell’Interno, Francesco Cossiga (sulle vie di Bologna scritto con la “K” e con le “SS” naziste). Corsi e ricorsi della storia, giochi tra un presente sempre più minaccioso e un oscurissimo passato (ma forse, a guardar bene, mai fosco e minaccioso come questo distopico presente)…

Lotta al Partiarcato
Da Prometeo Gallery, invece, una grande, parossistica installazione di Ruben Montini metteva in scena in maniera plastica, strabordante ed esubarante la violenza della società maschilista e patriarcale contro la comunità LGBTQ, tra bambole in pezza sfregiate da scrtitte omofobe, corpi umiliati, sessi in evidenza e grandi fiori in tessuto.

Arte italiana, vecchie glorie e prezzi in ascesa
Ecco poi le molte vecchie glorie dell’arte italiana. Una buona dose di quadri di Enrico Baj, di recente giusta e doverosa ri-scoperta, con i suoi generali di bottoni e di broccati, da Guastalla e da Giò Marconi; ecco una meravigliosa installazione di Luigi Ontani, tra foto balinesi, acquerelli e ceramiche, con le sue babbucce e le sue ghette e i suoi sandali, e un grande Bellimbusto/Dante, alla Galleria L’incontro di Chiari. Ecco, in un bellissimo e rigoroso stand da M77, gli straordinari mappamondi di Emilio Isgrò (presente anche in maniera massiccia da Galleria Gaburro), le splendide opere in tessuto di Maria Lai, ma anche il ritorno di un altro pittore, ahinoi scomparso di recente, oggi in grande risalita di quotazioni, Tino Stefanoni.

Mentre da Alessandro Bagnai campeggiava una bellissima Periferia dei gesti di Stefano Di stasio del 2017. Non staremo a ripercorrerne troppe altre, di vecchie glorie ben esposte, perché il settore del moderno pullulava di opere di ottimo livello, dai bellissimi Ceroli da Farsetti alle clacciche stelle di Gilberto Zorio da Poggiali e da Repetto alla transavanguardia da Mazzoli a Pino Pinelli da Rossovermiglio e da Flora Bigai.

Fino agli splendidi Piero Gilardi da galleria Giraldi, ad Agostino Ferrari e Vincenzo Agnetti da Ca’ di Fra.

La figurazione è viva
Molti i maestri di quella che un tempo era chiamata “nuova figurazione italiana”, oggi spesso mescolata e meticciata a un’ottima pittura abituatasi a rimixare vorticosamente generi, stili e materiali.

Un grande, bellissimo Maurizio Cannavacciuolo da Gampaolo Abbondio, un intenso Nicola Samorì del 2010 da L’Ariete, splendidi i quadri di Agostino Arrivabene da Primo Marella e nello stand di Raccolta Lercaro.

Piccoli ma significativi Fulvio Di Piazza e Nicola Verlato da Giovanni Bonelli, intensi e poetici i quadri di Giovanni Frangi da Antonella Cattani mentre le classiche architetture urbane di Marco Petrus sono esposte da M77.

Uno straordinario Francesco De Grandi campeggiava da Rizzuto Gallery, nel cui stand faceva bella mostra anche una grande, fantastica installazione di Luigi Presicce, composta da quadri e dalle sue iconiche sculture, mentre Andrea Salvino era presente da AF Gallery con due quadri, tra cui un bel ritratto di Jimy Hendrix, Enzo Fiore esponeva da Contini un bel ritratto di Andy Warhol, mentre un immenso Duomo di Milano di Gian Marco Montesano prendeva un’intera parete da Mazzoli.

Da registrare anche il “ritorno” in grande stile di Danilo Buccella, con gli splendidi nuovi quadri esposti da Wizard, che esponeva, in una suggestiva e riuscitissima quadreria, molti altri nuovi e vecchi talenti: dalla bavissima e un po’ “selvaggia” Agnese Guido, a un sempre in forma e inconfondibilmente giocoso Fausto Gilberti.

Tra fotografia digitale e AI
Matteo Basilè è come sempre un passo in avanti con la consueta eleganza formale unita alla straordinaria capacità di captare quanto di nuovo sta accadendo nel campo delle tecnolgie, con tre opere realizzate non dal vivo con una modella, come ha sempre fatto, ma con una intelligenza artificiale “allenata per più di un anno”, spiega l’artista, per creare ragazze che sembrano più che mai vive e reali.
Ora esposte da Marco Rossi, le opere, tra le più gettonate della fiera, inquadrando l’opera con il telefono tramite l’app Artivive, si animano, si muovono, si voltano, sorridono, insomma cambiano e si modificano via via sotto i nostri occhi.

Social pop e critica sociale
Poco presente, invece, l’ondata neo pop che in realtà furoreggia sui social ma anche nel sistema dell’arte “diffuso” (tipico difetto degli standi di una fiera “tradizionalista” come Bologna è quello di riscoprire certi talenti solo quando diventano un “bene rifugio”, considerato già sicuro per i collezionisti); presente tuttavia con qualche ottima presenza. Come le magnifiche opere pop in led e luminarie varie di Roxy in the Box da Studio Trisorio, che con la consueta ironia e con un sottile spostamento semantico, rifà il verso alle marche di celebri aziende per parlarci vuoi della condizione degli artisti oggi (Campare d’arte), vuoi dei difetti, vizi e virtù della società contemporanea (CiniSmo, Social Pop, Martiri…).

Nuovi talenti in crescita
Molti anche i nuovi talenti della pittura italiana, che oramai stanno creando una situazione emergente di grande, estremo interesse per collezionisti vecchi e nuovi.

Ecco i grandi volti di Chiara Calore da Giovanni Bonelli, che espone anche due grandi quadri, splendidi, di Davide Serpetti.

Le piccole ma intense opere di Alice Faloretti, paesaggi fantastici dall’atmosfera neoromantica, erano da Francesca Antonini.

I bellissimi, delicati, sensuali quadri di Giulio Catelli, frammenti di vita quotidiana che fanno pensare a un De Pisis redivivo, esposti da Galleria Richter.

Alessandro Giannì con i suoi ritratti decostruiti espone invece da Nicola Pedana, mentre un bellissimo quadro di Giuditta Branconi campeggia da Lupo – Lorenzelli Project.

Da Russo, invece, tra ottimi pezzi storici, spuntano alcuni bei quadri in rete metallica di Giorgio Tentolini, talento in ascesa costante negli ultimi anni.

Pittura internazionale
Molti anche i quadri di artisti internazionali. Da Wizard Gallery una grande Ultima cena di Terry Rodgers celebra i fasti decadenti del contemporaneo. Bellissimi gli Hallucinating Flowers (Lotus e Marijuana) di Jan Fabre esposti da Gaburro, realizzati con le elitre di scarabeo.

Nello stand di Primo Marella, un grande quadro di Amani Bodo, nato a Kinshasa nel 1988, riprende l’iconografia dei Coniugi Arnolfini in chiave pop-contemporanea, con tanto di inserimento del Balloon Dog di Jeff Koons, mentre Mariana Palma, da Piero Atchugarry, propone un raffinatissimo quadro in seta stampata e ricamo.

Belli e originali i quadri del cinese Deng Shiqing, sospesi tra verità e finzione, poetici e sorprendenti i ritratti ad acquerello dell’artista mongola Odonchimeg Davaadorj.

Intensi, con un’aria sospesa un po’ d’altri tempi un po’ fuori da ogni tempo, i quadri dell’artista ucraino, ma abitante a Milano, Nazar Strlyaev-Nazarko da Ncontemporary, mentre da Mc2 Gallery Caaspar Fasssen propone i suoi ritratti di figure evanescenti.

Fotografia dal mondo
Di ottimo livello anche il settore della fotografia, con ottime proposte da diversi galleristi. Per quanto riguarda la fotografia, Marco Rossi presenta tre grandi opere della fotografa tedesca Julia Fulerton-Batten, in cui finzione e realtà si mescolano con un effetto sorprendente e sopettacolare.

La fotografa Leila Erdman da è invece presente da A Pick Gallery con il suo curioso, a tratti drammatico reportage tra Russia e paesi limitrofi, mentre da Podbielski Contemporary Nicola Lo Calzo espone i suoi scatti enigmatici che ci parlano di colonialismo e di riappropriazione delle identità culturali.

Scultura lingua viva
Molte le sculture presenti in fiera, anche di grandi dimensioni. Rimanendo sul contemporaneo, impossibile non cominciare da Ai Weiwei, con il suo lampadario in vetro di Murano da Galleria Continua, in bilico tra eleganza formale e tensione drammatica.

Sa segnalare una piccola scultura in bronzo di Jenny Holzer da Studio Trisorio, una splendida installazione di Chiara Camoni da Spazio A, con le sue collane fittili intitolate Grande Sorella, mentre Francesco Vezzoli è presente con una bellissima scultura “d’après Lorenzo Bartolini” da Franco Noero.

Tra gli artisti stranieri, una delicata ceramica della francese Julia Haumont è da Car Gallery, una bellissima e misteriosa ceramica di Mariana Palma da Pietro Atchugarry, una complessa e poetica ceramica di Keiyona C. Stgumpf da Alessandro Bagnai.

Anche Sandy Skoglund, oltre che con le sue splendide fotografie, è presente da Paci anche con le sculture con cui realizza i suoi set fotografici, mentre le spendide sculture in carta di Angela Glajcar e quelle in filo di rame di Antonella Zazzera sono da Antonella Cattani.

Tra gli italiani, infine, da segnalare una piccola, preziosa scultura in ceramica di Rudy Cremonini, mentre le delicate e sensibili sculture-assemblaggi, sempre in ceramica, del romagnolo Luca Freschi si trovavano alla Galleria L’Ariete e anche alla Raccolta Lercaro.

Da Russo campeggia invece una bella scultura di Filippo Tincolini che raffigura, nel tipico stile dell’artista, un Superman rappresentato come un dio o un eroe greco, nella statuaria bellezza della classicità.

Per trovare invece altri ottimi talenti italiani contemporanei, dobbiamo andare in un’altra fiera, la parallela Booming, per vedere il curioso De Chirico appeso come la testa imbalsamata di un cervo di Lorenzo Tonda, nello stand dell’ottima e giovane galleria Candy Snake Gallery.
(ha collaborato Alfonso Umali).
Meraviglia
L’Arte non sa più dove andare a parare.
Annamaria De Bellis
Grazie