Che cos’è l’arte? Una risposta dal Giappone, da Hokusai al presente

Se chiedessimo “cos’è l’arte?” probabilmente in Occidente otterremmo risposte che cercano definizioni nette, precise, spesso universali. Dagli anni Cinquanta, infatti, filosofi e critici occidentali discutono intensamente cercando di stabilire criteri oggettivi per separare l’arte dal resto. In Giappone, invece, questa domanda riceverebbe risposte molto diverse, più sfumate, legate all’esperienza personale, al contesto culturale e alla vita quotidiana.

Arte in Occidente: definire per distinguere

In Occidente l’arte tende a essere vista come qualcosa di autonomo rispetto alla vita quotidiana. L’opera d’arte è spesso percepita come unica, originale, creata con un’intenzione precisa dall’artista. Filosofi come Arthur Danto o George Dickie hanno insistito sulla necessità di definire chiaramente cosa renda qualcosa “arte”: originalità, creatività, intenzione artistica (ne abbiamo parlato qui: La fine dell’arte. Da Wittgenstein all’AI, passando per Arthur Danto).
Così facendo, l’Occidente ha prodotto categorie ben distinte:

  • Arte e artigianato
  • Funzionale e estetico
  • Originale e riproduzione

L’approccio giapponese: vivere l’arte

Il Giappone, al contrario, non ha mai sentito l’esigenza di separare nettamente l’arte dalla vita quotidiana. Per la tradizione giapponese, l’arte è integrata nella vita stessa e non è mai un prodotto isolato. Concetti estetici come:

  • Ma (間): lo spazio e il silenzio che valorizzano ciò che manca
  • Wabi-sabi (侘寂): la bellezza dell’imperfezione e dell’impermanenza
  • Mono no aware (物の哀れ): la consapevolezza malinconica della transitorietà
  • Yugen (幽玄): una bellezza misteriosa e sottile
    ci ricordano che l’arte giapponese è un modo di percepire il mondo, piuttosto che una definizione rigida.

Hokusai: un artista (non troppo) originale

Katsushika Hokusai, famoso per le sue stampe come La grande onda, rappresenta bene questa visione giapponese. Nella sua epoca (XVIII-XIX secolo), l’arte giapponese non distingueva rigidamente tra arte “alta” e popolare. Le sue opere erano stampe riprodotte in serie, pensate per essere fruite nella vita quotidiana. Questo contrasta radicalmente con l’idea occidentale che vuole l’opera d’arte unica, irripetibile, quasi sacra.
Quando il Giappone si aprì all’Occidente durante l’era Meiji (1868-1912), arrivò anche il concetto occidentale di “belle arti” (bijutsu, 美術). Nacquero accademie d’arte e musei sul modello europeo.
Nel XX secolo il termine “geijutsu” (芸術) si afferma per indicare un concetto più ampio di arte che include cerimonie del tè, ikebana, calligrafia. Movimenti come il “mingei” (arte popolare) valorizzano l’artigianato anonimo e collettivo, in contrasto con il culto occidentale dell’artista-genio individuale.
Artisti contemporanei come Takashi Murakami o Yayoi Kusama riflettono questa complessità, mescolando tradizione e modernità, cultura pop e arte classica, senza preoccuparsi troppo di definizioni precise.

Murakami e Kusama: icone globali fra arte e moda

Takashi Murakami ha saputo fondere estetiche tradizionali giapponesi con elementi del pop contemporaneo, creando uno stile unico e immediatamente riconoscibile. Il suo concetto di “Superflat” unisce anime, manga e pittura classica giapponese, superando i confini fra cultura alta e popolare. Questo approccio lo ha reso perfetto per collaborazioni con brand come Louis Vuitton, con cui ha creato celebri collezioni di borse e accessori. Murakami ha portato l’arte fuori dai musei direttamente nella vita quotidiana, proprio in linea con l’antica concezione giapponese che vede l’arte come parte integrante della realtà di tutti i giorni.
Yayoi Kusama, con i suoi punti e le installazioni immersive, esplora ossessioni personali e universali come l’infinito e la ripetizione. Kusama incarna perfettamente i principi estetici giapponesi: l’esperienza artistica diventa qualcosa da vivere più che semplicemente guardare. Anche Kusama ha collaborato con Louis Vuitton, creando prodotti iconici caratterizzati dai suoi celebri pois, sottolineando ulteriormente il legame fra arte, moda e vita quotidiana tipico della cultura giapponese.

Un confronto critico

Il confronto tra Giappone e Occidente sull’idea di arte ci suggerisce un’importante riflessione critica: mentre l’approccio occidentale rischia spesso di separare troppo l’arte dalla vita quotidiana, rendendola distante e quasi inaccessibile, quello giapponese incorre nel rischio opposto, dove la distinzione tra arte e non-arte può risultare troppo labile, rischiando di diluire il valore e il significato distintivo dell’opera stessa.
Tuttavia penso che sia proprio in questa tensione tra i due approcci che si può trovare un equilibrio fertile. La tradizione giapponese può aiutarci a ricordare che l’arte ha senso se vissuta concretamente, integrata nel quotidiano e non solo contemplata da lontano (deve “arredare” la mia quotidianità). D’altra parte, il rigore definitorio occidentale può fungere da stimolo per preservare il carattere distintivo e trasformativo che rende l’arte una potente esperienza di riflessione e crescita personale.
In occidente filosofi e dirigenti della cultura si confrontano in modo duro su cosa sia o non sia definibile come arte, ma l’arte non è solo occidentale ed attingendo alla tradizione giapponese mi sovviene la domanda più importante: indipendentemente da “cos’è l’arte?”, “come possiamo vivere l’arte?”.

(con il supporto scientifico di ChatGPT 4.5 e Claude Sonnet 3.7, prompt in bibliografia)

Bibliografia

  • Danto, Arthur. La trasfigurazione del banale. Laterza, 2008.
  • Dickie, George. Art and the Aesthetic. Cornell University Press, 1974.
  • Okakura, Kakuzo. Il libro del tè. Feltrinelli, 2017.
  • Tanizaki, Jun’ichirō. Libro d’ombra. Bompiani, 2002.
  • Munroe, Alexandra. Japanese Art After 1945: Scream Against the Sky. Harry N. Abrams, 1994.
  • Murakami, Takashi (a cura di). Little Boy: The Arts of Japan’s Exploding Subculture. Yale University Press, 2005.

Prompt di base per i riferimenti formali:
la filosofia analitica in occidente ha discusso dal 1950 sulla definizione di arte. I filosofi hanno a lungo dibattuto sull’argomento. Vorrei sviluppare un articolo sul concetto di arte in relazione alla cultura giapponese da Hokusai ai tempi moderni, facendo risaltare le differenze rispetto alle posizioni occidentali, forniscimi un quadro come faresti in una lezione universitaria.

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