Il film intende far luce sulle condizioni che hanno reso possibile l’arte di Salomon e alle quali è riuscita a sopravvivere.
La vita dell’artista Charlotte Salomon è stata celebrata con mostre, libri, spettacoli teatrali e quest’anno con un film biografico animato: Charlotte, da poco presentato al Toronto International Film Festival.
La pittrice ebrea tedesca cresce a Berlino alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale.
L’arte ha avuto un ruolo fondamentale nella sua infanzia. In una sequenza del film, Salomon visita il Vaticano con la sua famiglia e, stesa sul pavimento, guarda verso l’alto: il soffitto della Cappella Sistina di Michelangelo, tra i raggi di luce che entrano, la lascia sbalordita.
I suoi studi d’arte vengono interrotti dal crescente clima antisemita della capitale tedesca, ma anche dopo il trasferimento nel sud della Francia per raggiungere i suoi nonni, Charlotte non rinuncia alla sua arte.
Con il suo stile espressionista e ispirato al fauvismo, la giovane pittrice è affascinata dalle opere di Marc Chagall, Paul Klee o Franz Marc, che ha l’occasione di vedere proprio nella mostra sull’Arte Degenerata, a Monaco nel 1937: spettacolo allestito dai nazisti per mostrare l’arte ritenuta un insulto alla Germania.
Nonostante le difficili circostanze, anche familiari, Charlotte Salomon riesce a preservare le sue opere, che sono arrivate fino a noi anche dopo la sua uccisione avvenuta ad Auschwitz, appena ventiseienne e da poco incinta.
Con la regia di Éric Warin e Tahir Rana e con le voci di Keira Knightley e Sam Claflin, il film intende far luce sulle condizioni che hanno reso possibile l’arte di Salomon e alle quali è riuscita a sopravvivere.
Cover photo credits: frame da Charlotte, 2021.