Cinque sorprendenti scene di film tratte da opere d’arte

Quando l’arte prende vita e diventa un film: scopriamo insieme cinque scene tratte da film indimenticabili!

A chi di noi durante la visione di un film non è capitato di vedere una scena che assomigliava moltissimo ad un’opera d’arte vista su un libro o che avevamo ammirato dal vivo visitando un museo?

Ovviamente tutto questo non è casuale: sono molti i registi che decidono di onorare pittori e scultori inserendo nei loro film immagini riprese direttamente da opere celebri per omaggiare l’arte e ricordare allo spettatore le origini del cinema, che fin dalla sua nascita deve tantissimo alla sua sorella maggiore! 

Da Bernardo Bertolucci a Stanley Kubrick, da “Forrest Gump” a Edward Hopper ecco 5 scene cult che si ispirano all’arte dei grandi maestri! 

Eva Green e la Venere di Milo

1) “The Dreamers – I Sognatori” ( Bernardo Bertolucci, 2003)/ “Venere di Milo” ( Alessandro d’Antiochia, 130 a.C) 

Per tutti coloro che sono stati ragazzini nei primi anni 2000 “The Dreamers” di Bernardo Bertolucci è un film culto, impresso nella memoria e nella mente anche per via dei numerosi riferimenti culturali disseminati nella pellicola. Uno su tutti è da antologia del cinema: Isabelle, qui interpretata da una Eva Green alla sua prima prova da protagonista, irrompe sensuale e sinuosa sulla scena sulle note dei Doors. Ha le braccia coperte da lunghi guanti neri che si confondono nella penombra e la vita cinta da un lungo panno bianco. Il riferimento artistico è talmente chiaro che il protagonista maschile sussurra: “Ho sempre voluto far l’amore con la Venere di Milo”. 

Scena film Arancia Meccanica e opera La ronda dei carcerati

2) “Arancia meccanica” (Stanley Kubrick, 1971) / “La ronda dei carcerati” ( Vincent Van Gogh, 1890) 

Stanley Kubrick ha rivoluzionato la storia del cinema: il suo stile così unico e personale, unito alla capacità di spaziare da un genere all’altro, ci ha regalato alcuni pietre miliari della cinematografia mondiale, tra cui “Arancia meccanica”. Ossessivo, sconvolgente e molto violento in un film così importante non può mancare un’iconografia altrettanto colta: non a caso Kubrick (che nei suoi film ricorre sempre all’arte come fonte di ispirazione) sceglie per la celebre scena dei prigionieri di rifarsi al quadro “La ronda dei carcerati” di Vincent Van Gogh (1890) conferendo alla scena un’atmosfera cupa e opprimente. 

Scena film Shirley visions of reality e opera Edward Hopper

3) “Shirley: visions of reality” ( Gustav Deutsch, 2013) / Edward Hopper 

Più che una scena, un intero film in cui il regista indipendente Gustav Deutsch sceglie di ricreare tredici quadri dell’americano Edward Hopper per raccontare la storia della sua protagonista in trent’anni di storia statunitense e non. Da “Hotel Room” del 1931 a “Chair Car”del 1965, l’attrice Stephanie Cumming si immerge, corpo e pensieri (rigorosamente in voice off), nelle pennellate del pittore, restituite perfettamente da una fotografia fedelissima: i pochissimi movimenti di camera, la grande attenzione nelle riproposizione delle forme e la lentezza esasperata riproducono in maniera magistrale l’atmosfera sospesa dei quadri di Hopper. 

Scena Forrest Gump e opera Il mondo di Christina

4) “Forrest Gump” ( Robert Zemeckis, 1994) / “Il mondo di Christina” ( Andrew Wyeth, 1948) 

Mamma diceva sempre che dalle scarpe di una persona si capiscono tante cose, dove va, cosa fa, dove è stata“. Questa famosa frase di “Forrest Gump” esprime esattamente la sintesi di tutto il film di Robert Zemeckis che racconta, tramite le orme delle scarpe del protagonista Tom Hanks, la vita, tra difficoltà e successi, del giovane Forrest, dagli ostacoli dell’infanzia fino alla guerra nel Vietnam. Un racconto drammatico a tratti allegro e al contempo straziante che riprende un’iconografia artistica fatta di colori cupi, di ambienti scarni, in grado di indagare in profondità l’animo dell’essere umano: è Il mondo di Cristina di Andrew Wyeth (1948).

Scena film Cabaret e opera Ritratto della giornalista Sylvia von Harden

5) “Cabaret” ( Bob Fosse, 1972) / “Ritratto della giornalista Sylvia von Harden” ( Otto Dix, 1926) 

Ambientato nella Repubblica di Weimar, “Cabaret” è uno tra i più famosi musical hollywoodiani.  Vi si narrano le storie d’amore e le vicende degli avventori dell’immaginario “Kit Kat Club” contrapponendo all’atmosfera di festa del night club l’incubo del nazismo, ormai sempre più diffuso. Tra i fotogrammi più famosi senza alcun dubbio vi è quello che ritrae una cliente del locale esattamente come la giornalista Sylvia von Harden: nervosa, androgina e spigolosa il ritratto è ripreso alla lettera ed è la perfetta fotografia della società tedesca prima dell’ascesa di Hitler. 

Cover Photo Credits: scena film “Shirley: visions of reality”

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

La Musa surreale, Alessandra Redaelli racconta Gala Dalì in prima persona nel suo nuovo libro

Nel libro La musa surreale, Alessandra Redaelli ripercorre, attraverso la voce della stessa protagonista, la vita della musa di Salvador Dalì, non solo come compagna del celebre pittore, ma come una figura indipendente, capace di determinare il proprio destino.

Artuu Newsletter

Scelti per te

Seguici su Instagram ogni giorno